Il “piatto principale” del viaggio del Papa a Milano (1-3 giugno) sono ovviamente i discorsi papali, di cui il nostro sito vi sta informando con puntualità. Tuttavia, a poco più di un mese di distanza dai grandi eventi, è lecito affermare che parte notevole del magnifico spettacolo di Fede (fiesta de la Fé la chiamavano a Madrid) che si è potuto osservare in quei giorni è dovuto al card. Scola, che ha saputo tenere testa alla situazione (1.000.000 di pellegrini per le strade di Milano) con encomiabile umiltà e notevole disinvoltura, riuscendo ad essere (proseguiamo nella metafora teatrale) la “spalla” perfetta di Benedetto XVI.
Non poteva che essere un duetto straordinario quello tra due amici, tra un Papa“umile servitore della vigna del Signore”, il teologo di razza che parla ai semplici con il linguaggio della vera sapienza, e l’arcivescovo che affronta di petto la crisi educativa in cui si dibatte la città, senza fare sconti a chi la governa.
A distanza di quasi un mese dal VII Incontro mondiale delle famiglie esce in libreria l’istant book che raccoglie i discorsi papali di quei giorni (Benedetto XVI, La famiglia, il lavoro e la festa, Centro Ambrosiano, Milano 2012). La prefazione (Alla scoperta del Dio vicino) è del card. Scola, che vi condensa le sue impressioni e le sue riflessioni.
“L’attesa di un dono prezioso prepara il cuore ad accoglierlo. Accende l’immaginazione alla ricerca di come sarà. Ma è solo pallida avvisaglia di che cosa accade in ciascuno di noi quando il dono viene effettivamente ricevuto: il cuore trabocca di una gratitudine commossa e consapevole”. Passa quindi a descrivere la mirabile accoglienza tributata dai milanesi al Sommo Pontefice: “I nostri occhi sono ancora pieni dei volti dei milanesi che numerosissimi si sono letteralmente riversati nelle strade della nostra città per accogliere e vedere fisicamente il Successore di Pietro”. Il cuore torna al cordone di auto della scorta, ai festoni ai balconi, alle trombette da stadio e alle bandierine…le immagini, e le parole, sia del Papa che di Scola, smentiscono le malelingue che hanno parlato di “accoglienza all’ambrosiana” intendendo calcare la mano su una sobrietà che certo c’è stata, ma che non si può certo travestire di freddezza. “In questi giorni”, constata l’arcivescovo, “non solo abbiamo incontrato il Santo Padre, ma abbiamo visto il popolo cristiano presente e vivo a Milano”.
Dalla memoria scaturiscono inevitabilmente i propositi per il futuro. Il Papa ad ottobre avvierà solennemente l’Anno della Fede. Il card. Scola invita a prepararsi all’evento tesaurizzando i discorsi di giugno e preparando nelle parrocchie un’efficace azione missionaria. “Chiedo a tutti i fedeli ambrosiani di farne oggetto di lavoro, personale e comunitario (…) L’affaticamento di noi europei ha una sua causa profonda nell’indebolimento della fede”. L’intento è “approfondire la nostra esperienza cristiana, per seguire Gesù, che ci appassiona a tutto ciò che è umano”. Uno dei capisaldi del magistero episcopale del card. Scola rimane quindi l’inscindibile legame tra la dottrina e la prassi cattoliche: da una corretta conoscenza del messaggio di Cristo e del magistero ecclesiastico germinano quei frutti buoni che rendono i credenti veramente sale della terra e lievito del mondo.
Rubrica a cura di Michele Brambilla