Quante volte ci siamo sentiti come dei salmoni, che a fatica risalgono la corrente contraria. Il salmone sa che deve farlo, sa che solo lottando contro quella corrente potrà depositare nel posto giusto le sue uova e generare nuova vita.
Siamo tutti un po’ salmoni, noi che quotidianamente ci troviamo a contrastare la corrente dell’ideologia che ci circonda. Se diciamo che siamo in uno stato di emergenza educativa, veniamo guardati come marziani; se diciamo che i genitori devono tornare a fare i genitori, esercitando la loro autorità, veniamo guardati come dei retrogradi; se diciamo che bisogna contrastare l’individualismo e rilanciare la famiglia come luogo della solidarietà, siamo degli arretrati. Se poi osiamo dire che mamma e papà hanno ruoli bel distinti nell’educazione dei figli, allora allo scetticismo subentra il grido di orrore: omofobi!
E’ dunque con una certa sorpresa che ho letto un’intervista allo psichiatra Vittorino Andreoli, pubblicata sul numero di Io Donna, supplemento del Corriere della Sera (11 gennaio 2014). Il famoso psichiatra, ospite osannato di tanti salotti televisivi, lancia l’allarme educazione e fa una clamorosa autocritica: «Da cent’anni pensiamo solo all’Io: è un gravissimo errore. Dobbiamo cambiare rotta e capire che per essere felici dobbiamo mettere al centro il Noi. La famiglia oggi è scomparsa: non è più una piccola orchestra ma un luogo dove ognuno suona il suo strumento, una somma di Io separati. Non funziona. Pensavamo che il problema dell’educazione si risolvesse aumentando il numero degli asili. E invece è ancora sulla funzione dei genitori che bisogna puntare.»
Vi confesso che il primo istinto è stato di rabbia, pensando a quanti danni ha fatto l’ideologia di tanti psichiatri e psicologi, star dei media, che sono stati cattivi maestri per genitori, insegnanti, educatori. Ma “meglio tardi che mai” recita il proverbio. Grazie a questo inaspettato alleato riusciremo a mettere in soffitta una certa psicologia intrisa di sessantottismo?
Proseguendo nella lettura dell’intervista, ecco cosa dice lo psichiatra: «Importante anche diversificare i ruoli dei genitori: mi sbagliavo quando dicevo che era bello il papà in sala parto. Il padre non può essere un duplicato materno». Attento dottor Andreoli: se venisse approvata la legge Scalfarotto rischia una denuncia per omofobia a causa di queste sue dichiarazioni. Un bambino ha bisogno di una mamma che faccia la mamma e un papà che faccia il papà? E come la mettiamo allora con la parità di genere?
Inoltre: «L’autorità è importante, abbiamo sbagliato a calpestarla: significa avere idee precise, intervenire e imporsi». Ci vuole coraggio a dire queste cose ad una giornalista del Corriere della Sera, devo ammetterlo, e ci vuole coraggio da parte della rivista a pubblicarle.
Il mea culpa del dottor Andreoli nei confronti dell’ideologia del “vietato vietare” merita rispetto. Quanti altri suoi colleghi, dopo avere visto sui loro pazienti i guasti di certe teorie educative contemporanee, avranno il coraggio di dire certe cose? Magari le pensano ma non le dicono, per timore di non essere più invitati nei talk show televisivi.