Omosessualità controcorrente è una riflessione che in modo provocatorio e schietto affronta le principali domande legate al desiderio omosessuale. Che cos’è? E’ innato? Come affrontarlo? Se assecondato può portare alla felicità? Qual è l’opinione della Chiesa Cattolica al riguardo?
A queste e a numerose altre questioni risponde Philippe Arino, personalità paradossale, che riconosce la propria appartenenza al mondo e alla cultura omosessuali e di questi propone un’analisi decisamente anticonformista. L’autore rifiuta la visione contemporanea di un mondo diviso tra “gli omosessuali” e “gli eterosessuali” in quanto la sola divisione fondante della vita umana è data dalla differenza dei sessi e non dalla differenza riferita all’orientamento sessuale. In questi termini l’omosessualità è proprio considerata il segno del rifiuto violento dell’unica differenza antropologica dell’essere umano: quella tra uomini e donne.
Senza mezzi termini il desiderio omosessuale viene definito semi-artificiale, più sincero che vero, perchè fugge il reale e segno di una crisi identitaria e affettiva che potrebbe portare a definirlo più una mancanza di desiderio che un desiderio in quanto tale. E’ il segno di uno stupro o di una fantasia di stupro condivisa da tutte le persone omosessuali senza eccezione. Philippe cita 40 amici omosessuali che sono state vittime di abusi e dati statistici che mostrano come le persone che hanno già avuto pratiche omo-bisessuali abbiano subito molto più delle altre violenze sessuali. Sostiene inoltre che il desiderio omosessuale sia intrinsecamente omofobo, in quanto espressione di un odio di sé che si è trasformato in “orgoglio”, “identità”, “amore”. L’omofobia è in sostanza l’altro nome del desiderio omosessuale. Omofobia praticata dagli ideologi del Gender che tentano di ostacolare il riconoscimento del desiderio omosessuale imponendo che lo si pratichi senza farsi dei problemi e senza mai parlarne.
La forza di aprire il sipario sulla sofferenza e la violenza che contraddistinguono il desiderio omosessuale e il “mondo omosessuale” permette di aprire una porta di speranza per dare un senso a questa “ferita”, che può essere vissuta secondo la prospettiva colta dalla Chiesa Cattolica. La stessa prospettiva che ha permesso all’autore di dirsi “felice”.
Philippe non nega il proprio desiderio omosessuale, ma lo offre agli altri, senza praticarlo e riscoprendo così la bellezza del dono gratuito. Fino a che Dio vorrà.
Pietro Invernizzi