Negli Atti degli apostoli ci sono bellissimi esempi di famiglie che aiutano san Paolo: anche oggi la Nuova Evangelizzazione deve poter contare sulle famiglie.
Sono grata a chi mi ha fatto conoscere e meditare gli Atti degli Apostoli, il libro della Bibbia che descrive la prima evangelizzazione. Noi siamo chiamati alla nuova evangelizzazione e possiamo, anzi dobbiamo, prendere spunto da quanto fatto dai primi Apostoli, perché quando si copia è sempre meglio copiare dai primi della classe (nessuno a scuola ha mai cercato di copiare dal ripetente).
Negli Atti scopriamo che in Europa il cristianesimo si è diffuso in famiglia e grazie alla famiglia. E scopriamo che la prima persona europea battezzata è una donna. Ma andiamo con ordine.
San Paolo si organizza per annunciare la Parola in Asia, quando di notte un uomo gli appare in visione e lo supplica di andare in Macedonia. Così Paolo cambia i suoi programmi ed entra in Europa. Arriva a Filippi, dove conosce una donna di nome Lidia, commerciante di porpora: questa viene battezzata, insieme alla sua famiglia, e invita Paolo e i suoi compagni a fermarsi a casa sua. Anzi, dice san Luca, «ci costrinse ad accettare». Doveva essere una donna decisa e volitiva. Il Vangelo trova terreno fertile a Filippi perché comincia da una famiglia, da una casa accogliente e aperta agli apostoli, primo centro missionario europeo. A Filippi Paolo viene arrestato e una volta uscito di prigione viene di nuovo accolto a casa di Lidia, per nulla timorosa di ospitare chi è stato perseguitato.
Poi Paolo continua il suo viaggio apostolico e arriva ad Atene. Sappiamo come è andata all’Areopago: il cuore di quei sapienti rimane indurito, tranne poche ma significative eccezioni, come Dionigi l’Areopagita. Ma Paolo non si scoraggia dopo questa difficoltà, arriva a Corinto dove alloggia presso una coppia di coniugi, Priscilla ed Aquila, che diventano missionari attivi e generosi, collaboratori fidati e catechisti preparati. Ancora una volta l’Apostolo può contare su una famiglia nella diffusione del Vangelo, anzi sembra voler proprio privilegiare questa modalità.
Ricordiamoci della grazia che abbiamo ricevuto, noi europei: gli apostoli pensavano di andare ad est ed invece lo Spirito li manda ad ovest. E quello stesso Spirito ha indicato la famiglia come strumento importante per l’evangelizzazione. Il Vangelo è diffuso anche dai laici, da uomini e donne che hanno una famiglia, dei figli, un lavoro, ma che non esitano ad accogliere la Chiesa nelle loro case, impegnandosi nel servizio e nella catechesi, rischiando in prima persona: “Salutate Priscilla e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù: per salvare a me la vita, essi hanno rischiato la testa” (Rm 16,3). Ricordiamoci anche che a quei tempi non era così facile vedere delle donne protagoniste in una comunità: la Chiesa al contrario ha sempre intuito il valore del genio femminile.
“Chiesa domestica”: così il Concilio Vaticano II definisce la famiglia. E’ in corso il Sinodo dedicato alla famiglia: invece di perdere tempo a fare tifo da stadio per questo o quel cardinale, ricordiamoci piuttosto che, dopo 2.000 anni, abbiamo ancora bisogno di tante Lidia, di tanti coniugi come Priscilla e Aquila.
Susanna Manzin