Abbiamo incontrato Cristina Cappellini Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombadia. L’assessore Cappellini si sta muovendo su molti fronti cercando di valorizzare l’immenso patrimonio culturale lombardo. L’abbonamento Musei, OperaLombardia, la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale e i siti UNESCO, sono solo alcuni esempi. Cristina Cappellini è anche tra i protagonisti della battaglia a difesa della famiglia “tradizionale“. Per gli oppositori sarebbe una deviazione dal suo mandato, ma crediamo che invece rappresenti uno dei cardini della cultura italiana e lombarda. Se si cade nel tranello della visione del mondo moderno e post-moderno, per cui la cultura è semplicemente la somma dei dati raccolti dall’esperienza umana, si potrebbe anche dar ragione alle critiche. San Giovanni Paolo II, invece, ci aiuta a capire come intendere la cultura: è l’insieme delle risposte che noi diamo ai problemi della vita da quando ci alziamo alla mattina a quando ci addormentiamo alla sera.
Evidentemente, allora l’idea che noi abbiamo della famiglia rientra a buon diritto nel concetto di cultura, e siamo contenti che la Regione Lombardia abbia ben presente la questione.
Assessore, ormai la legge sulle unioni omosessuali sembra non avere ostacoli nonostante gli sforzi del popolo del Circo Massimo e di tutte le istituzioni che ci “hanno messo la faccia”, anche per il vuoto di rappresentanza del mondo pro-family e del mondo che un tempo si riconosceva nel centro destra. Forse occorre costruire una cultura politica condivisa prima di lanciarsi con pericolose fughe in avanti. Che cosa ne pensa?
Purtroppo il voto di fiducia imposto dal Governo e le maggioranze che si sono formate in Parlamento hanno reso possibile l’approvazione del ddl Cirinnà, nonostante poche settimane prima al Circo Massimo una grande fetta di popolazione avesse espresso la propria netta contrarietà. Solo l’Ncd avrebbe potuto, da partito di maggioranza qual è, mettere in crisi il governo, invece si è accontentato dello stralcio della stepchild adoption, uno stralcio inutile, come abbiamo visto, dato che già diversi tribunali hanno provveduto alla legittimazione di tale istituto, pur in assenza di una norma specifica. Io penso che, al di là delle alleanze che si creano in Parlamento, la maggioranza del Paese sia contraria ai matrimoni e alle adozioni omosessuali. Purtroppo a Roma la maggioranza di governo non rappresenta la maggioranza dei cittadini e questa di fatto è un’anomalia. Per fortuna in Regione Lombardia, invece, la situazione é diversa e i rappresentanti regionali presenti al Family Day, a cominciare dal Presidente Maroni e dalla sottoscritta, continuano a mantenere la barra dritta.
Nonostante l’opinione dei cittadini italiani su alcuni temi sia chiara, su altre questioni c’è ancora troppa confusione e disinformazione, ad esempio quando si parla di ‘diritti civili’, spesso a sproposito, o di ‘gender‘, un pericolo ancora sottovalutato.
Ecco perché bisogna fare rete tra cittadini, associazioni, istituzioni, per migliorare l’informazione, evitare manipolazioni ideologiche, l’indottrinamento perpetrato dai media e da quel politically correct che tende a fare informazione a senso unico. Creare una cultura condivisa vuol dire unire forze, idee, progetti, facendo leva su principi e valori comuni, che non sono più appannaggio di questo o quel partito, come l’esperienza dimostra, ma che vengono portati avanti da chi ci mette la faccia veramente e si impegna a difendere concretamente un certo modello di società, quello cioè che ha il suo fondamento nella famiglia naturale.
Lei si è spesa molto per la valorizzazione del patrimonio immateriale, che spesso viene “conservato” dalle famiglie che trovano nella tradizione un valido sostegno alla propria sopravvivenza. La difesa e la promozione della propria identità culturale da una parte e, dall’altra, la necessità di fare fronte alla grave crisi economica possono stare insieme?
Assolutamente sì, l’identità è la nostra salvezza. E per identità intendo quel patrimonio di valori, di tradizioni, di saper fare che contraddistingue un popolo, una comunità, sia essa grande o piccola. L’attuale crisi economica purtroppo va di pari passo con la crisi dei valori che hanno contraddistinto la nostra civiltà. Quella crisi che l’Europa e più in generale l’Occidente stanno vivendo è oltremodo aggravata dalla scellerata rinuncia alle proprie radici cristiane. Ecco perché avere un’identità forte aiuta a superare anche le difficoltà economiche e quelle dovute allo smarrimento dell’uomo contemporaneo. Il nichilismo, il relativismo, la perdita di punti fermi ci stanno portando alla rovina, alla creazione di un essere umano senza passato e senza memoria, senza attaccamento alle proprie tradizioni, alla propria terra. L’antidoto a questo sfacelo sta quindi nel riappropriarsi della propria storia e dei propri valori, degli usi e costumi, della lingua, del territorio. Che non significa chiudersi in se stessi e rifiutare il mondo esterno, ma confrontarsi con il mondo esterno con l’orgoglio della propria identità.
In breve, alla tanto osannata ‘Imagine’ di John Lennon, preferisco di gran lunga ‘Take me home, Country Roads’ di John Denver.
Un’ultima domanda. Lei è intervenuta più volte sul tema dei cristiani perseguitati. Ciò significa che la fede, in questo momento minacciata dalle armi, rappresenta un punto cardine della cultura così come è stata definita da San Giovanni Paolo II?
Il mio impegno a favore della causa dei cristiani perseguitati è prima di tutto una questione di giustizia. Non devono esistere perseguitati di serie A o di serie B, genocidi di serie A o di serie B. Il silenzio della politica e dei media, anche a livello internazionale, su questo tema è vergognoso.
Il fattore culturale è importantissimo, non perché con la cultura si possono fermare le armi e le guerre, come demagogicamente sentiamo dire spesso, ma perché una cultura forte, un’identità forte, una fede forte, possono rendere i popoli meno vulnerabili e più pronti ad affrontare la realtà che li circonda. Una cultura che non ha alla base un patrimonio condiviso di valori non è cultura, è semplice ostentazione di arte e di bellezza, puro edonismo. La vera cultura è quella che si fonda sulla consapevolezza del proprio passato e sul patrimonio di valori che quel passato ha trasmesso nei secoli, di comunità in comunità.
Michelangelo Longo