Chi legge questa lettera lo fa a diverso titolo, ma credo che tutti sappiano che cosa è almeno a grandi linee Alleanza Cattolica.
Quindi permettetemi questa volta di scrivere di Alleanza Cattolica, dall’interno. Lo faccio raccogliendone la responsabilità nazionale dal fondatore Giovanni Cantoni, al quale va la mia riconoscenza e tutto il mio affetto filiale, e da Massimo Introvigne, al quale va tutto il mio grazie per come si è speso come vicario in questi anni in cui ha coadiuvato e poi sostituito Cantoni in seguito alla malattia.
Il mio mandato coincide con un cambio epocale nella storia del mondo occidentale in seguito all’ormai già lontana caduta del Muro di Berlino nel 1989, che ha visto il passaggio da una possibile deriva totalitaria alla certezza di un mondo dominato dalla dittatura del relativismo.
In questa nuova stagione culturale, Alleanza Cattolica ha cercato di adattare il proprio apostolato culturale, conservando il proprio carisma originario di associazione che si ispira alla scuola controrivoluzionaria con una nuova situazione in cui la Rivoluzione, il plurisecolare processo di disgregazione della cristianità occidentale, attaccava direttamente l’umano, dopo e oltre alle istituzioni, lavorando all’interno di ogni uomo per allontanarlo dalla propria vocazione, fino all’ultimo ed estremo attacco alla stessa identità sessuale con l’ideologia del gender.
Sono così trascorsi molti anni, nel corso dei quali siamo passati dai corsi di formazione sul comunismo a quelli sulle origini del relativismo, anni nel corso dei quali abbiamo visto morire ciò che rimaneva di una civiltà cristiana già gravemente compromessa. Se Alleanza Cattolica era nata negli Anni Sessanta per difendere ciò che rimaneva di questa civiltà, oggi appare sempre più necessario lo sforzo organizzato e militante per fare nascere un mondo nuovo dentro il mondo che muore.
Non è stato e non è un cambiamento da poco, soprattutto dal punto di vista psicologico. Si tratta di continuare a combattere contro le forze che dissolvono la società, accanendosi paradossalmente contro un cadavere in stato di putrefazione, e contemporaneamente di piegarsi sulle ferite prodotte da questa azione di sovvertimento, curando i feriti come si fa in un “ospedale da campo”, secondo le parole di papa Francesco, perché è anche attraverso la guarigione di questi feriti che, unitamente a un’azione controrivoluzionaria, potrà nascere la “società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio” di cui ci ha parlato san Giovanni Paolo II.
Per fare questo non è più sufficiente opporsi al processo di disgregazione combattendone gli errori – ciò che Alleanza Cattolica continuerà a fare tematicamente e operativamente, come è accaduto negli ultimi mesi contro la pessima legge sulle unioni civili -, ma è sempre più necessario annunciare la fede e poi insegnare la dottrina contenuta nel catechismo alle persone così come sono oggi, lontane e ferite, accompagnandole verso la pienezza della verità, con carità e pazienza. Questa è la nuova evangelizzazione che ci chiede il Magistero, premessa necessaria a un apostolato culturale che permetta di incarnare il Vangelo nella vita pubblica del Paese, riprendendo e rendendo attuali i cardini della Dottrina sociale della Chiesa.
E si dovrà così seminare nel cuore degli uomini la speranza in un “mondo migliore”, contro la disperazione del nichilismo dominante, diffondendo la gioia del Vangelo (Evangelii gaudium) con la buona dottrina e la serenità che viene dal radicamento in Cristo.
Marco Invernizzi