Mercoledì 17 Agosto 2016
celebrazione presso la parrocchia di San Gottardo a Brescia in Maddalena
per il 129 ° anniversario della nascita del Beato Carlo d’ Austria, operatore di pace
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S. Messa alle ore 20,30 presieduta da S. Ecc. Rev.ma Mons. Vigilio Mario Olmi
alla fine della celebrazione impartirà la benedizione con la reliquia del Beato Carlo, venerata dal 2007 nella chiesa parrocchiale.
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A seguire intrattenimento con musiche e proiezioni nel quattrocentesco chiostro della parrocchia.
Parteciperanno alla celebrazione SAIR l’Arciduca Martino d’ Austria Este e l’Arciduca Georg von Habsburg-Lothringen.
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SCHEDA STORICA SUL BEATO IMPERATORE CARLO D’AUSTRIA
Carlo Francesco Giuseppe di Asburgo Lorena, nacque nel castello di Persenburg (Austria) il 17 agosto 1887, dall’arciduca Ottone d’Austria e dall’arciduchessa Maria Giuseppina di Sassonia; ed era pronipote dell’imperatore Francesco Giuseppe I (1830-1916).
La buona e devota madre, influenzò fortemente l’animo del giovane principe; ebbe una formazione umanistica sotto la guida di eccellenti precettori; poi proseguì i suoi studi presso il famoso “Schottengymnasium” dei Benedettini di Vienna.
Seguendo le tradizioni della dinastia, finiti gli studi liceali, Carlo divenne ufficiale di cavalleria; uomo di viva intelligenza e dotato di un’enorme memoria, ricevette una formazione universitaria e l’istruzione di Stato Maggiore; fu dislocato in piccole guarnigioni della Baviera e della Galizia e poi a Vienna.
Sposò nel 1911 la principessa Zita di Borbone Parma, della quale è in corso il processo di Beatificazione, dalla loro unione nacquero cinque figli maschi e tre figlie. Per la serie di disgrazie familiari che colpì la dinastia di Francesco Giuseppe, il pronipote Carlo venne a trovarsi in linea di successione, ad essere inaspettatamente erede al trono imperiale.
Il 21 novembre 1916 morì l’imperatore Francesco Giuseppe I, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, Carlo, divenne imperatore d’Austria (Carlo I) e re d’Ungheria (Carlo IV).
Sin da fanciullo aveva dimostrato una particolare sensibilità religiosa. Da giovane ufficiale in Galizia, cercò sempre con successo di elevare la vita morale dei suoi soldati, i quali vedevano in lui il modello.
I suoi principi religiosi lo portarono, da imperatore, a sostituire il feldmaresciallo Conrad, comandante dello stato maggiore, perché insensibile al tema della pace e disumano, aveva usato indiscriminatamente le corti marziali, alienando i cechi dalla Casa d’Austria.
Carlo benché fornito di ottima preparazione militare, fu l’unico fra i belligeranti ad accogliere il magistero sulla pace papa Benedetto XV che dichiarò la guerra una inutile strage; L’Imperatore Carlo sin dall’inizio del suo governo dichiarò esplicitamente che la Pace era il suo principale obiettivo.
Intraprese varie iniziative di pacificazione con le altre potenze, senza riuscire a prevalere però nella cerchia dei generali e statisti tedeschi; non andarono in porto nemmeno due tentativi di pace separata sostenuti dalla diplomazia vaticana.
Così da parte degli alleati, da parte tedesca e da parte di austriaci pangermanici, fu imbastita una enorme propaganda contro il giovane sovrano, il quale con calunnie venne accusato di essere un debole, dipendente dalla volontà della moglie ‘italiana’.
Non riuscì, anche se ci mise tutte le energie, a realizzare una riforma costituzionale dello Stato in forma confederale soprattutto per l’opposizione dei nazionalisti austro-pangermanisti e dei circoli governativi ungheresi, capeggiati dal conte Tisza, i quali si rifiutarono in modo assoluto, di dare delle concessioni agli oltre otto milioni di non magiari, presenti in Ungheria.
Attorno a sé non trovò nessun uomo politico, disposto ad appoggiare i suoi piani di riforma, anzi il ministro degli esteri conte Czernin, ligio alla prepotenza germanica, entrò ben presto in piena divergenza con il suo sovrano. L’unico consigliere politico di cui dispose, il conte Polzer-Hoditz, divenne bersaglio e vittima di una ben orchestrata campagna denigratoria.
Il 4 novembre 1918, a seguito del crollo militare sul fronte italiano, si firmò l’armistizio con l’Italia e come conseguenza la monarchia danubiana decadde e in Austria, il 12 novembre, venne proclamata la Repubblica. Carlo si ritirò, per evitare spargimenti di sangue e una guerra civile, ma senza abdicare come sovrano. Fino al 24 marzo 1919 visse con la famiglia nel castello di Eckartsan presso Vienna, da dove, saputo di un complotto bolscevico per uccidere lui e tutta la famiglia, dovette trasferirsi, sotto protezione britannica in Svizzera; ritenendosi fedele al giuramento fatto all’incoronazione di Re Apostolico dell’Ungheria, fece due tentativi di riprendere il potere in questo Stato, ambedue nel 1921.
Ma essi fallirono per l’ostilità di alcune potenze della Piccola Intesa, contrarie ad una restaurazione, nonostante le simpatie verso la sua persona, mostrate dalla Francia e dalla Romania; inoltre il reggente d’Ungheria Nicola von Horthy, si mise contro il re legittimo, nonostante il giuramento che lo legava al sovrano esiliato.
I tentativi di riprendere il trono, furono espletati per sua volontà, senza usare la forza militare, risparmiando così un alto costo di vite umane; tale atteggiamento gli costò la corona.
Fu fatto prigioniero dai fedelissimi del reggente Horthy e consegnato agli inglesi, i quali lo condussero insieme alla moglie Zita ed ai figli a Funchal nell’isola portoghese di Madeira. Senza risorse economiche, la famiglia dovette vivere in uno stato precario: Lasciato l’albergo che all’inizio li ospitava, si sistemarono in una villa isolata messa a disposizione di un signore del luogo denominata ‘ Quinta do Monte’, che non poteva essere riscaldata.
Nella primavera del 1922, per il freddo e l’umidità della casa dove abitava in gravissime ristrettezze economiche, fu colpito da una forte influenza che si trasformò in broncopolmonite e lo portò alla morte il primo aprile di quell’anno. Nel corso della sua ultima notte su questa terra, alla moglie che lo assisteva piangente, fece questa bellissima confidenza che sintetizza la sua vita e anche la sua santità: “Tutta la mia aspirazione è sempre stata quella di conoscere il più chiaramente possibile, in ogni cosa, la volontà di Dio, e di eseguirla nella maniera più perfetta”.
Il suo cuore non superò la malattia e morì santamente il 1° aprile 1922; venne sepolto nel cimitero locale e dopo la beatificazione nel santuario di ‘Nossa Senhora do Monte’ dove si trova tutt’ora.
Sia nella vita privata che in quella pubblica, Carlo aveva cercato in modo sempre più perfetto di ubbidire alle leggi di Dio e della Chiesa, vivendo in modo straordinario le virtù cristiane. Con coraggio straordinario soppresse il duello, disposizione che lo rese fortemente impopolare negli ambienti militari; unito da devozione filiale alla persona del Sommo Pontefice, dimostrava una ubbidienza spirituale al suo magistero.
Dotato di una fortissima coscienza di responsabilità sociale, conduceva anche una vita ricca di preghiera che ne tratteggiava l’ascetica. Divenuto sovrano, soppresse le manifestazioni sfarzose della vita di corte, abolì i supplementi per le cariche supreme della corte imperiale-reale, introducendo uno stile di vita decisamente sobrio.
Promosse tutta una serie di iniziative sociali a favore dei suoi popoli, specie i più poveri, ma anche nella condizione di esiliato non perse mai la serenità e il suo senso della giustizia e di responsabilità.
Ultimo sovrano della duplice monarchia austro-ungarica, ne dovette subire il crollo, pur essendo tanto superiore ai suoi predecessori, per la sua religiosità, dirittura morale, visione sociale e riforma dello Stato in senso confederale.
La Radio Vaticana, il 3 novembre 1949 annunziava l’apertura del processo di beatificazione, gli atti furono consegnati alla Congregazione dei Riti il 22 maggio 1954; a maggio 2003 sono state riconosciute le ‘virtù eroiche’ e quindi il titolo di venerabile.
E’ stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004. Anatole France, premio Nobel per la Letteratura nel 1921, scrisse di lui: “L’imperatore Carlo è l’unico uomo decente, emerso durante la guerra, ad un posto direttivo; ma non lo si ascoltò. Egli ha desiderato sinceramente la pace, e perciò viene disprezzato da tutto il mondo. Si è trascurata una splendida occasione”.
lo scrittore inglese Herbert Vivian, che lo aveva conosciuto: “Carlo era un grande capo, un principe della pace, che voleva risparmiare al mondo un anno di guerra; un uomo di Stato con idee salvatrici per i complicati problemi dei suoi paesi; un monarca che amava i popoli, un uomo senza paura, d’animo nobile, di prestigio, un santo, dalla cui tomba si diffonde benedizione”.
A 82 anni dalla morte, la Chiesa gli ha reso giustizia. Lo ha elevato alla gloria degli altari, indicandolo al popolo di Dio come esempio di vero cristiano.
Il 3 ottobre 2004 è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II. Durante la cerimonia di beatificazione il Papa polacco disse che Carlo doveva essere «[…] un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!». Inoltre si ricorda l’enorme fede cattolica che l’imperatore praticava tanto da voler presenziare al Te Deum del capodanno 1919. Alla domanda del perché voleva ringraziare il Signore nell’anno della sconfitta e nell’anno in cui perse tutto, Carlo rispose che «…l’importante è che i popoli abbiano ritrovato la pace…» e per questo bisognava ringraziare Dio
Don Arnaldo Morandi