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Intervista tratta da “Il settimanale di Padre Pio”. Trovate QUI il pdf dell’intervista.
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Pubblicato dalla D’Ettoris Editori di Crotone, viene distribuito finalmente in Italia il bestseller americano Guida politicamente scorretta alla Storia degli Stati Uniti d’America del cattolico Thomas Woods jr.
Ne parliamo con il curatore.
Redazione: Professore, il nostro Settimanale si è avvalso in passato dei suoi contributi sul rapporto fra scienza e fede. A che cosa dobbiamo questo suo…mutamento di interessi?
M. Brunetti: Più che di mutamento, parlerei di estensione. In realtà, la mia attenzione nei confronti di quel Paese risale almeno ai tempi della lettura, ormai più di dieci anni fa, prima dell’11 settembre, di uno dei libri-intervista dell’allora cardinale Ratzinger [1]. Mettendo a confronto la situazione della Chiesa Cattolica nei vari Paesi dell’Occidente, il futuro Papa notava che negli Stati Uniti ardeva, più viva che altrove, la fiamma dell’apostolato. E individuava le ragioni di questa vitalità, da una parte, nella “concorrenza” delle altre denominazioni (adottando, così, il punto di vista dell’”economia religiosa” elaborata da Rodney Stark e importata in Italia dal sociologo delle religioni Massimo Introvigne); dall’altra, nel concetto positivo di laicità sviluppatosi grazie a un’impalcatura civile che, nelle intenzioni dei suoi padri fondatori, non nutre sospetti nei confronti della religiosità. Benedetto XVI è tornato sullo stesso tema mentre, nell’aprile del 2008, si stava recando alla Casa Bianca. Va ricordato che il presidente di allora, George W. Bush, era tutt’altro che ostile, contrariamente al suo successore, al riconoscimento in sede politica dei principi non negoziabili: la difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale; la difesa del matrimonio monogamico tra uomo e donna; la difesa della libertà di educazione, cioè il diritto della famiglia di scegliere come e dove educare i propri figli.
Redazione: Com’è avvenuto il suo incontro con la Guida di Woods?
M. Brunetti: Dello stesso Autore avevo già letto in lingua italiana Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale (Cantagalli 2007) e ne avevo apprezzato lo stile frizzante e l’apologetica intelligente. Il giornalista Marco Respinti, uno dei maggiori esperti italiani del pensiero conservatore americano, m’invitò inizialmente a tradurre alcuni capitoli dell’opera. In corso d’opera, le mie responsabilità nel progetto editoriale sono aumentate. A proposito: Marco Respinti è anche l’autore di un invito alla lettura che impreziosisce l’edizione italiana del testo di Woods.
Redazione: Il titolo provocatorio del libro suggerisce un’intentio militante da parte dell’Autore…
M. Brunetti: Sì, lo stile è tutt’altro che incolore e l’Autore non intende assolutamente nascondere le proprie idee. Tuttavia, si badi, non si tratta di un pamphlet: nonostante la scorrevolezza della lettura – al testo sono peraltro affiancati riquadri con citazioni sorprendenti di “parte avversa”, suggerimenti bibliografici e incursioni nel mondo del politicamente corretto –, la densità delle informazioni, la bibliografia e le note sono degne di un manuale universitario.
Redazione: Non possiamo chiederle di riassumerci il libro. Ci racconta, tuttavia, qualcuna delle sorprese che attendono i lettori italiani?
M. Brunetti: Una delle tematiche messe a fuoco – a prima vista potrebbe non sembrare la più rilevante –, è il confronto fra la guerra che portò le colonie nordamericane all’indipendenza dall’Impero britannico (1775-1783) e gli eventi che sconvolsero la Francia dal 1789. Ordinariamente, si usa la parola “Rivoluzione” per entrambe le circostanze, ma il termine è appropriato solo nel secondo caso: gli americani che protestarono contro l’usurpazione inglese delle libertà coloniali volevano preservare i loro diritti tradizionali, non erano rivoluzionari in cerca di una riorganizzazione radicale della società su basi ideologiche. In questa differenza si trova la risposta del perché i totalitarismi che hanno dissanguato materialmente e spiritualmente il Vecchio mondo, non hanno avuto una reale presa sul Nuovo. Sul tema delle due “rivoluzioni” a confronto non mancano monografie, alcune pubblicate di recente, anche in italiano [2].
Redazione: C’è chi dice che gli Stati Uniti d’America vivano un’involuzione di tipo “napoleonico” e rivoluzionario (alla francese) con la presidenza Lincoln…
M. Brunetti: Con molto acume, Woods paragona la mentalità nazionalista di Abraham Lincoln alle ideologie che portarono, in quegli stessi anni 1860, all’unificazione violenta dell’Italia e dimostra che la cosiddetta “Guerra di secessione” (1861-1865) non fu combattuta solo e principalmente per la schiavitù. Magari qualcuno rimarrà deluso nel leggere le dichiarazioni pubbliche di un Lincoln che, ancora nel 1858, tranquillizzava i suoi elettori affermando di non voler mettere in discussione «la disparità biologica tra la razza bianca e quella nera» che avrebbe sempre impedito «alle due razze di vivere insieme sulla base di un’uguaglianza politica e sociale» [3].
Redazione: Con quali ragioni l’Autore giustifica il permanere della segregazione razziale fino a tempi relativamente recenti?
M. Brunetti: Direi che non lo “giustifica” affatto. Solo nota che, ad un certo punto, l’utopismo ideologico della sinistra pensò di risolvere a colpi di decreto quello che era un problema culturale e di mentalità. Per favorire l’integrazione, promosse l’attuazione di provvedimenti pubblici fantasiosi, col conseguente sperpero del denaro dei contribuenti. Gli esiti furono spesso grotteschi e peggiorativi: l’episodio del “busing” forzato che deportava ogni giorno gli studenti da un capo all’altro delle metropoli o la sentenza della Corte Suprema che condannò una Compagnia perché usava test di intelligenza per selezionare fra i suoi dipendenti i candidati alla promozione – e, così facendo, discriminava le minoranze (!) – sono fra le pagine più esilaranti del libro.
Redazione: L’ultimo capitolo del volume esamina l’era Clinton. Woods, che in un altro suo volume pubblicato in Italia, ha mostrato come e perché la Dottrina sociale della Chiesa sia tutt’altro che… socialista [4], immaginiamo che bocci Clinton e promuova Reagan.
M. Brunetti: Effettivamente Woods dimostra che le politiche economiche che prevedevano vasti programmi di spesa pubblica – il New Deal di Franklin D. Roosevelt o la Great Society di Lyndon B. Johnson – hanno arrecato, e arrecano tuttora, seri danni alla vita economica del Paese. Del decennio reaganiano, Woods abbatte il luogo comune che si sia trattato di un periodo improntato all’edonismo e all’avidità: dal 1981 al 1989 le donazioni in beneficenza aumentarono a un tasso annuo di crescita che superava del 55% quello dei venticinque anni precedenti.
Redazione: Nel libro vi sono molti altri temi cui non ha fatto cenno: i pellerossa, il ruolo giocato nelle due Guerre mondiali, i rapporti con il comunismo sovietico e internazionale, Kennedy…
M. Brunetti: E non ne parlerò. Alcuni trailer cinematografici sono troppo esaurienti e rivelatori sul film che pubblicizzano: lo spettatore si sente appagato dal trailer e perde la voglia di vedere il film. Non correrò un rischio analogo con il libro su cui abbiamo conversato.
NOTE
[1] Joseph Ratzinger, Dio e il Mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, pp. 408-411.
[2] Friedrich von Gentz, Origine e i principi delle rivoluzioni americane a confronto con l’origine e i principi della rivoluzione francese, 1800, Sugarco, Milano 2011. Cf anche Russell Kirk, Stati Uniti e Francia: due rivoluzioni a confronto, a cura di Marco Respinti, Edizioni Centro Grafica Stampa, Bergamo 1995.
[3] Cit. in Thomas Woods jr., Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d’America, D’Ettoris, Crotone 2011, p. 113.
[4] IDEM, La Chiesa e il mercato. Una difesa cattolica della libera economia, Liberilibri, Macerata 2008.