Care amiche, cari amici,
Domenica 29 aprile Milano ha ripercorso per alcune ore la tragedia degli anni di piombo, con manifestazioni contrapposte e il ritorno di una contrapposizione di piazza tra fascisti ed antifascisti. Era l’anniversario della morte di un giovane di destra, Sergio Ramelli, assassinato da attivisti comunisti, e di un consigliere provinciale del MSI, Enrico Pedenovi, entrambi uccisi negli anni Settanta.
Oggi il mondo è profondamente cambiato, dopo la caduta del muro di Berlino del 1989, ma a chi ha meno di trent’anni è giusto ricordare il significato di quegli anni, l’epoca delle ideologie inaugurata dalla Rivoluzione del 1789 e appunto conclusasi duecento anni dopo.
Ci viene in aiuto un amico, Enzo Peserico, con un suo libro postumo che appunto analizza quella rivoluzione culturale che prende il nome di Sessantotto dall’anno in cui esplose a Parigi, con il famoso “maggio francese” (“Gli anni del desiderio e del piombo”, Sugarco editore).
Quell’epoca, con le ideologie armate e contrapposte, è tramontata, lasciando ferite anche gravi che continuano a sanguinare e si riaprono in occasione degli anniversari più cruenti. Tuttavia quell’epoca ha lasciato un segno molto più profondo nella cultura e nel costume che il libro di Enzo ci aiuta a decifrare. Questo segno è penetrato dentro il cuore di una generazione e ha inciso nel processo di scristianizzazione della nostra società. Ha cambiato il modo di pensare e di parlare, di vestire e di relazionarsi, ha introdotto quella che Giuliano Ferrara ha definito “dittatura del desiderio”, cioè il presunto diritto di rendere lecito tutto ciò che è tecnicamente possibile.
Soprattutto il Sessantotto ha umiliato il principio di autorità, in particolare colpendo la figura del padre all’interno della famiglia, provocando così una serie di conseguenze devastanti che oggi possiamo osservare. Il libro di Enzo Peserico è uno dei pochi che fornisce una indicazione, oltre all’analisi, per come uscire dalla crisi antropologica del Sessantotto, indicazione che sarebbe importante leggere in questi giorni di crisi economica, le cui origini non possono essere rintracciate solo nell’economia.
Il libro sul Sessantotto non è l’unica nè la più importante delle cose che Enzo ci ha lasciato in eredità. Tra pochi giorni, domenica 13 maggio, verrà dedicata a suo nome una sede di Alleanza Cattolica a Modena e si svolgerà un convegno per ricordarlo. Del resto, se esiste una comunità ambrosiana a cui si rivolge questa lettera, è anche al suo contributo generoso di trent’anni di impegno. Noi ci siamo impegnati a tenere vivo l’esempio che ha dato per tanti anni, ricordandolo e pregandolo, e usando e diffondendo il prezioso libro che abbiamo a disposizione.
Marco Invernizzi