Giovedì 11 ottobre, si è tenuto presso la sede di Alleanza Cattolica di Milano un incontro sulla figura di Luigi Gedda, intitolato: “Luigi Gedda – Dal 18 aprile alla Nuova Evangelizzazione – Un laico cattolico attraverso il ‘900”. È intervenuto il professor Alberto Barzanò, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e nell’occasione è stato presentato un nuovo libro scritto da Marco Invernizzi sulla figura di Gedda: “Luigi Gedda e il movimento cattolica in Italia”.
Rinviando alla lettura del libro di Marco Invernizzi l’analisi specifica su quello che è stato l’operato di Gedda in Italia e il suo contributo politico e sociale, la serata è stata un’occasione di riflessione sul ruolo dei cattolici nella società e in politica.
La considerazione da cui si è partiti è che il mondo moderno è radicalmente diverso rispetto ai secoli passati. Nel corso degli ultimi duecento anni l’occidente ha subito una trasformazione repentina e talvolta drammatica, iniziata con la rivoluzione francese e proseguita con l’affermarsi delle ideologie nazionalsocialiste e comuniste, che hanno poi lasciato il posto a un vuoto profondo nel cuore e nella cultura dell’uomo occidentale, in cui facilmente si è fatto spazio il pensiero debole e il germe del relativismo.
Se la Chiesa, per tutto il medioevo e anche nei secoli successivi, aveva sempre avuto uno stretto legame con il potere temporale degli imperatori o comunque con i rappresentanti della politica, laddove questi ultimi riconoscevano al proprio potere il limite del diritto naturale e la sottomissione all’autorità divina, nel mondo moderno la separazione tra Chiesta e Stato è netta. La politica non vuole più, anzi guarda con orrore e paura, la vicinanza della Chiesa.
Davanti a questo nuovo scenario, la Chiesa Cattolica ha indetto il Concilio Vaticano II, accettando la sfida della modernità: annunciare il Vangelo di sempre con modalità nuove perché tutti possano comprendere il mistero della Salvezza.
La Chiesa uscita dal Concilio è una Chiesa missionaria, una Chiesa che si addentra nella Nuova Evangelizzazione e che chiede ai suoi fedeli di farsi missionari.
In questo contesto Luigi Gedda ha svolto il suo operato, costellando il ‘900 di opere fruttifere.
Gedda è stato chiamato a svolgere un compito fondamentale per la salvezza della nostra nazione nel 1948, e dopo averlo svolto ha accettato con umiltà l’anonimato in cui è successivamente scivolato, emarginato dagli ambienti più progressisti della Democrazia Cristiana. Messo davanti a questa prova, a questa piccola persecuzione personale che lo vide allontanato dagli ambienti in cui tanto bene aveva operato, egli non si perde però d’animo, e continua a svolgere il suo compito missionario da cattolico innamorato della Chiesa in quegli ambienti dove maggiormente c’era bisogno e in cui riusciva a operare. Chi lo ha personalmente conosciuto non lo ha mai sentito lamentarsi, lanciare anatemi o borbottare contro chi lo ha “silenziato”. Neanche una protesta o un atteggiamento da, parafrasando Benedetto XVI, ermeneutica della rottura.
Questo è l’atteggiamento che un cattolico dovrebbe sempre avere, come insegna Sant’Ignazio nei suoi Esercizi Spirituali: l’indifferenza, il distacco dalle cose del mondo. Non un’indifferenza che scade nell’accidia, perché Gedda amava l’Italia, amava quello che faceva e amava la Chiesa; ma un’indifferenza che porta a ricercare la gloria di Dio, la vittoria della Chiesa e l’avvento del regno di Dio, coscienti che alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà. Nulla altro ha importanza se non questo. Su nient’altro dobbiamo tenere costantemente lo sguardo, ecco l’insegnamento più bello e soprattutto vissuto di Luigi.
Accompagnata dal pontificato di Giovanni Paolo II, la Chiesa è entrata nel terzo millennio con la chiamata missionaria della Nuova Evangelizzazione a guidare i suoi passi. La domanda che quindi un cattolico deve porsi è come fare a indirizzare i propri sforzi verso la direzione che i Papi ci indicano.
La Chiesa, oltre a indire la Nuova Evangelizzazione, ci dona gli strumenti tra cui splende il Catechismo Universale, il secondo della bi-millenaria storia della Chiesa Cattolica, ci conforta con l’esempio di grandi figure di Santi, faro necessario per navigare nella tempesta, e ancora: ha intrapreso il cammino dell’Anno della Fede per riscuotere le coscienze troppo spesso intorpidite e tiepide di molti cattolici.
Alla luce di tutto questo, la figura di Gedda si impone con grande attualità in questa riflessione sull’impegno del cattolico di oggi. Ci troviamo infatti di fronte a sfide molto differenti rispetto a quelle che ha affrontato Gedda, ma in lui è possibile scoprire un esempio chiaro e concreto di cosa voglia dire impegnarsi per Cristo.
Nei molti momenti difficili che la Chiesa ha attraversato, vi sono sempre stati uomini e comunità che si sono schierate a difesa della Chiesa per combattere le nuove minacce che il mondo metteva loro davanti. Pensiamo ad esempio a San Benedetto, all’epoca della grande corruzione di Roma, o agli ordini mendicanti di San Francesco e San Domenico, che hanno ridato nuovo slancio a un’Europa che stava decadendo.
Nel mondo di oggi, non è azzardato dire che la forza che può dare la nuova spinta per risollevare questa Europa malata viene dai laici. L’associazionismo, i movimenti laicali, sono la grande forza che la Chiesa ha dimostrato di avere, e Gedda ha intuito l’importanza dell’impegno dei laici nella crisi in cui il mondo versa oggi, regalandoci un brillante esempio di missionario laico.
Coraggio e umiltà ci sembrano le virtù con cui Gedda servì la Chiesa Cattolica, senza mai abbandonare la speranza, mostrandoci la strada che ogni cattolico immerso nel mondo moderno dovrebbe seguire nel suo operato sociale.
Ma osiamo dire di più: fu come un bimbo che si abbandona nelle braccia dei genitori di fronte alle sfide della vita. Ci piace vederlo così, abbandonato nelle braccia della Chiesa fidandosi non della sua bravura, ma di Cristo e della sua Chiesa e siamo certi che Luigi non si è sbagliato.