Care amiche, cari amici
Domenica 21 luglio è uscita su Avvenire la quarta inserzione pubblicitaria a pagamento del Manifesto su omofobia e unioni omosessuali, le due prossime leggi in materia di libertà di espressione e di diritto naturale che saranno in discussione in Parlamento, la prima a partire dal prossimo 26 luglio.
Ci sono costate molti soldi ma valeva la pena avvertire il corpo sociale del rischio che il Paese sta correndo, un rischio reale stando a quanto sta avvenendo in Francia e ci viene raccontato da Massimo Introvigne su La nuova Bussola Quotidiana, recensendo il libro francese La repression pour tous? di François Billot de Lochner (Lethielleux, Parigi 2013), un imprenditore e attivista politico che documenta in modo preciso i tanti casi di repressione praticati dalla polizia francese contro gli esponenti della Manif pour tous che si sono battuti contro la legge francese che ha legalizzato il matrimonio gay.
Forse non sono stati soldi buttati. Qualcosa infatti si sta muovendo, per la prima volta in una direzione contraria alla legge sull’omofobia. Ci sono state altre inserzioni che hanno denunciato l’iniquità della legge a cura de La nuova Bussola Quotidiana, del sito Cultura Cattolica e della rivista Notizie Pro Vita; all’interno del Pdl sembra emergere, seppure troppo tardivamente, una preoccupazione per la dimensione liberticida presente nella legge in discussione in Parlamento, che fra l’altro è frutto del contributo anche dello stesso Pdl. Speriamo che queste iniziative siano l’inizio di una reazione forte e coraggiosa, anche se non bisogna farsi troppe illusioni perché la situazione mondiale spinge nella direzione dell’approvazione di queste leggi, dopo la legge francese e quella analoga in Gran Bretagna, e dopo la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha dichiarato incostituzionale il Defence Marriage Act, una legge del 1996 che stabiliva come l’unico matrimonio valido è quello fra un uomo e una donna.
Con l’approvazione della legge contro l’omofobia, chi vorrà difendere il matrimonio naturale dovrà anche fare i conti con una legge che potrebbe condurlo in galera, in quanto creatore di un clima di avversione alla componente omosessuale della popolazione.
Come ha recentemente scritto l’arcivescovo di Bologna, il card. Caffarra, “viene da piangere” a dovere spiegare l’ovvio, ma questa è la battaglia che ci è dato di combattere, non altre. A questo scopo ci stiamo attrezzando, abbiamo preparato delle slides per illustrare la storia e le caratteristiche della famiglia, i sofismi con cui si sta cercando di negare l’esistenza di un unico autentico modello di famiglia, le caratteristiche giuridiche di questa legge sull’omofobia e di quella sulle unioni omosessuali che la seguirà. Siamo disponibili per animare serate con queste slides, in parrocchie, centri culturali o anche, e forse soprattutto, in case private dove potete invitare i vostri amici.
Tutto questo non sarà inutile, anche se bisogna essere realisti e non suscitare inutili aspettative.
Infatti, ciò che non dobbiamo lasciarci portare via, come ha detto anche papa Francesco nell’omelia della Messa delle Palme, è la speranza, cedendo allo scoraggiamento.
Se questo avvenisse, sarebbe la fine. Se i cattolici smettessero di sperare, nella vita eterna anzitutto ma anche in un mondo migliore, allora tutto diventerebbe veramente triste, inspiegabile, senza senso e senza gioia. Oggi incontriamo continuamente persone che, anche in conseguenza della crisi economica, sono portate alla disperazione, sono tentate di chiudersi in loro stesse e nelle loro famiglie o comunità, dimenticandosi degli altri, del mondo che li circonda. Quando i cristiani diventano autoreferenziali, dice papa Francesco, quando continuano a parlarsi soltanto fra loro, allora l’evangelizzazione si ferma, la Chiesa smette di fare progressi, di crescere in santità e gioia. “Io vorrei una Chiesa più missionaria, non tanto tranquilla” ha detto il Papa il 6 luglio ai seminaristi e ai novizi e alle novizie. Se qualcuno pensasse che queste parole riguardano soltanto preti e religiosi si sbaglia, perché “tutti devono essere missionari, tutti possono sentire quella chiamata di Gesù e andare avanti e annunciare il Regno” (Angelus, 7 luglio). Ce ne è anche per l’apostolato culturale: “ … ci vuole anche una preparazione culturale, preparazione culturale sottolineo, per dare ragione della fede e della speranza” (6 luglio).
Coraggio allora cari amici, non lasciamoci anche noi portare via la speranza, senza peraltro chiudere gli occhi di fronte alla drammaticità della situazione attuale. Reagiamo anzitutto con la preghiera, con la testimonianza personale della vita, ma anche non disertando la battaglia culturale, quella dove sicuramente i cattolici, in Occidente, hanno conosciuto le principali sconfitte negli ultimi decenni. E combattendo, ricordiamoci che soltanto il testimone che lotta con gioia può convincere qualcuno a seguirlo, a imitarlo, a rendere gloria a Dio con il sorriso sulle labbra. “Un cristiano non può mai essere triste”, ripete spesso papa Francesco.
Marco Invernizzi