Care amiche, cari amici,
più che aggiungere qualcosa al molto già scritto e detto sul video di Silvio Berlusconi e a quello che si dirà e scriverà, mi sembra necessario invece iniziare una riflessione sull’involucro che Berlusconi ha messo insieme vent’anni fa, cioè sul cosiddetto berlusconismo. Comunità ambrosiana non è un giornale, tantomeno un quotidiano, ma il sito di un’associazione che cerca di riflettere sulle cose, fra cui la politica.
Niente assilli quotidiani, dunque, né scadenze politiche, ma il tentativo di iniziare a riflettere su quel mondo fatto di amanti dei “princìpi non negoziabili” e di difensori delle libertà fondamentali che per vent’anni hanno costituito il berlusconismo.
Quest’ultimo, dalla dichiarazione con cui Berlusconi disse che avrebbe votato per Gianfranco Fini come sindaco di Roma nell’autunno del 1993, alla vera e propria “discesa in campo” nelle elezioni del 1994, è stato il mondo dei conservatori, di coloro che si sono identificati nelle diverse “destre” del Paese, dai cattolici ai liberali che non volevano andare verso sinistra, ai missini e ai monarchici che potevano finalmente uscire dai margini della politica dove li aveva relegati l’arco costituzionale, ai socialisti craxiani non subalterni al Pci. L’impressione è che questo involucro si sia rotto o si stia rompendo, o quanto meno sia entrato in una grande confusione.
Un episodio lo conferma, un episodio piccolo solo per chi non lo vuole enfatizzare, ma a mio avviso emblematico. Sto riferendomi all’atteggiamento tenuto dal Pdl nei confronti della legge sull’omofobia, un atteggiamento confuso e contraddittorio, che ha sconcertato gli elettori. Il Pdl ha operato con il Pd, addirittura con un suo relatore, per portare avanti la legge, salvo poi ravvedersi, almeno in parte, grazie alla coraggiosa presa di posizione di pochi deputati, come Alessandro Pagano ed Eugenia Roccella, ai quali va aggiunto almeno Nicola Molteni della Lega. Sul voto relativo alla pregiudiziale di incostituzionalità, che i parlamentari del Pdl avevano votato due volte nella precedente legislatura, in questa circostanza il partito si è diviso: circa due terzi hanno votato per dichiarare incostituzionale la legge contro le indicazioni del relatore del loro stesso partito, che poi si è dimesso.
Ora le legge sull’omofobia contrasta in modo evidente con i valori attorno ai quali è nato ed è vissuto il berlusconismo. Quest’ultimo aggrega fin dal 1994 chi pone la difesa della vita e della famiglia al centro della propria azione politica e crede che le libertà, dall’invadenza dello Stato soprattutto, siano un principio irrinunciabile. La legge sull’omofobia precede quella sulle unioni omosessuali per esplicita ammissione del suo relatore, on. Scalfarotto, e quindi mina la centralità della famiglia naturale e, inoltre, è una legge liberticida perché punisce potenzialmente tutti coloro che pensassero che l’unica famiglia sia quella fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna.
Non ci vuole molto per comprendere come, soprattutto in circostanze come questa, si confrontino due visioni dell’uomo radicalmente contrapposte e il dibattito alla Camera sulla legge lo ha ampiamente dimostrato. Quello sull’omofobia è soltanto l’ultimo di una serie di episodi. Molti italiani si chiedono se il Pdl, e la imminente Forza Italia, stia diventando qualcosa di diverso dall’involucro nato nel 1994 e che poi ha assunto diverse denominazioni.Per vent’anni questo involucro ha impedito la deriva laicista in Italia, conosciuta invece da altri Paesi europei, come la Spagna di Zapatero o la Francia e la Gran Bretagna del recente matrimonio gay.
Per vent’anni ha esaltato le libertà contro lo statalismo senza peraltro riuscire a incidere in questa direzione, nonostante quasi dieci anni di governo nazionale.È vero che il berlusconismo contiene diverse anime, ma mai il laicismo vi aveva messo piede come invece accade adesso con uomini politici come Capezzone, Galan, Bondi, che sembrano diventati i protagonisti delle scelte culturali del partito. Nel videomessaggio Berlusconi ha scritto che Forza Italia difenderà le tradizioni cristiane dell’Italia e “i valori della vita, della famiglia, della solidarietà e della tolleranza”, ma come si concilia questo con la firma ai referendum radicali sul divorzio breve e su una maggiore liberalizzazione dell’uso di droghe, oltretutto andando contro leggi fatte da governi presieduti dallo stesso Berlusconi? Credo che il problema debba essere posto e affrontato cominciando a riflettere su che cosa ha rappresentato il berlusconismo nella storia d’Italia, per esempio servendosi dell’utile libro di Giovanni Orsina edito da Marsilio poche settimane fa.
Perché, al di là delle vicende di Berlusconi, che continua a difendersi da un’aggressione micidiale proveniente da componenti della Magistratura e dai suoi nemici politici, rimane un popolo di milioni di uomini e di donne legati ai princìpi che non cambiano, uomini e donne che rischiano di trovarsi senza un’adeguata rappresentanza politica.
Marco Invernizzi