Care amiche, cari amici
Dopo il convegno sull’ideologia del gender e la legge sull’omofobia tenutosi a Milano sabato 5 ottobre, il sabato successivo sono scese in piazza, per la prima volta a Milano, le Sentinelle in piedi, che hanno tenuto una veglia silenziosa contro la legge sull’omofobia.
Le Sentinelle in piedi sono uomini e donne, giovani e anziani, che hanno scelto questa forma di protesta silenziosa prendendo spunto da una delle modalità della protesta francese contro la legge che ha legalizzato il matrimonio omosessuale nel Paese transalpino. In piedi, in silenzio, leggendo un libro o recitando una preghiera, guardando tutti nella stessa direzione ma senza vessilli di partito o di associazioni o movimenti, disposti a non rispondere alle eventuali provocazioni, questi uomini e donne hanno soltanto l’obiettivo di difendere la libertà di esprimere pubblicamente la verità che la persona nasce maschio o femmina e che il matrimonio può essere soltanto fra un uomo e una donna.
Le Sentinelle in piedi non hanno una connotazione confessionale e auspicano di potere coinvolgere nella loro protesta uomini e donne di altre religioni residenti in Italia, anche se riconoscono e ringraziano la Chiesa cattolica che ha difeso e promosso la famiglia come nessun’altra realtà in Occidente. Esse non hanno neppure connotazioni partitiche particolari, anche se prestano molta attenzione alla politica, perché in Parlamento si fanno le leggi e, in particolare, perché è in corso di approvazione la legge sull’omofobia che, se approvata, potrebbe mettere a rischio la libertà di continuare quello che le Sentinelle hanno cominciato a fare. Inoltre, le Sentinelle non esprimono la posizione di nessun movimento o associazione particolare, ma desiderano semplicemente unire tutti coloro che vogliono difendere la libertà di espressione su temi fondamentali come l’identità della persona e il matrimonio.
Altri uomini e donne sono scesi in piazza per manifestare anche a Roma, Venezia, Trento, Brescia, Bergamo, Bisceglie, Bologna e altrove, a volte con la stessa sigla delle Sentinelle, in altre occasioni con quella di Manif pour tous, la denominazione che unisce tutte le associazioni e movimenti francesi che hanno combattuto contro la legge sul matrimonio omosessuale.
Queste persone sono molte di più di quelle centinaia che sono scese in piazza finora. Sette anni fa, oltre un milione di persone riempirono a Roma la piazza san Giovanni per il Family day, salvando la famiglia italiana dall’introduzione dei Dico, che la avrebbero equiparata a unioni civili anche fra omosessuali. Quelle persone, soprattutto famiglie, erano state chiamate dalla Chiesa italiana attraverso il Forum delle associazioni familiari.
Oggi la situazione è molto diversa, ma quelle persone e quelle famiglie ci sono ancora. Si tratta di richiamare la loro attenzione e, possibilmente, di rivolgersi anche ad altri ambienti sensibili alla difesa della libertà di espressione.
Le Sentinelle e la Manif pour tous possono essere dei veicoli per unire quella parte del Paese che non riesce a trovare un’espressione pubblica alle proprie preoccupazioni.
Non bisogna illudere nessuno. La situazione è molto difficile: a livello politico, salvo pochi parlamentari disposti a fare una battaglia di libertà, nessun partito sembra intenzionato a farsi carico di questo problema, mentre nella passata legislatura la legge sull’omofobia venne dichiarata per due volte incostituzionale. La popolazione è anche preoccupata da una profonda crisi economica che mette in primo piano, nelle intenzioni della gente, la mancanza di lavoro e la difficoltà a raggiungere la fine del mese.
Tuttavia, queste due manifestazioni e altre iniziative analoghe hanno fatto emergere l’esistenza di una preoccupazione in molte persone, reale e motivata, per il rischio che corrono la libertà oggi, e la famiglia naturale domani.
Questa preoccupazione va accompagnata, aiutata a emergere, a organizzarsi, a trovare spazi e luoghi e modalità di espressione, ma va lasciata nella sua caratteristica originaria di una protesta spontanea, che nasce dal cuore della società contro quella cultura che vuole trasformare gli italiani attraverso interventi legislativi “ortopedici”, calati dall’alto in nome di false emergenze, secondo uno stile giacobino, violento e arrogante.
La caratteristica vincente di questa protesta è quella di essere lasciata nella sua forma originaria, di “rete”, dove ciascuna realtà interessata si mantenga un passo indietro per lasciare spazio alle persone e alle famiglie, che devono rimanere le vere protagoniste.
La protesta nasce contro i pericoli di una legge liberticida, ma ha anche il compito educativo di comunicare la bellezza della vita e della famiglia, e della diversità di un uomo e di una donna, secondo un progetto scritto nella natura che nessuna violenza ideologica potrà mai cancellare.
Aiutiamo questa espressione di umanità a crescere, a diventare grande e importante, con la preghiera e con la simpatia, lasciandola diventare quello che le parrà meglio, per il bene comune della nostra Italia.