“La memoria è la facoltà che modella l’identità degli esseri umani a livello sia personale che collettivo. È infatti attraverso di essa che si forma e si definisce nella psiche della persona la percezione della propria identità.” (“Memoria e identità”, Giovanni Paolo II, Rizzoli 2005, pag. 171).
Il libro è diviso in cinque parti.
Nella prima, “Il limite imposto al male”, Giovanni Paolo II affronta il problema del male, evidenziando come esso sia assenza di bene, ma mai totale. Si può, infatti, analizzare tale questione ponendosi nella prospettiva del bene: Dio risponde al male con un bene sovrabbondante, con misericordia, con il dono del Figlio e dello Spirito. Il limite imposto al male è, quindi, il bene.
Ripercorrendo a grandi linee la storia della filosofia, il Pontefice mostra come il male attuato dai totalitarismi derivi dal rifiuto della natura dell’uomo, per quella che è.
Il più grande male è il peccato, al quale Dio risponde con la Redenzione, che è un compito, nel quale l’uomo è chiamato a realizzare su di sé il progetto di Dio.
Nella seconda parte, “Libertà e responsabilità”, viene affrontato il problema della libertà. Anche in questo caso, ripercorrendo il pensiero di grandi filosofi, Giovanni Paolo II evidenzia come si sia erroneamente giunti a scindere la libertà dall’etica. Come sosteneva San Tommaso, infatti, solo compiendo il bene, la libertà si auto realizza nella verità, che trova la sua più alta espressione nell’Amore.
La terza parte, “Pensando Patria”, è dedicata a riflessioni sui concetti di Patria, Nazione e Stato.
La memoria storica viene vista come elemento fondamentale per la nazione e per sua cultura, perché ne definisce l’identità. Si rimanda, poi, a un concetto più alto di patria, introdotto da Cristo, che, incarnandosi, ha elevato l’uomo a figlio di Dio, destinandolo a una patria celeste.
Nella quarta parte, “Pensando Europa”, si richiamano le radici cristiane dell’Europa, evidenziando l’importanza che ha avuto l’evangelizzazione per la cultura del continente. Viene, poi, analizzato, riprendendo le principali tappe storiche, il rapporto Stato-Chiesa nel corso dei secoli, fino ad arrivare al Concilio Vaticano II, in cui si chiarisce come la Chiesa e la comunità politica abbiano ruoli indipendenti e autonomi.
Infine, nell’ultima parte, “Democrazia: possibilità e rischi”, vengono considerati pregi e difetti delle diverse forme di governo, ponendo quale condizione necessaria per ciascuna il rispetto delle norme etiche fondamentali. Il Santo Padre esprime, poi, il personale giudizio secondo cui, nel momento storico in cui ci si trova, la democrazia è la forma di governo che più favorisce la giustizia sociale.
Il libro si conclude con il commuovente racconto dei fatti successivi all’attentato del 13 Maggio 1981, in cui il Papa ricorda come “non vi è male da cui Dio non possa tratte un bene più grande. Non c’è sofferenza che Egli non sappia trasformare in strada che conduce a Lui.” (“Memoria e identità”, Giovanni Paolo II, Rizzoli 2005, pag. 198).
Elisabetta Chiesura