Dawson (1889-1970) dopo la laurea ad Oxford e la conversione al cattolicesimo (1914), intraprende una difficile ed inconsueta, per i tempi, carriera di storico, scrittore e pubblicista indipendente rispetto al mondo accademico britannico.Religione e Progresso (1929) fu il primo libro, che lo impose all’attenzione del pubblico, ed ebbe vasta eco nel mondo intellettuale dell’epoca. Questa opera vuole essere un’indagine storica sull’idea di progresso, vista da differenti prospettive. Il testo è suddiviso in due parti. Nella prima parte l’autore evidenzia, attraverso la storia delle dottrine filosofiche, dove affondino le radici culturali del concetto di progresso, ed analizza i percorsi e le motivazioni attraverso cui questo paradigma si è sviluppato nel mondo occidentale, e solo in quello. Prendendo in esame una dopo l’altra la sociologia, la storia, l’antropologia e lo studio comparato delle religioni, Dawson getta le basi per una storia delle idee che riguardano il rapporto tra Religione e Progresso. Per ovvi motivi, questa è la parte che più risente dell’usura del tempo, ed alcune volte le argomentazioni appaiono un poco datate. Certamente nella seconda parte del testo, con stile brillante e discorsivo l’autore dà il meglio di sé, attraverso la descrizione delle diverse epoche storiche: dalle origini della civiltà fino all’età della scienza e della Rivoluzione Industriale. La profonda intuizione che è sottesa al suo sapiente argomentare nasce dalla convinzione che non è possibile sostituire il Cristianesimo, che è l’anima profonda del progresso dell’umanità, con la moderna “Religione del Progresso”. Riprendendo il celebre motto di Lord Acton secondo cui “La Religione è la chiave della storia”, Dawson lo sviluppa giungendo alla conclusione che solo il cristianesimo sprigiona un’energia capace di cambiare il corso della storia indirizzandolo sulla via del progresso. Solo la religione del Dio crocefisso libera l’umanità dal giogo oppressivo “dell’eterno ritorno” caro alle religioni pagane, o dalla struggente nostalgia di una sempre vagheggiata “età dell’oro”. Ma il libro vuole e può essere uno spunto di riflessione per il futuro. Scrive infatti l’autore nelle sue conclusioni: “ La religione e la grande forza propulsiva nella vita sociale, e i mutamenti vitali nelle società sono sempre connessi con mutamenti nelle credenze e negli ideali religiosi… E’ necessario riconoscere che la nostra fede nel progresso e nel valore unico dell’esperienza umana riposa su fondamenta religiose, che non è possibile separare dalla religione cristiana e usare come surrogato di questa, come gli uomini hanno tentato di fare negli ultimi due secoli….. Il ritorno alla tradizione cristiana fornirebbe all’Europa il fondamento spirituale indispensabile all’unificazione sociale di cui ha urgente bisogno. Questa è forse la ragione per cui nessuna unificazione esclusivamente politica ha mai potuto soddisfarla…. Realizzare un tale ideale in una società spirituale organizzata che coesisterebbe con le unità politiche nazionali senza assorbirle o esserne assorbita, è stata, in passato, la conquista peculiare del cristianesimo occidentale.”Leggendo queste parole scritte quasi un secolo fa, ma sembrano scritte oggi, ogni lettore potrà rendersi conto di quanto attuale e profetica sia la diagnosi dell’autore sulla crisi che attanaglia l’Europa dei nostri giorni.
Palmiro Clerici