Care amiche, cari amici
Con l’ingresso del Partito democratico nel PSE, il Partito del socialismo europeo, si compie quanto Antonio Gramsci aveva profetizzato l’1 novembre 1919 a proposito dei popolari, il cui compito nel movimento cattolico sarebbe stato quello di amalgamare e quindi di suicidarsi. La cosa significativa è che questo percorso avviene quando segretario del Pd è diventato Matteo Renzi, che appunto proviene dalla storia democristiana e che ha celebrato questo evento intervenendo a Roma al congresso dei socialisti europei il primo di marzo.
Certo, oggi i socialisti europei sono un vago assortimento di esperienze politiche, tutte molto liquide, espressione palese del predominio culturale del relativismo, che ammazza tutte le identità, anche quelle ideologiche negative. E tuttavia una riflessione varrebbe la pena su questo esito, che ha lasciato amareggiato il povero Giuseppe Fioroni, anche lui come Renzi proveniente dall’ambiente scout, l’unico a votare contro nella direzione del Pd, testimone triste di un itinerario che appunto ha portato i cattolici democratici a suicidarsi prima nel Partito democratico a livello nazionale e poi nel Partito socialista a livello europeo.
La storia di questo suicidio è istruttiva. Comincia nel 1919 con la fondazione del Ppi di don Luigi Sturzo (che non se lo sarebbe mai augurato né aspettato) e termina oggi. Un ruolo importante è stato svolto dalla Lega democratica, l’espressione politica più significativa e influente del cosiddetto cattolicesimo democratico italiano. Questa realtà, fondata nel 1975 dopo il referendum sul divorzio e scioltasi nel 1987, è stata studiata in un recente libro di Lorenzo Biondi (La Lega democratica. Dalla Democrazia Cristiana all’Ulivo: una nuova classe dirigente cattolica, viella, 2013). Nata per iniziativa di alcuni intellettuali del mondo cattolico come Pietro Scoppola e Achille Ardigò, essa non superò mai i duecento iscritti ma ebbe un ruolo importante, a tratti egemonico, nella vita politica del cattolicesimo italiano. Essa voleva portare i cattolici italiani che votavano per la Dc, in gran parte conservatori o moderati, a un’alleanza progressista con i partiti della sinistra che però avrebbe dovuto svolgere rigorosamente una politica di sinistra. Se fallì come associazione, appunto sciogliendosi nel 1987, formò peraltro una significativa classe dirigente che, dopo la riforma elettorale in senso maggioritario, confluì nell’Ulivo e arrivò a esprimere due Presidenti del consiglio, entrambi già esponenti della Lega democratica, Romano Prodi ed Enrico Letta.
Spesso, quando vogliamo ricostruire la storia, invece di cercare improbabili complotti operati da società più o meno segrete, sarebbe più utile portare a conoscenza del grande pubblico quelle informazioni, culturali e politiche, che ci aiutano a comprendere meglio la tristezza del nostro tempo.