Care amiche, cari amici
È stata pubblicata una importante intervista all’arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, in tema di matrimonio, sessualità e divorziati risposati (il Foglio, 15 marzo 2014).
Importante perché contribuisce a portare un poco di chiarezza dopo la confusione provocata dalla relazione del card. Walter Kasper.
Questa intervista anzitutto ricorda il metodo dell’esortazione apostolica Familiaris consortio del beato Giovanni Paolo II (1981), che consiste nel guardare sempre al principio fondamentale del tema di cui si sta trattando, liberando così la morale dalla casistica e dalla contrapposizione dialettica fra certezza della dottrina e attenzione alla persona. Giovanni Paolo II fece così non soltanto nell’importante esortazione apostolica (che non è superata, anche se non affronta il tema del gender, che allora non era ancora all’ordine del giorno) ma anche nelle 134 catechesi sull’amore umano che tenne dal 1979 al 1984 nelle udienze del mercoledì e che costituiscono la “teologia del corpo”, forse uno dei lasciti più importanti del pontificato, e che dovrebbero stare alla base dei corsi prematrimoniali.
Ritornare al principio significa uscire dalle sterili polemiche che affliggono e dividono la Chiesa oggi e cercare invece nel progetto di Dio, all’inizio, la verità e il bene per le persone. Il matrimonio infatti, spiega Caffarra, è indissolubile e non può essere sciolto neppure dal Pontefice, se è valido, come ribadì proprio Giovanni Paolo II nel discorso alla Sacra Rota del 21 gennaio 2000. Quindi la discussione sulla possibilità di dare la comunione ai divorziati è una non discussione, per la cui soluzione il cardinale di Bologna invita a rileggere proprio la Familiaris consortio.
L’intervento di Caffarra ricorda anche come sia stata profetica l’enciclica di papa Paolo VI Humanae vitae, che nel 1968 denunciò il fatto che, separando procreazione e sessualità coniugale, si creavano le basi del successivo disfacimento della famiglia e della imponente crisi demografica: from sex without babies to babies without sex, scrive Caffarra fotografando la situazione attuale.
Ma la cosa che mi colpisce di più nelle sue parole è l’invito, implicito ma evidente, rivolto in modo speciale ai parroci, ai vescovi, a chi si occupa di matrimonio e famiglia, a prendere dal tesoro del Magistero cattolico la forza della verità per affrontare le soluzioni pastorali che riguardano le coppie di sposi. Soluzioni che si preoccupino certamente dei grandi problemi di oggi, del fatto che un “pensiero avverso” è penetrato nella cultura dominante e soprattutto che oggi i matrimoni spesso non sono validi, spesso si sfaldano nel giro di pochi anni e ciononostante la Chiesa deve amare queste persone ferite e preoccuparsi della loro salvezza con un’attenzione e uno zelo ancora maggiori di quello previsto per chi non ha conosciuto questo tipo di ferite.
Tuttavia il richiamo di Caffarra è alla bellezza del progetto di Dio sulla sessualità che lega l’uomo e la donna nel matrimonio per sempre. Se non ci convinceremo che la prima preoccupazione dell’educazione dei giovani deve consistere nel mostrare loro la bellezza del matrimonio che fonda la famiglia e quindi nell’insegnare un’antropologia adeguata, non riusciremo mai a risalire la china. Ha scritto bene lo statistico Roberto Volpi che i giovani oggi non si sposano soprattutto perché non desiderano fare famiglia, non la ritengono un ideale da perseguire.
Allora cerchiamo di attrezzarci in questo senso. Le catechesi sull’amore umano sono troppo lunghe e difficili? Leggiamo e usiamo la Familiaris consortio. E se anche quest’ultima risultasse ostica segnalo tre piccoli libri, scritti da un laico francese, Yves Semen, filosofo e padre di sette figli: La sessualità secondo Giovanni Paolo II (2005, 5 ed.), La famiglia secondo Giovanni Paolo II (2012), La spiritualità coniugale secondo Giovanni Paolo II (2011, 2 ed.).
Leggeteli, vi faranno bene e soprattutto faranno innamorare del Padre e della sua attenzione verso i figli.