L’esposizione universale può essere occasione per riflettere sul ruolo sociale della famiglia, anche in tema di nutrizione. Nel nostro mondo, in crisi economica ma soprattutto di valori, e nei continenti emergenti, vittime della fame ma ricattati delle campagne neo malthusiane delle potenze occidentali.
Nella mia città, Milano, in occasione di EXPO, ci saranno 20.000 eventi dedicati al tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Ho già scritto delle riflessioni su questo tema, da un punto di vista sociale e antropologico: da sempre il nutrimento non riguarda solo l’aspetto biologico ma ha anche importanti riflessi di ordine culturale, sociale e simbolico. E’ una pratica di socializzazione: ogni civiltà ha i suoi riti, le sue tradizioni. Non è un caso se la frantumazione della società e la crisi delle relazioni interpersonali fanno sentire i loro effetti anche sulle abitudini alimentari.
Approfittando del fatto che nei prossimi sei mesi si parlerà molto di nutrizione, alla ricerca di soluzioni ai tanti problemi del pianeta, mi piacerebbe se emergesse anche una riflessione sul rapporto tra famiglia e alimentazione. Ci impegniamo tanto, lo sapete, nella battaglia per affermare il valore sociale della famiglia e la necessità da parte delle istituzioni di sostenerla proprio per il progresso e la crescita anche economica della società. Senza la famiglia non c’è futuro: e anche per quanto riguarda la nutrizione essa è il soggetto – chiave per un corretto approccio alimentare, è garanzia di valorizzazione e attenzione nei confronti di ogni persona, per la salvaguardia e per il corretto sviluppo di ogni suo componente, in particolare dei più fragili.
Obiettivo di Expo Milano (leggiamo dal sito ufficiale) è quello di lasciare un «know-how in grado di ottimizzare la catena alimentare proponendo nuove prospettive, riducendo gli sprechi, aumentando la sicurezza alimentare e recuperando il valore nutrizionale del cibo». (www.expo2015.org): la famiglia è il soggetto dal quale non si può prescindere per il raggiungimento di questi obiettivi.
Alcuni esempi? In famiglia c’è (o almeno ci dovrebbe essere) trasmissione di una sapienza gastronomica di madre in figlia, garanzia di tradizione ma anche di salute, regole e attenzione al prossimo, rispetto dei tempi e dei luoghi, igiene e prevenzione, senza però rinunciare al piacere e al gusto. In famiglia, bontà e salute stanno insieme. C’è attenzione alle diverse esigenze del bambino, dell’anziano, del malato. L’alimentazione implica un impegno morale di attenzione ad aspetti sociali, igienici e terapeutici. La famiglia è garanzia di queste premure.
EXPO si prefigge l’obiettivo di trovare soluzioni per: “Prevenire le nuove grandi malattie sociali della nostra epoca, dall’obesità alle patologie cardiovascolari, dai tumori alle epidemie più diffuse”. E non dimentichiamo l’anoressia, la bulimia, frutti di una società “sazia e disperata”, per citare il card. Biffi. Ma come raggiungere questi obiettivi prescindendo dalla famiglia? Sarebbe interessante aprire una riflessione senza pregiudizi ideologici, per vedere un legame tra i disturbi dell’alimentazione di origine psicologica e la crisi dell’istituto matrimoniale e le fragilità umane degli adolescenti.
Leggiamo ancora tra gli obiettivi dell’esposizione universale: “Valorizzare la conoscenza delle “tradizioni alimentari” come elementi culturali e etnici.” E chi se non la famiglia è portatrice di queste tradizioni?
E ancora: “Educare alla nutrizione per la salute e il benessere della Persona”. Come non coinvolgere la famiglia, primo soggetto educante?
Papa Francesco, nel suo saluto in occasione della cerimonia di inaugurazione della manifestazione, ha ricordato il dramma della fame nei paesi del Terzo Mondo: un problema complesso, nei confronti del quale fino ad ora c’è stato un approccio spesso ideologico e a slogan, che demonizza l’Occidente. In effetti, la nostra civiltà in declino sarebbe davvero da stigmatizzare: per le vergognose campagne di sterilizzazione, contraccezione forzata, aborto, frutto di una concezione neo malthusiana che vede nella esplosione demografica la causa della fame. Bisognerebbe invece mettere sotto i riflettori e sostenere quei progetti missionari che con grande sacrificio personale ed eroismo di tanti religiosi e laici stanno aiutando concretamente le popolazioni, difendendo la vita e la famiglia e favorendo processi di educazione: strategie che aiutano davvero quei Paesi.
Le sfide sono tante, mi piacerebbe che in questi sei mesi emergessero anche questi temi. Se non lo farà nessun altro, facciamolo noi. Potete stare certi che sul fronte della difesa della famiglia non chiuderemo i battenti il 31 ottobre.
Susanna Manzin