Il 12 settembre 2015 un popolo in pellegrinaggio compirà 20 chilometri a piedi, da Milano a Trivolzio (Pavia) per raggiungere la tomba di san Riccardo Pampuri. Ecco alcune informazioni su questa bella iniziativa, che si colloca sulla scia dei grandi pellegrinaggi.
Ci sono iniziative di pellegrinaggi anche a Milano, e meritano di essere conosciute. Tanti lettori di Comunità Ambrosiana avranno percorso le strade del pellegrinaggio di Santiago di Compostela, o la più vicina Macerata – Loreto. Sono iniziative che ci avvicinano alla grande storia dei pellegrinaggi cristiani, quelli verso la Terrasanta, verso Mont Saint Michel, verso Roma, mete cariche di storia, spiritualità e suggestione. Ma anche da Milano si può fare un pellegrinaggio molto significativo, che ha un profumo di tradizione. La meta è Trivolzio (Pavia) e la tomba di san Riccardo Pampuri. L’iniziativa, che si ripete ormai da 13 anni, è degli Amici di san Riccardo Pampuri: 20 chilometri a piedi nelle strade della bassa milanese, lungo navigli, campi arati e vecchie cascine. Si tiene sempre all’inizio di settembre e coinvolge ogni anno centinaia di persone, in numero via via crescente. Archiviate ormai le vacanze, si affidano al santo lombardo il nuovo anno scolastico, di lavoro, le ritrovate attività apostoliche e sociali, la salute fisica e spirituale dei nostri cari.
Si parte alle 7.00 da Assago alle porte di Milano (incrocio Alzaia Naviglio Pavese con Via san Bernardo) e si conclude a Trivolzio con la S. Messa delle ore 12.30. Per iscrizioni e informazioni (ci sono pullman che partono da Milano QT8 e portano ad Assago e poi riportano a Milano, ma bisogna prenotarsi entro giovedì 10 settembre) potete consultare il sito:
http://www.pellegrinaggiopampuri.org/index.html
Il senso del pellegrinaggio cristiano
La Sacra Scrittura parla della vita come pellegrinaggio terreno verso una meta soprannaturale, un tempo dedicato al viaggio verso l’eternità promessa. Ogni cristiano è pellegrino, esule, cittadino dei cieli confinato temporaneamente in questa valle di lacrime dove sconta i suoi peccati, si purifica, acquisisce meriti per la propria salvezza e tende alla patria celeste. Scrive san Pietro nella sua lettera: «Comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio» (1Pt, 1,17).
Fin dagli albori del Cristianesimo questa simbologia spinge i fedeli a compiere viaggi, cammini faticosi, irti di insidie ma giustificati dalla bellezza del traguardo verso il quale ci si incammina. Il pellegrinaggio in Terrasanta è stato il primo, e ancora attira milioni di persone; quello sulla tomba di Pietro a Roma è altrettanto antico ed è all’origine dei Giubilei; il pellegrinaggio a Santiago è forse il più noto ma anche la devozione all’Arcangelo Michele ha dato origine a famosi percorsi, verso Mont Saint Michel in Normandia, San Michele sul Gargano e la Sacra di san Michele in Piemonte. I Santuari mariani sono innumerevoli, e subito il pensiero corre a Lourdes e Fatima. L’uomo viator si mette in cammino, spinto dalle più diverse motivazioni. Conversione, espiazione dei peccati, richiesta di grazie spirituali o materiali, ricerca di un senso della vita. E’ bello quando questi cammini si compiono insieme, consapevoli del nostro essere comunità, bisognosi di percorrere la strada come parte di un gruppo che ci sostiene; ma è altrettanto bello quando si sceglie volutamente di compierli da soli, per cercare un più intenso colloquio con Dio, nella solitudine.
E’ significativo che, in questo mondo così secolarizzato e che conosce un intiepidirsi della fede, il pellegrinaggio resti una pratica molto diffusa e che non conosce crisi, e che anzi dà vita a nuove iniziative, a nuove mete, come dimostra questa esperienza di Trivolzio.
La vita di san Riccardo Pampuri
Ma chi era San Riccardo Pampuri? Erminio Pampuri (prenderà il nome di Riccardo quando diverrà religioso) nasce a Trivolzio il 2 agosto 1897, si iscrive alla facoltà di medicina nell’Università di Pavia, laureandosi col massimo dei voti. Viene nominato medico condotto di Morimondo, in provincia di Milano, località nota per la sua abbazia cistercense, e svolge la sua professione con grande competenza ma anche con fulgida testimonianza cristiana. Visita gli infermi senza mai risparmiarsi né di giorno né di notte. Essendo i malati in gran parte poveri, regala loro medicine, danaro, alimenti, vestiti, coperte, ed estende la sua carità anche ai pazienti delle cascine vicine, di altri paesi e località.
Assiduo nella preghiera e nella partecipazione alla S. Messa quotidiana, è devotissimo della beata Vergine Maria: recita il Rosario anche più volte al giorno.
A Morimondo è prezioso collaboratore del parroco. Organizza tante iniziative apostoliche e turni di esercizi spirituali ignaziani.
Decide di abbracciare la vita religiosa ospedaliera nell’Ordine di San Giovanni di Dio (“Fatebenefratelli”) per potere così crescere ulteriormente nella perfezione evangelica e nello stesso tempo continuare l’esercizio della professione medica a sollievo dei malati: il 24 ottobre 1928 emette i voti religiosi, prendendo il nome di Fra Riccardo. Muore a causa di una broncopolmonite il 1° maggio 1930, a 33 anni di età, “lasciando il ricordo di un medico che seppe trasformare la propria professione in missione di carità, e di un religioso che riprodusse in sé la figura del vero figlio di S. Giovanni di Dio” (Decreto di eroicità delle virtù, 12 giugno 1978).
Dopo la morte, la fama di santità, che già riscuoteva in vita, si diffonde largamente. Viene beatificato da San Giovanni Paolo II il 4 ottobre 1981 e canonizzato il 1° novembre 1989.
Il corpo di San Riccardo Pampuri è custodito e venerato nella Chiesa parrocchiale di Trivolzio (Pavia) nella cappella a lui dedicata, meta di continui pellegrinaggi.
Il 12 settembre 2015 un gruppo numeroso di fedeli ambrosiani percorreranno quel cammino, mettendo ai piedi della tomba di san Riccardo le loro intenzioni e quelli delle persone a loro care. A cosa di deve il successo di san Riccardo, soprattutto tra i giovani? Non solo ai miracoli, che pure arrivano e copiosi. Ma anche al modello di un uomo che, nella Lombardia del ‘900, non si fece attirare dall’influenza rivoluzionaria, libertina, nichilista, relativista, ma prese sul serio il suo essere uomo, studente, medico, apostolo, religioso. Come scrive Rino Cammilleri nella sua biografia di san Riccardo: «Se proprio si deve assumere un modello, tanto vale prendere, una volta tanto, il migliore sulla piazza.»
Susanna Manzin