«Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio viene estromesso dalla coscienza pubblica»
(Dichiarazione congiunta di Papa Francesco e del Patriarca di Mosca Kirill, del 12-2-2016).
“Che paura possono fare due persone che si amano? A me fanno paura quelli che si odiano, non quelli che si amano”. Così invece Matteo Renzi ha affrontato il capitolo unioni civili all’Assemblea del suo Pd. Banalizzando, come fa quasi sempre, quando il discorso politico tocca i principi, sui quali è palesemente a disagio.
Renzi rappresenta in politica una versione moderata del relativismo, rispetto a quella estrema del movimento 5 Stelle. Un relativismo non tanto ideologico, ma pragmatico, al quale non piacciono le dichiarazioni eclatanti mentre interessa la conquista o il mantenimento di pezzi di potere.
In sostanza, secondo Renzi le unioni civili sono necessarie perchè le lobby gay sono ricche e potenti e tutti i poteri forti in Occidente tendono in quella direzione. Tutti i poteri tranne il potere che viene dal popolo, quello che dovrebbe significare l’idea di democrazia. E allora Renzi vorrebbe dare un “contentino” anche a quella parte del popolo che riconosce nella famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna l’unica base della società. E quindi immagina un “contentino“, magari rappresentato dallo stralcio dell’art. 5 del ddl Cirinná, quello che prevede le adozioni dei bambini da parte di coppie omosessuali. Oppure pensa di cavarsela dichiarando l’utero in affitto un reato penale. Dopo il “contentino” il voto di fiducia, per blindare la maggioranza e fare passare la legge, per quindi vantarsi di essere stato il primo premier in grado di portare le unioni civili in Italia.
Vedremo nei prossimi giorni come andrà a finire. Intanto smettiamola col Renzi cattolico, che fa la comunione la domenica a messa con la sua famiglia eterosessuale. Non siamo abituati a entrare nella coscienza delle persone e ci guardiamo bene dal farlo anche adesso. Ma un cattolico è chiamato a un minimo di coerenza, soprattutto se investe una posizione pubblica. Renzi sa benissimo cosa afferma la Chiesa sul punto e sa anche che il Catechismo non inventa la dottrina, ma la ricava dalla natura umana. Che sia deplorevole mettere sullo stesso piano unioni civili omosessuali e matrimonio attribuendo alle prime un riconoscimento pubblico lo si ricava dal Magistero della Chiesa per i cattolici (come Renzi dice di essere) oppure dal buon senso per chi non ha il dono della fede. Diverso è il riconoscimento dei diritti fondamentali della persona omosessuale, che gli derivano dall’essere persona e dal fatto che lo Stato non sanziona gli affetti fra le persone, anche se disordinati.
Piuttosto, riflettiamo sulla dichiarazione comune del Papa e del Patriarca di Mosca. L’incontro è stato un evento storico mai accaduto dopo lo scisma del 1054 che separò le chiese orientali da Roma. Esso ha una portata enorme per la grande importanza del Patriarcato di Mosca nei confronti dei 284 milioni di ortodossi, ma anche per il suo contenuto.
Cattolici e ortodossi, secondo la Dichiarazione comune, si impegnano per difendere la libertà dei cristiani perseguitati, minacciata dal terrorismo islamico soprattutto in Medio Oriente. Ma la libertà religiosa è minacciata anche in Occidente, a causa del relativismo:
«In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa».
Queste dichiarazioni non piaceranno ai governi occidentali che impongono, spesso contro la volontà dei rispettivi popoli, l’equiparazione delle unioni omosessuali alla famiglia, e attentano al diritto alla vita, estendendo il diritto di abortire e introducendo l’eutanasia.
Da parte nostra non smettiamo di ricordarne il contenuto, celebrando sia l’evento sia i contenuti della Dichiarazione.
Marco Invernizzzi