C’è qualcosa di surreale nella descrizione che Ezio Mauro su Repubblica di venerdì 26 febbraio fa del partito conservatore che mancherebbe oggi in Italia. La destra auspicata da Mauro sarebbe moderata ovviamente, non populista cioè non su posizioni antiistituzionali e rispettosa degli avversari, disposta ad accettare i mutamenti purché avvengano gradualmente, come avrebbe auspicato Prezzolini, con il sentimento (che significa?) della tradizione. Ora, per Ezio Mauro questa destra non esiste e non è mai nata in Italia, mentre una neo destra avanza, antiistituzionale, incapace di dialogo, immoderata, naturalmente populista, uno degli slogan che vanno per la maggiore da quando le forze sovversive si sono accorte che buona parte del popolo non la pensa come loro. Questa analisi è stata pubblicata il giorno dopo lo scempio del diritto parlamentare compiuto dal governo di Matteo Renzi, che ha posto la fiducia su un disegno di legge che riguarda l’introduzione di un nuovo modello di famiglia, dopo avere promesso il voto di coscienza ai suoi parlamentari divisi sul tema. È inutile che vi ripeta ciò che sapete e avete letto in queste ore: siamo di fronte a un’emergenza democratica perchè Renzi ha in mente un progetto di conquista e mantenimento del potere molto pericoloso per le nostre libertà e non si stancherà di cercare di raggiungerlo. Di fronte a questa emergenza molti si interrogano su che cosa fare e chi votare, a partire dalle prossime elezioni amministrative. Effettivamente a questo elettore conservatore o moderato manca oggi un punto di riferimento politico che lo possa pienamente soddisfare. La Lega per esempio è un partito che ha mostrato coerenza sui principi inerenti la famiglia, ma è un partito regionale e non soddisfa, per esempio per un elettore cattolico attento alla dottrina sociale della Chiesa, per le sue posizioni sul l’immigrazione. La destra “dentro” il sistema auspicata da Ezio Mauro sembra una destra da circo, politicamente corretta, che dice in modo più moderato le stesse cose della sinistra, soprattutto quando sono in gioco i valori fondamentali. È una destra timida e ambigua sui valori di fondo, come per esempio è stata timida e ambigua la politica di Forza Italia sul tema delle unioni civili, salvo qualche suo singolo esponente che si è battuto con coraggio, ma in modo isolato dal partito. La destra invece fuori dal sistema temuta da Mauro, quella populista, è un’altra destra di comodo, che potrà aumentare nei consensi se e quando l’immigrazione diventasse un problema ancora più preoccupante, ma sarebbe una destra sempre perdente, perché incapace di convincere, capace solo di gridare contro un nemico che spesso non è neppure quello più pericoloso. Dove allora trovare questo partito conservatore che non c’è mai stato in Italia? Come costruirlo? Da dove partire? E come evitare che assomigli a quello che vorrebbero che fosse i suoi avversari, come Ezio Mauro, che lo descrivono in maniera caricaturale? Qualcuno vorrebbe partire dal Comitato che ha portato in piazza a Roma il 20 giugno 2015 e lo scorso 30 gennaio milioni di italiani profamily, contro il ddl Cirinná e contro la penetrazione del gender nelle scuole e nella società italiana. Cosi facendo si rischierebbe di vanificare un lavoro meraviglioso svolto in questi due anni, che ha prodotto ottimi risultati e sta aggregando molte persone sul territorio. Ma, appunto, le sta aggregando sulla difesa e promozione della famiglia, non per fare un partito. Diverso è il discorso sul fatto che esiste una legittima richiesta da parte di questo popolo di avere dei rappresentanti politici. Che fare allora? Come cercare di rispondere a questa domanda senza pregiudicare l’azione di un comitato che nasce per difendere i figli, non per presentarsi alle elezioni? Anzitutto bisogna considerare che una forza politica nasce da una cultura diffusa, da un “comune sentire” che va costruito. Come farlo? Pur non essendo un movimento confessionale, una forza politica conservatrice dovrebbe attingere alle radici cristiane della nostra storia per formulare i propri principi e quindi riferirsi alla dottrina sociale della Chiesa. Quello che è spesso mancato nella nostra storia politica è appunto quella sfera intermedia fra l’insegnamento della Chiesa e l’azione politica, ciòè una realtà culturale e civile che porti ai politici e ai partiti la dottrina sociale, fungendo come da corpo intermedio. Nella storia italiana questo compito è stato svolto prima dall’Opera dei congressi, il movimento cattolico che operò dal 1874 al 1904, quando però ai cattolici era vietato partecipare alle elezioni politiche. Il secondo modello fu l’Unione elettorale cattolica, che organizzo le elezioni del 1913, che videro l’ingresso in Parlamento di 228 deputati eletti col voto determinante dei cattolici Infine, il terzo modello a cui possiamo guardare per ispirare la nostra azione ( che non sarà mai identica al passato) sono i Comitati civici fondati da Luigi Gedda in previsione delle elezioni del 18 aprile 1948, che videro il trionfo della Dc grazie al lavoro determinante di questi comitati. Sono solo esempi a cui guardare, consapevoli che la storia non si ripete ma dalla storia si può imparare come fare nel presente. E questi esempi ci aiutano a capire che una forza politica ha necessità di un mondo che la sostenga, con principi culturali condivisi, proprio per evitare che la forza politica vada per conto suo, prescindendo dai principi che la ispirarono e contro gli interessi del suo elettorato, proprio come fece la Dc favorendo il processo di secolarizzazione del Paese. Di questa realtà che aggreghi il popolo delle famiglie su una cultura politica condivisa abbiamo anzitutto bisogno. Prima, o almeno accanto, all’impegno elettorale.
Notizie correlate
Lascia un commento