In una scuola materna di Milano la Festa del Papà è sostituita da un lavoretto sulla diverse etnie. Scoppia la polemica. Ma è un lungo processo rivoluzionario quello che ha attaccato il principio di autorità, di cui il padre è la migliore manifestazione.
La notizia rimbalza su tutte le agenzie: nella scuola materna di Via Toce a Milano, nel quartiere Isola, la Festa del Papà è stata sostituita con una programmazione didattica dedicata alle diverse etnie. La scuola si è nascosta dietro un no comment: “Siamo una scuola comunale e non possiamo rilasciare alcuna dichiarazione – ha replicato la segretaria didattica – rivolgetevi alla nostra direzione di settore“. I genitori dei bambini hanno protestato: dietro la decisione pare che ci sia la volontà di non urtare la sensibilità di alcuni bambini che avrebbero due mamme o due papà. Dunque nessun lavoretto, disegno, poesia da portare a casa al papà. Si farà un elaborato sulle diverse etnie del mondo.
Le reazioni politiche
Si avvicinano le elezioni a Milano per eleggere il nuovo sindaco, e alcuni politici non si fanno scappare l’occasione per polemizzare con la giunta di Pisapia: Nicolò Mardegan, candidato sindaco della lista civica di centrodestra NoixMilano si è recato davanti alla scuola materna per esprimere il suo sostegno alla famiglia naturale e così si esprime su facebook: “Siamo indignati dalla decisione delle insegnanti dell’asilo di via Toce che hanno ben pensato, in rispetto di una presunta ideologia gender, di non organizzare i classici lavoretti di classe da regalare ai papà per il prossimo 19 marzo. Troviamo vergognoso come, per l’ennesima volta, i docenti delle scuole di Milano si trovino a piegarsi a dettami ideologici spacciati da questa giunta per rispetto delle diversità, sessuali e culturali.”
Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano e capolista di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale ha dichiarato: “Siamo indignati e vogliamo esprimere il nostro sostegno alla famiglia naturale, continuamente vessata da un’amministrazione che preferisce genitore 1 e genitore 2 e che cerca di indottrinare i nostri figli al fatto che padre e madre sono da abolire.”
Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord definisce “una follia” l’iniziativa: “Questo episodio, comunque, conferma che nelle scuole dell’area di Milano stiamo assistendo ad un inquietante deriva, con divieti di esporre i crocifissi nelle aule e feste di Natale annullate per non turbare le sensibilità degli studenti di altre fedi religiose, una deriva che non può non preoccupare, perché è chiaro che ci sono troppi presidi o direttori di istituti scolastici che approfittano del loro ruolo per fare politica e tentare di indottrinare i bambini in tenera età con le loro ideologie, giuste o sbagliate che si possano considerare. Basta con i ‘cattivi maestri’, basta fare politica sulla pelle dei bambini“.
Una maestra, a proposito di questa polemica della Festa del papà, mi ha detto in confidenza che in realtà, a prescindere dal caso di figli di omosessuali, le maestre devono affrontare anche il problema dei figli di genitori separati: sono sempre di più nelle classi i bambini che raccontano di vivere con la mamma e di non vedere quasi mai il papà, bambini che non sanno a chi dare quel lavoretto fatto in classe il 19 marzo. Padri che hanno lasciato la famiglia abbandonando la moglie e i figli al loro destino ma anche casi di madri che impediscono ai padri di vedere i figli.
Il problema della mancanza della figura paterna è grave e molto più generalizzato di quanto pensiamo.
L’attacco all’autorità nel processo rivoluzionario
Se la storia dei “cattivi maestri” viene da lontano, anche l’eliminazione culturale del padre è un concetto che viene da lontano, spiegato magistralmente da Plinio Correa de Oliveira nel suo saggio Rivoluzione e Contro-Rivoluzione: è il frutto di un lungo processo rivoluzionario, dalla Rivoluzione protestante fino al Sessantotto, che ha portato alla crisi del principio di autorità, fino al “vietato vietare” e al “non abbiamo bisogno di padri” della cultura sessantottina.
La società dell’assenza del padre è la società dell’assenza della norma morale. Ma sono gravissime le conseguenze sociali, familiari ed educative. Il padre è colui che indica la direzione al figlio, che corregge ma con amore, incarna l’autorità ma nel senso più profondo della etimologia latina: dal vergo augere, fare crescere.
Oggi l’attacco all’uomo è attacco alla realtà naturale, della quale non si rispettano le regole. La paternità e la maternità diventano optional. L’ideologia di genere è la teorizzazione di questo attacco alla natura, aggredita dalla cultura dominante. Ci si accorge dell’enormità della posta in gioco? No perché la ragione è oscurata, esistono solo i desideri, i capricci.
Oggi mancano i padri, quelli veri, sentiamo il bisogno più che mai di un padre. Si alza ancora oggi il forte grido di Telemaco, il figlio di Ulisse: «Se quello che i mortali desiderano potesse avverarsi, per prima cosa vorrei il ritorno del padre».
Susanna Manzin