Libro forse un po’ datato (2006), ma perfettamente attuale, Il Dramma dell’Europa senza Cristo del sociologo Massimo Introvigne, presidente del CESNUR (Centro Studi Nuove Religioni) e reggente vicario dell’associazione Alleanza Cattolica, annuncia già nel sottotitolo lo scopo che il volume si prefigge: descrivere lo stato di debolezza in cui, inconsapevolmente, l’Europa secolarizzata si è ridotta nel confronto con altre civiltà (l’Islam, ma anche la Cina comunista), che non hanno disconosciuto e non hanno l’intenzione di disconoscere i propri valori fondanti. L’Europa si ritrova isolata anche nello stesso Occidente, dove gli Stati Uniti rappresentano l’esempio opposto di una civiltà occidentale in cui consapevolezza delle radici giudaico-cristiane, fermezza in politica estera e successo economico vanno di pari passo.
Nell’introduzione l’autore, che si è sempre distinto per solidità scientifica (e questo libro non fa eccezione), annuncia di voler per una volta parlare “da cattolico ai cattolici e a quanti pensano che l’identità cattolica ed occidentale dell’Europa sia minacciata dal relativismo”. E’ un po’ lo stesso scopo che si era prefisso La cattedrale e il cubo (2004) dell’americano George Weigel, che anche lui aveva giocato sui paragoni tra i simboli della Cristianità medievale (Notre Dame di Parigi), una civiltà plurale ed articolata proprio perché aveva riferimenti precisi, e quelli della modernità laicista (L’arco cubico della Defense, sempre a Parigi), anonimi e disarmonici rispetto al resto dell’ambiente urbano.
Introvigne non vuole compiere una semplice ripresa del tema di Weigel, ma amplia lo spettro della riflessione grazie alle sue doti di sociologo, che lo portano ad individuare nella Prima guerra mondiale (1914-18), preparata da decenni di nazionalismo senza Dio, nichilismo e riduzione dello spazio pubblico della Chiesa, l’origine di tutte le altre crisi che travolsero l’Europa nel corso del XX secolo. Eccolo allora indagare il magma nichilistico ed occultistico del lato oscuro dell’Europa, fino a scovare storie illuminanti, come quella di Hanussen (nato nel 1889, quindi coetaneo di Adolf Hitler), il veggente ebreo dalle cui labbra prendevano paradossalmente i nazisti, che predisse l’incendio del Reichstag (1933). Oppure sondare l’atteggiamento anticattolico soggiacente molte scelte politiche contemporanee, come il mancato inserimento della menzione delle radici cristiane dell’Europa nella costituzione della UE o il governo Zapatero in Spagna.
Quando Introvigne compose l’opera non era ancora iniziata la crisi economica attuale ed alcuni suoi riferimenti sono stati superati da fatti successivi (ad es. richiama il caso Terry Schiavo negli USA, ma nel 2009 è accaduta la vicenda analoga di Eluana Englaro in Italia), tuttavia la sua analisi è tutt’ora valida, perché individua le cause morali profonde della crisi. Un continente spopolato dall’aborto e dall’eutanasia, che propugna lo statalismo più arcigno e rifiuta la propria stessa Storia non può che avvitarsi in una spirale, da cui può uscire solo se, come la Polonia e gli Stati Uniti, riscopre le proprie radici, che corrispondono alla civiltà cristiana.
Michele Brambilla