Tra le tante necessarie revisioni storiche c’è quella della Grande guerra (1914-1918). Solo dalla storia può venire la scoperta di un’identità nazionale, che oggi manca. Ma da una storia che affronti la realtà senza paura di scontrarsi con quanto ci hanno insegnato a scuola.
«Ognuno invocava lo stesso Dio per distruggere uomini della stessa fede. Tranne la grande e non ascoltata parola del Papa Benedetto XV, nobile e incompreso Pontefice, … nessuna parola, nessun sentimento di religione abbreviarono di un’ora sola gli orrori della guerra».
Sono le parole di Francesco Saverio Nitti, uno statista e uomo politico liberale, non cattolico, ma intellettualmente onesto.
Queste parole descrivono una sconfitta di enorme portata che subì la Chiesa nel corso di quell’anno, una sconfitta percepita da papa san Pio X che morì per il grande dolore poche settimane dopo aver appreso dell’inizio del conflitto, ma anche dal suo successore, Benedetto XV, che guidò la Chiesa per soli otto anni nonostante la giovane età per fare il Papa (1854-1922). Certamente i nove milioni di morti, certamente l’«inutile strage» come scriverà il Pontefice nella Nota ai belligeranti del 1917, ma soprattutto la guerra incredibile e incresciosa che si fecero per cinque anni popoli cristiani, senza che ci fossero “buoni” o “cattivi”, con interi episcopati coinvolti nel sostegno ai rispettivi Stati, in un clima che vide esplodere un nuovo nazionalismo (di “destra”, diremmo oggi) accanto e a volte al posto del nazionalismo democratico e repubblicano che aveva dominato la scena fino ad allora, erede della Rivoluzione francese.
Una sconfitta per la Chiesa che vide cristiani contro cristiani, cattolici contro cattolici, ma una sconfitta in generale per ogni forma di civiltà, perché la guerra cominciò nel 1914, quando pochi se l’aspettavano, ma non finì nel 1918, se non temporaneamente, per riprendere dopo soltanto trent’anni, quando ritornarono a esplodere i rancori mai metabolizzati che i Trattati per la pace a Versailles avevano esasperato, al termine del conflitto, invece che cercare di affrontare e sedare.
La Grande guerra segnò una radicale contrapposizione fra l’Europa degli Stati nazionali che nasceva nel 1918 con la soppressione di quattro imperi, e la Chiesa, espressione della religione che aveva tenuto insieme i tanti popoli europei per secoli e secoli. La Santa Sede non venne neppure invitata ai trattati di pace, che appunto segnarono un trattamento così offensivo e vendicatorio nei confronti della Germania da originare quel rancore che covò appunto per vent’anni (21), prima di esplodere nel nazismo e nella Seconda guerra mondiale (1939-1945).
Sconfitto, ma profetico nella sua testimonianza fu il Papa che proprio nel settembre 1914 cominciò a guidare la Chiesa. Benedetto XV non deve essere ricordato soltanto per la Nota ai paesi in guerra del 1917 nella quale pronunciò la celebre frase sulla guerra come «inutile strage», ma anche per tutto quello che fece negli anni del pontificato per scongiurare, abbreviare e alleviare il dolore causato dal conflitto. Lo ha ricordato anche papa Francesco incontrando i membri del Pontificio consiglio delle scienze storiche il 12 aprile 2014 e lo ricorderanno tutti coloro che in questo 2014 celebreranno secondo verità il triste centenario, così come dovrebbero farlo tutti gli italiani che nel 2015 ricorderanno l’ingresso in guerra dell’Italia, dieci mesi dopo avere capovolto le alleanze che la vedevano accanto a Germania e Austria nella Triplice alleanza ancora all’inizio del conflitto, nell’agosto 1914, mentre il 24 maggio 1915 l’Italia comincerà la guerra contro i suoi precedenti alleati.
Avremo modo di ritornare su questa data problematica, se non infausta, ma oggi dobbiamo almeno considerare la grande figura del Pontefice, che seppe denunciare la guerra e dovette soffrire profondamente vedendo popoli cattolici ed episcopati contrapporsi perché vittime di un nazionalismo che era penetrato nella vita pubblica e aveva sostituito il cristianesimo come criterio di giudizio della storia e della vita pubblica.
Marco Invernizzi