Una grande santa, un personaggio straordinario, amata da tutti e insignita anche del Premio Nobel per la Pace. Ma temo che in occasione della sua canonizzazione, che si terrà domenica 4 settembre, si narreranno soprattutto le opere di misericordia corporale, quel suo chinarsi verso i più poveri, i più sofferenti, i moribondi abbandonati da tutti. Perché quando i cattolici fanno queste cose è facile avere l’applauso del mondo. Ma con tutta probabilità verranno taciuti alcuni aspetti della sua vita che sono invece molto rilevanti per capire la sua personalità e il suo carisma, ma che sono politicamente scorretti. Perché fino a quando si dà da mangiare agli affamati va tutto bene, ma quando si parla male dell’aborto o del comunismo, allora meglio stendere una cortina di silenzio.
Al servizio della vita
Conoscendo più da vicino Madre Teresa, ho scoperto in lei alcune affinità con l’apostolato di Alleanza Cattolica: matura la vocazione religiosa facendo gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, è molto devota alla Madonna di Fatima, di cui tiene una statua nella sua casa. Si impegna verso tutto quello che deturpa la società nei suoi aspetti morali: suscitano in lei vera ripugnanza le politiche di aborto e sterilizzazione del governo indiano, come soluzione al rapido incremento demografico dell’India, e fa pressione presso Indira Ghandi affinchè ritiri quelle politiche demografiche. Accoglie con grande entusiasmo l’enciclica di Paolo VI “Humanae vitae” e si impegna per la diffusione dei metodi naturali, dimostrando nei fatti quanto siano efficaci e semplici da apprendere anche da parte delle persone più umili.
Non tollera mancanze di rispetto verso il Papa e il Magistero della Chiesa, soprattutto in materia di matrimonio o di morale sessuale. Non approva il lassismo che vede serpeggiare nella Chiesa, la mancanza di disciplina nella preghiera, il contegno non appropriato in cappella, il fatto che alcuni preti e suore non vestano abiti religiosi.
Apre le sue case anche in Occidente, del quale vedeva la grande povertà spirituale: «Qui avete la società del benessere, nessuno muore di fame. Ma c’è un’altra povertà. La povertà dello spirito, della solitudine, dell’essere rifiutati». Ricorda che, mentre la fame fisica è relativamente facile da risolvere con una fetta di pane o una compressa di vitamine, la povertà spirituale dell’Occidente è un problema assai più complesso.
Dei Paesi comunisti dice: «La loro povertà è più estrema, perché sono privati della più vitale delle ricchezze, la conoscenza di Dio».
L’11 dicembre 1979 le viene conferito il Premio Nobel per la Pace. Fa scalpore, in quell’occasione, il suo discorso contro l’aborto: «Io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa. E leggiamo nelle Scritture, perché Dio lo dice molto chiaramente: “Anche se una madre dimenticasse il suo bambino, io non ti dimenticherò. Ti ho inciso sul palmo della mano”. Siamo incisi nel palmo della sua mano, così vicini a Lui che un bambino non nato è stato inciso nel palmo della mano di Dio. E quello che mi colpisce di più è l’inizio di questa frase, che “Persino se una madre potesse dimenticare, qualcosa di impossibile, ma perfino se si potesse dimenticare, io non ti dimenticherò”. E oggi il più grande mezzo, il più grande distruttore della pace è l’aborto. E noi che stiamo qui, i nostri genitori ci hanno voluti. Non saremmo qui se i nostri genitori non lo avessero fatto. I nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro? Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla».
La vita spirituale: anima del suo successo apostolico
Da Calcutta la sua opera si irradia in tutto il mondo: oggi si contano 762 case sparse nei cinque continenti. Tutti noi conosciamo le Suore della Carità, con il loro sari bianco e azzurro, ma Madre Teresa ha fondato anche un ramo maschile di frati, i Fratelli Missionari della Carità; un ramo contemplativo femminile e uno maschile, legando in gemellaggio le case di vita attiva e i conventi contemplativi. E’ stata costituita l’Associazione Internazionale dei collaboratori laici di Madre Teresa e l’associazione dei “Collaboratori malati e sofferenti”: persone che decidono di offrire le loro sofferenze per l’opera di Madre Teresa.
Tutto è fondato sulla preghiera, su un’intensa vita spirituale. La giornata delle Suore della Carità è scandita dall’ ”Ora et labora”, molto spazio è dedicato anche allo studio del catechismo e alla formazione. Pregano continuamente, recitano il rosario mentre camminano per la città; ogni anno fanno gli Esercizi di Sant’Ignazio. Madre Teresa definisce le sue consorelle: “Contemplative nel mondo”. Per questo si rifiuta di addestrare le assistenti sociali governative, così come le era stato chiesto, perché spiega che il successo delle sue opere caritative è dovuto non ad una tecnica avanzata o ad una innovativa strategia, ma solo ad un grande amore a Cristo.
Muore il 5 settembre 1997, viene beatificata da Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003 e verrà canonizzata il 4 settembre 2016.
Una volta un Senatore degli Stati Uniti le chiese se a volte non si sentiva scoraggiata dalle dimensioni dei problemi e dal poco che, in realtà, lei riusciva a fare. Lei rispose: «Dio non mi ha chiamato ad essere una persona di successo: m’ha chiamata ad essere fedele».
Susanna Manzin