«Sic haec dies festa nobis»: “Questo sia per noi un giorno di festa”. Così canteremo tra poco con l’inno O Redemptor, sume carmen mentre verranno portati, insieme al pane e al vino, i vasi contenenti gli oli. Nell’odierno sacrificio eucaristico, in cui si innesta la benedizione del crisma, facciamo memoria del dono di essere costituiti come popolo sacerdotale, come famiglia dei figli di Dio. (…).
Nello Spirito Gesù realizza l’opera di consolazione e di liberazione dei poveri e degli afflitti. Sulla scorta dell’anno giubilare, l’anno di grazia, viene annunciata come realtà presente la redenzione degli uomini, il cui frutto è un popolo nuovo, «la stirpe benedetta dal Signore» (Lettura, Is 61, 9). Un popolo di consacrati nello Spirito, che annuncerà a tutti gli altri popoli la salvezza. Un popolo di consacrati – veniamo, infatti, unti con il santo crisma e con l’olio dei catecumeni – chiamati a diffondere «nel mondo il buon profumo di Cristo» (Dopo la comunione). Questo popolo è oggi qui presente, nella Chiesa Cattedrale, per testimoniare che la Messa crismale è espressione singolarmente efficace della vita della Chiesa particolare. (…).
Nel quadro del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che ci vede impegnati come Chiesa diocesana a servizio della comunione universale delle Chiese convocate qui a Milano dal Successore di Pietro, è opportuno sottolineare l’efficacia del ricorso all’esperienza familiare per meglio comprendere la Chiesa stessa.
Nell’esperienza della famiglia impariamo fin da bambini, quasi per osmosi, i cardini fondamentali dell’esistenza: quanto sia un bene l’essere nati; la fecondità della differenza, espressa dalla comunione tra il marito e la moglie, tra il padre e la madre; il dono dell’essere amati per primi, senza ancora averlo potuto meritare (non è forse questa la più elementare espressione di quella “stima a priori” che non dobbiamo cessare di perseguire come uno dei tratti imprescindibili della stessa vita ecclesiale?); la vita come compito e, quindi, come responsabilità, così come ci viene proposta dal rapporto autorevole con i genitori; la grazia della tradizione che ci radica nella storia, attraverso la catena delle generazioni, e ci permette di affrontare il futuro.
Ognuno di noi ha assimilato con il latte materno questi “fondamentali”. Li ritroviamo compiuti in modo definitivo nella Persona e nella vita di Gesù e permanentemente offerti nel Suo dono eucaristico. Nella Sua consegna al Padre, Gesù si dona nuzialmente alla Chiesa, traendola come sposa dal Suo costato trafitto. «L’Eucaristia – dice Benedetto XVI- è Cristo che si dona a noi, edificandoci continuamente come suo corpo (…) Così anche noi in ogni celebrazione confessiamo il primato del dono di Cristo. L’influsso causale dell’Eucaristia all’origine della Chiesa rivela in definitiva la precedenza non solo cronologica ma anche ontologica del suo averci amati “per primo”. Egli è per l’eternità colui che ci ama per primo» (Sacramentum caritatis 14). Cristo Sposo della Chiesa ci ama sempre per primo. Si comprende meglio, in tal modo, perché la Chiesa latina abbia identificato come particolarmente adeguato il dono verginale del celibato come uno degli elementi che caratterizzano la scelta dei ministri ordinati.
Dall’Eucaristia, che è traditio fidei, nasce la missione, l’andare nel nome di Cristo per le strade del mondo ad annunciare la salvezza a tutti i nostri fratelli uomini, cominciando, come ci ha detto il profeta, dai miseri. Per noi, uomini un po’ impagliati dell’Occidente, la missione assume i tratti della nuova evangelizzazione. Essa deve guidare tutta l’azione pastorale. In particolare, lo scopo missionario della nuova evangelizzazione dovrà essere il criterio per una equilibrata applicazione delle assai impegnative scelte che stanno interessando da qualche anno la nostra Chiesa ambrosiana: dalla riforma liturgica alle comunità pastorali, dalla prassi dell’iniziazione cristiana alla necessaria formazione permanente del clero, a cominciare dai neo-ordinati. (…).
Angelo card. Scola, arcivescovo di Milano.
Rubrica a cura di Michele Brambilla