Gesù rimane senza paragoni, e chiede di essere testimoniato da ogni battezzato
di Michele Brambilla
Ai giovani che, la sera del 20 marzo, percorrono con lui i sentieri del Giardino dei Giusti a Milano, mons. Mario Delpini chiede «il coraggio di essere originali, non di essere strani, ma coerenti con la propria coscienza anche quando il contesto è ostile al bene».
Mons. Delpini si è già scagliato più volte contro la tendenza al conformismo, a qualsiasi età. Nell’omelia della Via Crucis della Zona I (Milano), il 22 marzo, l’arcivescovo domanda proprio «che ne sapete, voi uomini e donne di questo tempo, di Dio, voi che preferite pensieri confusi, piuttosto che ascoltare Gesù, che avete la presunzione di avere opinioni originali su Dio solo perché ripetete luoghi comuni e frasi fatte, voi che vi dichiarate di fare a meno di Dio, di decidere se Dio esista o non esista?». «Noi, discepoli di Gesù, camminiamo per le strade della città portando la croce perché vogliamo professare che c’è una sola sapienza, è la sapienza della croce di Gesù», quella di un Dio “atipico”, che siede coi peccatori e per essi dona la vita.
Eppure, anche nel 2024 lo Spirito Santo si fa avanti, suscita accoglienza del Vangelo. Sono 83 i catecumeni che, la sera di sabato 23 marzo, ricevono il Credo dalle mani di mons. Delpini nella veglia in Traditione Symboli. Nell’incontro preparatorio vengono definiti «scintille scaturite da incontri con persone luminose, dalla ricerca personale, dal confronto con vicende dolorose», perché, dice l’arcivescovo, «le testimonianze sottolineano che la grazia del battesimo, scelto dai catecumeni, è frutto di incontri che il Signore ha messo sulla loro strada come occasioni. Questa è, da sempre, la via che Gesù percorre per chiamarci: una comunità che aiuta e offre un contesto in cui abitare».
Pensando alle prime comunità di discepoli, esse costituivano «un gruppo di persone che ora sono santi, ma allora non lo erano. Bisogna amare la Chiesa così come è. Talvolta, le difficoltà più serie e il giudizio più sprezzante lo troviamo in casa e questo ci scoraggia», ma anche nelle parrocchie contemporanee abitano molti santi, persone che ci sono state e ci saranno sempre vicino e che rappresentano ancora oggi autentici testimoni. «Quando arrivate al battesimo, siete chiamati a essere anche voi missionari e testimoni. Una comunità ti ha accolto e devi contribuire a costruirne una accogliente, essendo lieti che la Chiesa continui la sua missione»: è doveroso che ogni battezzato, vecchio o nuovo, lo metta in pratica.
Intervistato da Avvenire in vista della celebrazione a S. Siro coi cresimandi, convocati il 24 marzo allo Stadio Meazza, mons. Delpini usa un paragone che gli è molto caro per descrivere la maturazione della fede, quello del giardino. «Nel mio paese quasi ogni casa aveva un pezzetto di giardino, un fazzoletto di terra, pochi o tanti metri quadri. Perciò l’esperienza di coltivare si tramandava di generazione in generazione, per sapere delle stagioni, della luna, delle sementi. Il mio compito era piuttosto modesto, perché ero quasi sempre assente da casa per vivere in seminario. Ma anche in seminario ho trovato un fazzoletto di terra. Piantavo di preferenza quello che prometteva molto e in fretta e non chiedeva troppa cura», racconta mons. Delpini, per il quale la Cresima, confermazione dei doni battesimali, prepara a «rendere fecondo il seme originale che ciascuno custodisce, perché la vocazione di ciascuno manifesti la sua bellezza e porti molto frutto».
Lunedì, 25 marzo 2024