Già ai tempi di S. Ambrogio (374-97 d.C.) il sabato che precede la Domenica delle Palme era definito “in Traditione Symboli”, a significare che in quel giorno i catecumeni ricevevano dal vescovo il rotolo con le parole del Credo, da imparare a memoria prima del Battesimo nella Veglia pasquale. Il Rito ambrosiano conserva gelosamente questa dizione, che permette di anticipare di un giorno il rivestimento degli altari con i paramenti rossi della Passione. Ancora oggi l’arcidiocesi di Milano solennizza la ricorrenza organizzando nel Duomo una colossale veglia di preghiera, a cui i giovani accorrono in gran numero.
Sono ben 115 i catecumeni che la sera del 23 marzo hanno occupato le prime panche del Duomo di Milano. Alle loro spalle una fiumana enorme di ragazzi tra il liceo e l’università: le panche non riuscivano a contenerli e tanti hanno dovuto arrampicarsi sulle transenne o sedersi sul pavimento.
Dopo una serie di letture intervallate dai canti, l’atteso momento dell’omelia dell’arcivescovo. Il card. Angelo Scola parla a braccio, concedendosi però anche qualche citazione letteraria. In particolare, legge un brano de Lo studente di Checov, in cui due donne si commuovono nel sentir raccontare la Passione di Cristo come se fosse un evento dei loro giorni. “Se la vecchia aveva pianto, non era stato perché egli sapesse raccontare in modo commovente, ma perché Pietro le era caro e perché ella, con tutto l’essere suo, aveva interesse a ciò che era avvenuto nell’animo di Pietro”. Il messaggio centrale dell’omelia è proprio la presenza reale di Cristo “qui ed ora”. A tutti i presenti è consegnato un cartoncino con il Simbolo Apostolico, affinché la quotidianità sia continua testimonianza del Credo.
Agli adolescenti, presenti nel pomeriggio della domenica in Duomo per il loro momento tradizionale di preghiera con l’arcivescovo (l’anno scorso era stato a Cinisello Balsamo) il card. Scola trasmette il medesimo entusiasmo del sabato, ma soprattutto il messaggio che Cristo non è estraneo a nessun aspetto della nostra vita. “Ragazzi, la meta è un dono, non la costruiamo noi. (…) La meta è l’incontro con Gesù. (…) La Fede, nella scuola, nell’innamoramento, nelle piccole cose di tutti i giorni, inserisce la Meta nel quotidiano”.
In “mezzo” tra i due grandi bagni di folla giovane, la solenne Messa della processione degli ulivi (ore 11.00), che tocca il suo vertice “lirico” nel momento in cui l’arcivescovo sosta ai piedi dell’altare e la nuvola del’incenso sale, lenta e maestosa, verso la volta del Duomo, mentre il coro intona i 12 Kyrie eleison processionali. “La partecipazione alla liturgia di persone di diverse civiltà e culture, che ormai abitano la nostra città, è un segno assai prezioso della missione di Milano che Benedetto XVI ci ha assegnato nella recente Visita ad limina: «La Lombardia è chiamata ad essere il cuore credente dell’Europa»”.
Rubrica a cura di Michele Brambilla