La Quaresima grazia la festa della Madonna di Lourdes (11 febbraio), che quest’anno cade prima che le statue dei Santi vengano celate dietro tendaggi violacei, reali o metaforici. Essa pertanto si può svolgere con la dovuta solennità. Il cuore dei festeggiamenti, a Milano, è il santuario/parrocchia S. Maria di Lourdes, attorno al quale è stata realizzata una riproduzione della grotta di Massabielle ed una strada percorsa in processione dai malati, specialmente nella ricorrenza annuale.
Come tradizione vuole, il mattino dell’11 febbraio l’arcivescovo card. Angelo Scola si reca al santuario per la concelebrazione della Messa. Appena entrato, si inginocchia sul banco predisposto davanti all’altare maggiore, rendendo omaggio al SS. Sacramento. E’ un rito che proviene dalle visite pastorali tridentine e che il card. Scola sta riportando in auge. Lui stesso ricorda il momento in cui il beato card. Schuster compì quel gesto durante una visita a Malgrate negli anni ’50: il piccolo Angelo rimase impressionato dalla concentrazione con cui l’arcivescovo fissava il Tabernacolo.
L’omelia parla di come l’Incarnazione e la Passione abbiano reso Cristo compagno della sofferenza dell’uomo. Allo stesso modo deve fare il credente con i bisognosi. La Madonna ci segue così come è restata accanto a Gesù sul Calvario.
“La modalità con cui la Vergine ha accompagnato Gesù fin sotto la croce, restando lei – che era madre – salda e ferma nel dolore, assieme al modo con cui Dio ci ama uno a uno e non ci lascia mai, sono i pilastri che ci accompagnano nella prova della malattia”.
Il pensiero corre al “parente che tiene la mano al suo caro fino alla fine: in quella mano c’è la mano di Dio”. Non è quindi una perdita di tempo passare lunghe ore in ospedale dietro ai cari ammalati o infortunati. Situazioni come quelle affinano la capacità di ascolto, che peraltro è un dote buona anche per i giorni “normali”, perché c’è sempre qualcuno da ascoltare. E’ inoltre un gesto “profetico”, perché parla di Dio mostrandone il suo essere “per”, a favore dell’uomo vivente.
Il card. Scola consegna ai giovani dell’UNITALSI una reliquia del beato Paolo VI, che essi porteranno in tutti gli ospizi e le case dell’associazione da Milano a Lourdes, come segno di vicinanza del Papa dell’Humanae vitae, cioè del rifiuto di ogni trattamento eugenetico ed eutanasico.
“Paolo VI è stato un testimone profetico dei nostri tempi, che ci spinge a vivere la fede con gioia”
nonostante le incomprensioni di questo mondo. La vera profezia appartiene a colui che mostra lo sguardo di Dio sui tempi correnti, non a chi, con argomenti pseudo-teologici, dichiara la resa alle tendenze peggiori e le giustifica, come sta accadendo anche in questi giorni in regioni non molto lontane.
Michele Brambilla