Complice il pellegrinaggio diocesano ad Assisi (4 ottobre), la maggior parte degli oratori colloca in questi giorni la propria festa di apertura dell’anno catechistico, un appuntamento che segna la ripresa effettiva delle attività pastorali nell’arcidiocesi ambrosiana.
E’ tradizione che l’arcivescovo scriva in questa occasione a ragazzi ed educatori. Il card. Angelo Scola non manca di confermare anche questo settembre l’usanza. In Educarsi al pensiero di Cristo l’arcivescovo ha già fornito l’indirizzo verso il quale desidera che tutta la pastorale converga. A coloro che frequentano gli oratori offre in più il suggerimento di imitare l’atteggiamento dell’apostolo Pietro, “a volte un po’ testone”, ma “è bastato a Gesù uno sguardo per capire fino in fondo che dietro a quel pescatore un po’ burbero (…) c’era colui che avrebbe potuto confermare i fratelli nella fede”. Cristo scelse Simon Pietro non per la sua cultura o per la sua possanza fisica, ma perché aveva un cuore assetato d’Infinito, disposto all’ascolto e, soprattutto, di una fedeltà tenace e generosa al Maestro.
“Quest’anno impareremo anche noi a guardare il mondo con gli occhi di Gesù, con gli occhi misericordiosi di un Signore che regna appeso alla croce. In questo modo, camminando con il primo degli apostoli, vivremo l’esperienza della misericordia a cui il successore di Pietro, il nostro Papa Francesco, ci ha invitato in questo Anno Santo”.
Le celebrazioni per l’inizio dell’anno oratoriano/catechistico comprendono la veglia Redditio Symboli in Duomo, con la consegna da parte dei diciottenni di una lettera contenente i loro propositi di vita cristiana. Lo sguardo si appunta sull’esclamazione riportata in Giovanni 21,17: “Signore, tu sai tutto; lo sai che ti amo”. Il card. Scola ammette candidamente:
“Io l’ho detto assai poche volte, come avrà fatto Pietro? Pietro ci è riuscito perché Gesù ha preso l’iniziativa”,così come avviene in tutte le vocazioni.
Un moto che non riguarda solo i singoli, ma anche le nazioni. Il crocifisso di S. Damiano, la statua della Madonna di Loreto, portati in processione all’inizio della veglia tra le navate, la stessa nuova illuminazione a led della cattedrale consentono all’arcivescovo di richiamare nuovamente le profonde radici cristiane di Milano.
“E’ bellissimo vedervi così numerosi a casa vostra, il Duomo. Grazie alla nuova illuminazione oggi vediamo meglio tutti questi avvenimenti scolpiti: sono la nostra Storia, carne della nostra carne”, che rimprovera un’Europa “sulla poltrona” mentre il Medio Oriente gronda di sangue cristiano.
L’arcivescovo demanda al Successore di Pietro, come naturale in casa cattolica, la parola risolutiva sulle grandi questioni che saranno oggetto del futuro (ed ormai imminente) Sinodo ordinario sulla famiglia.
“Non bisogna aspettarsi dal Sinodo “decisioni”, queste semmai le prenderà il Papa,ma piuttosto un rinnovato slancio missionario” basato sulla riscoperta cosciente del Matrimonio nella sua valenza sacramentale. “Questa, a precise condizioni rispettose della coscienza, può consentire di verificare se i contraenti intendono fare ciò che fa la Chiesa”.
Riguardo all’ossessione mediatica per la condizione omosessuale il card. Scola ammonisce che
“ogni uomo e ogni donna (…) deve necessariamente compiere lungo tutta la sua vita” un percorso interiore “per scoprire la verità oggettiva della differenza sessuale”,
parte inscindibile della propria identità personale. Il percorso si svolge nella libertà di ciascuno, ma questa libertà non può prescindere, volenti o nolenti, dall’oggettività del dato biologico.
Michele Brambilla