“Circondare il male con il bene”: questo l’invito che ripete il card. Angelo Scola alla vigilia della memoria liturgica di S. Giuseppina Bakhita (9 febbraio secondo il Rito ambrosiano), dedicata dalla Chiesa alla riflessione sulla tratta degli esseri umani.
L’arcivescovo ha presente certamente il dramma dei profughi e dello sfruttamento di donne e bambini nei Paesi in via di sviluppo. Non a caso accoglie nella basilica di S. Ambrogio la testimonianza di Kailash Satyarthi, premio Nobel per la pace nel 2014 assieme a Malala Yousafay, la ragazzina pakistana, rifugiata in Inghilterra, ferita dagli integralisti islamici mentre andava a scuola. Satyarthi, indiano, si batte da decenni per sottrarre quanti più bambini possibile al lavoro minorile, sulla base di un senso naturale di giustizia. In proposito, la Caritas Ambrosiana lancia l’allarme sulla tratta delle ragazze nigeriane e dell’Est Europa (spesso minorenni), condotte a prostituirsi in Italia ed accolte come presunte profughe.
“Le schiave del sesso arrivano sui barconi e quando giungono in Italia hanno già imparato a memoria la storia da raccontare alle autorità per chiedere asilo. Una storia fotocopia uguale a quella delle altre, preparata da chi le traffica”.
Il Nobel coglie nell’invito dell’arcivescovo un’opportunità per unire le forze contro la tratta dovunque essa avvenga.
“Ritengo oggi che la libertà sia il dono più prezioso datoci da Dio e molti, comunque, cercano ancora di negarla. (…) Non viviamo in un mondo così povero da non poter liberare questi bambini. Non posso credere che le Chiese e le Moschee non possano farlo”, chiamando così in causa un mondo islamico nel quale il commercio di schiavi è purtroppo ancora vivo e vegeto, non solo nel “califfato” siriano, e, spesso, si verifica una riduzione alla condizione servile dei molti immigrati asiatici che si trasferiscono nella penisola arabica.
Suor Claudia Biondi, responsabile del dipartimento Caritas Ambrosiana che si occupa delle donne, denuncia che “tra i cinesi c’è molto sfruttamento, ma interventi di repressione, contrasto e lotta sono difficili perché la complicità da parte delle vittime è molto forte” a causa di un radicato, autodistruttivo spirito di corpo, che rivela per contrasto la bellezza del senso cattolico di comunità. I minori, anche in Europa, sono “vittime di sfruttamento sessuale o lavorativo, traffico di organi ed adozioni” contrarie ai loro interessi.
Questo apre il capitolo del cosiddetto “utero in affitto”, strettamente legato al ddl Cirinnà sulle “unioni civili”, in questi giorni in discussione al Senato. Il card. Scola punta il dito contro un Occidente laicista “che fa della libertà e della rivendicazione di ogni diritto dell’individuo la propria orgogliosa bandiera”, ma che proprio in nome di tali “diritti” si rende complice di un “barbaro asservimento dell’uomo all’uomo”. Nel dibattito pubblico molte volte sono paradossalmente i cristiani ad essere accusati di non porsi alla pari con gli “standard di civiltà” contemporanei. Come si è detto a Roma durante il Family Day, in realtà siamo il faro che irradia la vera luce. Davanti alla statua della Madonna di Lourdes, portata in processione per Milano la sera dell’11 febbraio, il card. Scola chiede per i credenti
“un cuore largo (…) per muovere un passo” anche “verso chi ci avesse offeso” (tante, in quelle ore, le parole di disprezzo che si riversano sui cattolici italiani) ed esorta: “affidiamo a Maria la nostra città e il Paese, assumendo, ciascuno, la nostra parte di responsabilità ecclesiale e civile”.
Michele Brambilla