In un’Italia che vede un governo non eletto correre a perdifiato sui binari della peggiore Modernità (dopo le cosiddette “unioni civili” sarebbe già stata calendarizzata in Parlamento pure l’eutanasia) l’arcivescovo di Milano visita il 19 maggio la clinica Humanitas, specializzata nella cura dei tumori. Qualcuno sul sito del settimanaleTempi si chiedeva pensoso nei giorni precedenti: “Ci sarà ancora spazio per la misericordia cristiana?”. Domanda non peregrina, visto l’intermittente campagna per la requisizione dei beni (immobiliari o meno) della Chiesa in nome della “povertà”, o le pressioni per eliminare l’obiezione di coscienza davanti a pratiche come aborto, eutanasia e matrimoni gay.
Il card. Angelo Scola comincia la sua visita alla clinica milanese, di cui ricorrono i 20 anni dalla fondazione, ricordando che l’uomo è più della malattia. A fronte di una cultura che vede necessariamente nella sofferenza una negazione della dignità umana, afferma che anche nella situazione estrema c’è un’umanità non cancellabile. “Non dobbiamo farci ridurre ai sintomi o al male”.
Mente molti si affannano a richiudere la Chiesa nelle sacrestie, il card. Scola nota che “nei miei venticinque anni di Episcopato, ho notato che nessuno si rifiuta di incontrare il Vescovo per una benedizione, perché tutti recepiamo che la domanda di guarire è molto più di una domanda di salute, ma è la richiesta di durare per sempre”. Racchiude infatti la domanda di senso sul vivere e sul morire, interrogativo da non affrontare unicamente dal punto di vista tecnicista e neppure schivabile tramite quella “morte a comando” che è l’eutanasia.
L’ospedale è il luogo in cui “la cultura in senso pieno si attua e si effonde a ogni livello dell’umana esistenza. Questo dà orientamento e un senso preziosissimo al vostro lavoro e al dolore dei pazienti e dei familiari”. I paleontologi distinguono i resti umani da altri fossili osservando le tracce di religiosità con le quali i vivi accompagnavano i defunti nel transito. Da come ti prendi cura del debole, del malato e del morente si comprende che idea hai dell’uomo. La misericordia di Dio è più grande “persino della miseria, della cultura dello scarto attraverso cui depotenziamo la prospettiva della società” preparando un futuro tetro persino per i suoi fautori.
E’ quello che l’arcivescovo comunica in Duomo ai cresimandi delle parrocchie di Seveso e Vanzago. La vita non è priva di scogli, ma il cattolico la affronta con una speranza certa.
“Il conferimento del Sacramento della Confermazione è un punto fondamentale nella vostra vita e dovete viverlo come tale: lo ricorderete, perché oggi è un giorno luminoso, il giorno in cui siete resi certi, sicuri, appunto confermati, che lo Spirito santo non vi lascerà mai soli, qualunque cosa potrà accadere di bello o meno”.
E’ l’ottimismo santo che ha costruito l’Europa cristiana e che spingerà la nuova evangelizzazione, della quale tutti i credenti sono missionari in prima persona.
“Non vi siete preparati a questo gesto come a una specie di doposcuola, come se ricevuta la Cresima tutto finisse. È il contrario, perché lo Spirito ci mette insieme, ci fa una cosa sola”.
Michele Brambilla