Nel mondo sono migliaia le Messe che ogni anno, specialmente nel mese di febbraio, commemorano ufficialmente il fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, il servo di Dio mons. Luigi Giussani (1922-2005), tuttavia nessuna celebrazione raggiunge l’intensità di emozioni di quella che si svolge nella cattedrale della “città madre”, Milano.
La sera del 26 febbraio 2018 il Duomo milanese torna a riempirsi fino all’ultimo posto di ciellini grati e commossi, ma per la prima volta ad attenderli non c’è il card. Angelo Scola, bensì il suo successore, mons. Mario Delpini, che ha un “curriculum” prettamente diocesano. E’ proprio guardando alla realtà dei movimenti da “esterno” che mons. Delpini esprime la sua ammirazione “per quello che la persona di don Giussani e (…) Cl hanno creato in questa Chiesa”.
Benché CL si estenda ormai in tutti i continenti, l’arcivescovo appunta la sua attenzione proprio sui doni che la Fraternità porta al tessuto specifico della diocesi che le ha dato i natali. Formula quindi l’invito a recarsi per tutta la Quaresima presso la tomba del “Giuss” per impetrare “la grazia che ciascuno sia pietra viva dell’unità della nostra Chiesa diocesana e collabori per l’unica Chiesa di questa Diocesi. Se qualcuno non potesse farlo vada nella chiesa del suo paese e preghi perché si riesca realizzare quella unità nella pluralità che ci ha raccomandato il cardinale Scola”.
Il grande pregio dei ciellini è infatti, secondo mons. Delpini, quello di essere stati educati “a riconoscere nell’avvenimento dell’incontro con Cristo, la fonte inesauribile della pace, della letizia, della fecondità umana e di quella incrollabile tensione missionaria che Paolo descrive come “il farsi tutto per tutti, pur di conquistare qualcuno a Cristo” (I Cor 9,22)”, entrando nelle scuole, nei luoghi di lavoro e finanche nella politica. Lì, fuori dal tempio, incrociano quei “vagabondi infelici” (il CENSIS usa l’espressione “coriandoli rancorosi”) che sono i nostri contemporanei non credenti, privati dalle ideologie anticristiane di uno sguardo positivo sulla realtà, ma perché l’incontro sia davvero proficuo ai fini dell’evangelizzazione serve che i cattolici si presentino visibilmente uniti.