Lunedì 11 giungo più di 1000 oratori ambrosiani apriranno i battenti per ospitare al loro interno, per i più fortunati per due mesi, centinaia di bambini e ragazzi, coi quali si pregherà, si giocherà e si vivranno gite che rimarranno tra i ricordi più belli d’infanzia.
Il 18 maggio il card. Angelo Scola ha preso parte alla festa con cui la Federazione Oratori Milanesi (FOM) raduna in piazza Duomo, a Milano, tutti gli animatori (dai 14 anni ai 25 ed oltre) che nelle settimane successive alla fine della scuola gestiranno con la loro intraprendenza ed allegria gli oratori feriali, GREST, Città dei Ragazzi che dir si voglia.
Già nel pomeriggio le vie attorno al Duomo si sono arricchite degli stand della FOM, che illustravano laboratori e balletti. L’arcivescovo ha raggiunto il palco in piazza attorno alle 20.00 e, dopo aver ascoltato l’inno del tema proposto quest’anno, Passpartù-dì soltanto una parola, ha guidato all’interno della cattedrale un’intensa riflessione sul brano evangelico (Mt 8, 5-13) scelto per accompagnare l’estate dei ragazzi, quello in cui un centurione romano implora da Gesù la guarigione di un servo malato e nel supplicarlo dice quella frase che si ripete ad ogni Messa prima della Comunione: Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum, sed tanto dic verbo et sanabitur anima mea (Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato).
Il tema è quindi quello della Parola. “Abbiamo pregato: vorremmo chiederti una parola vera. Quanto c’è bisogno di questo!”, ha soggiunto l’arcivescovo: “spesso noi stessi parliamo a vanvera, facciamo fatica a restare in silenzio perchè la realtà ci possa parlare”. I ragazzi, sia gli animatori che i loro fratelli più piccoli, che sono chiamati ad accudire, cercano “una parola che possa superare ogni moda, pregiudizio e vanità. Una parola così ci dà una direzione solida e duratura, mi fa capire ciò che sono mentre sto facendo una cosa (…) Si chiama Gesù. Questa Parola si è incarnata”.
Successivamente, addentrandosi più a fondo nell’analisi del brano del Vangelo, il card. Scola descrive lo stupore che prese il Signore di fronte alla fede del soldato romano, di cui disse che non ce ne era una più grande in Israele. “Lo stesso Gesù di fronte alla testimonianza che gli dava il centurione si meravigliò e disse: verrò e lo guarirò”. Il centurione si sente bisognoso di salvezza. “Noi ci volgiamo a questa Presenza mossi dal nostro bisogno, come il centurione, che pure è un pagano e poteva pretendere qualcosa perchè comandava su altri. Verrò, dice Gesù, e ti guarirò”. La posizione di potere non rende il sottufficiale romano diverso da tutti gli altri uomini, bisognoso di una roccia su cui fondare la propria vita. “Questa roccia è Gesù. (…) Questo modo di affrontare la realtà la rende più piena perchè Gesù è la profondità, il senso della realtà e le parole sono vere solo se ospitano la realtà, come questo stupendo Duomo”. Il card. Scola, che ha ben presente il senso della cattedrale come il luogo principe in cui il vescovo incontra ed ammaestra il suo popolo, addita alle nuove generazioni proprio l’esempio delle pietre che in quel momento li circondano, fede incarnata dei loro padri. Ed ecco allora il richiamo proprio alle radici dell’uomo: “Entriamo nel mondo con un debito verso Colui che ci ha creati tramite il papà e la mamma e allora la nostra vita ha un senso se ci doniamo e nel donarsi all’altro la nostra vita cresce”.
A margine della celebrazione il cardinale ha voluto ricevere, a rappresentanza di tutti i presenti, i giovani e il vice-parroco di Arcisate, che si occuperanno di circa 650 bambini. Poi, nella navata, ha ricordato la bellezza dell’oratorio di Malgrate, dove per fare contento il bambino Angelo e i suoi amici bastavano un pallone e il gelato del baretto. Partite di calcio in cui si giocava anche 20 contro 20, perchè la povertà dei mezzi non limitava la fantasia e la voglia di amicizia dei piccoli. “Oggi”, riconosce l’arcivescovo, “i mezzi tecnici sono molti di più”, ma la sostanza e la missione degli oratori non cambia: mostrare Cristo e la bellezza della vita cristiana.