Domenica 1 luglio è stata una data certamente rilevante per la diocesi di Milano per vari aspetti. Richiamo, tra i tanti, la prima Messa in Rito romano antico presso la chiesa delle suore adoratrici del SS. Sacramento nel cuore di Monza. Anche Milano città, però, ha vissuto ore particolari con il XV Meeting delle comunità colombaniane, ovvero un congresso di delegati di tutte le località europee toccate dal monaco irlandese S. Colombano, notoriamente sepolto nel monastero da lui fondato a Bobbio. In quella città emiliana, come si sa, da anni Alleanza Cattolica organizza incontri per giovani a Capodanno e Pasqua e col tempo tanti si sono affezionati alla devozione al santo venuto dall’isola di S. Patrizio, terra di eroico martirio cattolico.
In occasione del meeting, il card. Angelo Scola ha presieduto una Messa nella grande basilica di S. Marco evangelista in Milano. Una chiesa prestigiosa nella città ambrosiana per essere stata a lungo un monastero agostiniano, presso il quale, come attesta una recente lapide, soggiornò anche Martin Lutero lungo il suo viaggio a Roma del 1511.
Ai presenti, l’arcivescovo ha ricordato innanzitutto la figura di Abramo pellegrinante, così simile a quella del monaco Colombano, anch’egli destinato a rifondare nella Fede numerosi popoli. “La figura di Abramo, che per amore di Dio abbandona tutto ciò che possiede, rinvia a quella di Colombano (542-615) con la sua Peregrinatio pro Christo. Egli, intorno al 590, parte insieme ad altri dodici monaci dall’Irlanda verso le terre dell’Europa continentale”. Nel suo percorso Colombano sostò anche a Milano, dalla quale intraprese l’ultimo tratto prima di Bobbio.
Il monaco è necessariamente casto. Così doveva essere anche Lutero, prima che cambiasse idea…La castità è un elemento, secondo il card. Scola (ed il magistero della Chiesa), imprescindibile dello stato di consacrazione: “Abramo, nostro padre nella fede, ci testimonia che nella perfetta rinuncia sta un’illimitata fecondità. È questo il primo nascosto presentimento dello svuotamento (exinanivit) di Cristo, che Colombano, cristiano rigoroso ed audace, volle imitare.
Ma questa legge (legge del possesso nel distacco) è documentata anche dalla comune esperienza umana a partire dalle relazioni costitutive quali sono quelle familiari. Non si può amare autenticamente senza lasciar essere l’altro come altro”. Dalla castità nasce anche l’esigenza di sobrietà, profondamente radicata nello scegliere come unico amore Cristo: “Dal suo cuore indiviso, bruciato dalla passione per Cristo, deriva la proverbiale austerità della vita di San Colombano: «La sua austerità non è mai fine a se stessa, ma è solo il mezzo per aprirsi liberamente all’amore di Dio e corrispondere con tutto l’essere ai doni da Lui ricevuti, ricostruendo così in sé l’immagine di Dio e al tempo stesso dissodando la terra e rinnovando la società umana» (Benedetto XVI, Catechesi su San Colombano, 11 giugno 2008)”. Non si divise tra le sue mie mille passioni, seguì l’unico, vero Amore.
L’ovvia conseguenza, per il cristiano che s’infiamma dell’amore di Cristo, è trasmetterlo agli altri tramite l’evangelizzazione. Ed ecco quindi, un altro, prezioso, richiamo a tutta la comunità diocesana affinché s’instradi sul cammino della nuova evangelizzazione. “Giovanni Paolo II e Benedetto XVI richiamandoci alla nuova evangelizzazione – pensiamo all’ormai imminente Assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata a questo tema – invitano noi tutti, questa sera, alla conversione. Guardiamo ai santi, a Paolo, a Colombano per trarre conforto dalla loro vita e dai loro insegnamenti. Da questa posizione del cuore ricaverà maggior forza la proposta di proclamare San Colombano Compatrono d’Europa”. Da “bobbiesi” d’adozione, noi, giovani vicini o proprio militanti di Alleanza Cattolica, sottoscriviamo di slancio la proposta.
Rubrica a cura di Michele Brambilla.