Con caparbietà degna di miglior causa il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha portato a termine il 26 luglio il progetto, da tempo covato, di istituire un registro delle coppie di fatto che estendesse a questo genere di unione alcuni diritti (non i doveri) del matrimonio civile. Pisapia inizialmente voleva sbandierare il registro durante la visita del Papa a Milano e solo l’opportunità politica l’ha costretto a spostare più in là un provvedimento che annunciava ripetutamente. Il disprezzo per il magistero sulla famiglia espresso durante il VII Incontro mondiale delle famiglie è comunque evidente.
Chi lo sa se, girandosi di spalle, il sindaco avrà scorto sulla parete dell’aula consiliare il ritratto corrucciato di S. Ambrogio, che, per chi non lo conoscesse, il quel quadro fustiga gli eretici inseguendoli a cavallo…Un’immagine da far tremare le vene ai polsi a qualsiasi “cattolico adulto” assiso in giunta!
L’arcidiocesi di Milano è intervenuta sia prima che dopo il dibattito. Già il Milano Sette, l’inserto diocesano allegato ad Avvenire della domenica, il 22 luglio pubblicava gli interventi dei coniugi Colzani, responsabili dell’ufficio famiglia della Curia milanese, e dell’Unione Giuristi Cattolici, quest’ultimo divenuto famoso per aver paventato il rischio di poligamia insito nel registro delle coppie di fatto (es. uomo sposato che firma un’unione civile con un uomo senza lasciare la moglie).
L’intervista ad Alfonso Colzani è reperibile pure sul sito diocesano e si muove sui cardini della dottrina cattolica sulla famiglia e sull’inopportunità di privilegiare le coppie di fatto in un momento in cui la crisi economica divora i patrimoni delle persone veramente coniugate. “La famiglia ha un ruolo sociale e civile evidente, il suo benessere complessivo si riversa positivamente sull’intera società”. Cita i registri falliti in altre città: “(…) per esempio a Bologna, dove questo registro non è utilizzato e non comporta nessun vantaggio concreto alle coppie conviventi”. Non a caso Il Giornale (27/7) definisce il registro di Pisapia una “truffa” che non accontenta neanche i “progressisti”. “Dunque è un’operazione che ha un valore simbolico e quindi agisce fondamentalmente a un livello di mentalità”. Dal riconoscimento della natura ideologica del registro deriva il proposito che “bisognerebbe portare il confronto sul piano culturale e dei contenuti”.
Il card. Scola ha parlato spesso di famiglia e in questi giorni ha lasciato la parola ai collaboratori nel settore. Valga per la sua opinione l’aforisma tratto dal libro, consigliato dalla diocesi per l’estate, La vita buona (Mondadori 2012): “Non c’è amore senza promessa, non c’è promessa senza “per sempre” e non c’è “per sempre” se non sino alla fine, sino e oltre la morte” (p. 90).