La seconda parte del mese di agosto costituisce una lenta “decadenza” dell’estate, che dolcemente sconfina nei primi giorni di settembre, nei quali la vita quotidiana riprende i ritmi consueti.
Per tanti sono momenti di bilanci. Così anche per l’arcidiocesi di Milano, che corre verso il nuovo anno pastorale, caratterizzato dall’Anno della Fede.
L’estate è stato tempo di campeggi, sia per le parrocchie che per i movimenti. Anche la nostra associazione, Alleanza Cattolica, ha promosso tra luglio e agosto settimane di ritiri per bambini e ragazzi, culminate nella Summer presso l’Opus Mariae Matris Ecclesiae e, per chi ha potuto farli, negli Esercizi Spirituali ignaziani.
Pare quindi interessante ascoltare quanto il card. Angelo Scola ha detto di queste esperienze estive ai ragazzi dei campeggi ambrosiani a S. Caterina Valfurva (23 luglio), perchè le considera un’occasione straordinaria di esperienza della vita cristiana. “Rimanete fedeli all’amicizia cristiana che vivete nei vostri oratori e nei vostri gruppi. Dovete vincere l’obiezione (…) che “qui è facile”, ma poi a casa non è più possibile. Cambiano le forme a casa, ma la sostanza dell’esperienza dura. Fatevi aiutare dai vostri educatori a rendere stabile, stabile!, l’esperienza di comunità che qui fate come luogo d’incontro col Signore”.
La pagina di Vangelo di riferimento, proposta dalla liturgia, è quella dell’invio dei 72 discepoli nelle città della Galilea. “Il Signore ne designò 72 e li mandò davanti a sé uno ad uno. Quanti amici (…) non percepiscono più la bellezza del rapporto con Gesù, il desiderio di parlare con Dio! La messe è tanta, ma sono pochi gli operai”. Il Tesoro è portato però in vasi di coccio: il card. Scola non teme di toccare un argomento molto vicino ai ragazzi, ovvero il timore che tanti adolescenti hanno di manifestare apertamente la propria identità cattolica di fronte ai compagni di classe anticlericali: “Gesù non era politicamente corretto, non diceva solo le cose che facevano piacere alla massa che l’ascoltava, come siamo tentati di fare noi quando siamo a scuola e ci divertiamo tra compagni che magari sparlano della religione, per non parlare del Papa e dei vescovi”. Se c’è qualcosa di rivoltante è l’insipido, il “coniglio”, come lo chiama. L’arcivescovo non ha paura di dire cose vere, come quando nella lettera ai musulmani per la fine del Ramadan (19 agosto) li sprona ad emendarsi dalla violenza e dalla ferocia (“Bisogna smascherare chi, strumentalizzando la fede (islamica ndr), spinge i giovani all’odio e alla violenza verbale, morale e fisica”) e, all’alba dell’Anno della Fede, riconosce che il contrasto è innanzitutto tra chi ha apertura all’Infinito e chi contrasta questo dato di ragione (“Giustizia e pace non crescono se non si concepiscono come la risposta ad una chiamata divina”). Il buonismo, dice ai ragazzi dei campeggi, è decisamente da rifiutare: “Gesù è molto deciso: vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. (…) Ragazzi, per affrontare la vita come una salita che porta alla meta, facendoci godere tutto il percorso, bisogna parlare con Dio”.
Dal riferimento fondamentale a Cristo discende un impegno missionario che non ammette sconti di comodo. “Noi vogliamo veramente bene a tutti, ma vogliamo il Bene, che è Verità e Bellezza”. I cardini su cui poggia l’Anno della Fede.
Rubrica a cura di Michele Brambilla