Il rinnovamenti della Fede di un popolo passa anche dal riacquistare consapevolezza delle proprie radici. E’ questo che il 6 novembre il card. Angelo Scola ha voluto dire citando Papa Benedetto XVI all’inizio del convegno che commemorava ufficialmente il predecessore card. Giovanni Colombo (1963-79). “«Spetta ora a voi, eredi di un glorioso passato e di un patrimonio spirituale di inestimabile valore, impegnarvi per trasmettere alle future generazioni la fiaccola di una così luminosa tradizione. Voi ben sapete quanto sia urgente immettere nell’attuale contesto culturale il lievito evangelico». Queste parole tratte dal saluto di Benedetto XVI alla cittadinanza del 1 giugno u.s., ci consentono di ben comprendere la ragione dell’anno, che oggi si inaugura ufficialmente, in memoria del Cardinale Giovanni Colombo”.
L’arcivescovo non si è limitato a tratteggiare il profilo del card. Colombo, “una delle figure più luminose della Chiesa ambrosiana, non solo come sapiente arcivescovo, ma come figlio, maestro e educatore singolare di questa Chiesa, intimamente radicato in essa”, ma ha anche deciso di auspicare la nascita di un “Istituto per la Storia della Chiesa Ambrosiana” presso la Biblioteca Ambrosiana, che possa convogliare le opere di tutti gli studiosi interessati ad indagare con i mezzi della scienza “parrocchie, seminari, archivi, liturgia, arte, edifici, musica, carità, scuole, santità, metodo pastorale, vita religiosa e claustrale, vita associativa”. Un’idea simile implica un impegno solerte di tutti coloro che custodiscono i documenti storici, “che spesso giacciono trascurati e ignorati”.
La visione storiografica personale del card. Scola è visibile in quella parte (pp. 16-18) della sua lettera pastorale Alla scoperta del Dio vicino in cui ripercorre brevemente proprio le tappe dal card. Colombo ai giorni nostri, sempre con l’intenzione di cogliere il nocciolo delle proposte dei predecessori.
Del card. Colombo ricorda innanzitutto la concomitanza del suo episcopato col Sessantotto, ma anche con “lo sviluppo decisivo dei nuovi movimenti” ecclesiali, dai quali non si può più prescindere. Del card. Martini prende il “forte radicamento della fede nella Parola di Dio”, mettendolo in relazione con il materialismo della “Milano da bere” anni ’80. L’episcopato di Dionigi Tettamanzi è condensato nei “cantieri” che hanno interessato le strutture organizzative della pastorale.
Tali sforzi, benché acerbi ed incompleti, non sono stati inutili, ma rappresentano i prodromi della nuova evangelizzazione, che richiede ora una decisa maturazione di ogni ambito della Chiesa nella direzione della missione. “La fede in Cristo Gesù è la grande risorsa per la vita personale e comunitaria della Chiesa e della società civile”.
Rubrica a cura di Michele Brambilla.