L’intensa giornata di domenica 20 gennaio, mentre a Rho si concludeva il ritiro associativo di Alleanza Cattolica, ha visto l’arcivescovo card. Angelo Scola presiedere sia un simposio su ecumenismo e nuova evangelizzazione, sia la celebrazione dei Vesperi ecumenici coi rappresentanti di Chiese separate. Si è infatti nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nata per invocare dal Signore la grazia della riconciliazione tra credenti in Cristo.
Nel corso del convegno, avvenuto al teatro Villoresi di Monza, il card. Scola ha esordito ricordando le particolari origini del movimenti ecumenico. “È noto a tutti infatti che l’impegno ecumenico è storicamente nato dall’incontro tra evangelizzatori di diverse Chiese e comunità ecclesiali in terra di missione. L’annuncio del Vangelo da parte di cristiani ancora divisi tra loro ridestava con forza l’anelito all’unità, come condizione improcrastinabile della credibilità di tale annuncio”. La situazione dell’Occidente attuale, tornato terra di missione, favorisce fenomeni d’incontro simili, “diventa per tutti noi un’occasione privilegiata per assumere in prima persona e rilanciare l’azione ecumenica”.
Come operare, allora? L’arcivescovo ricava i punti di riferimento dagli interventi del Papa durante il Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Innanzitutto “parte dal considerare l’interlocutore dell’annuncio del Vangelo nelle condizioni in cui egli si trova a vivere nell’oggi della storia”. L’uomo dubbioso ed umbratile post-sessantottino è attraversato da un deserto spirituale. Il verbo che i cristiani devono quindi prefiggersi è “co-operare, un termine adeguato per descrivere il compito della nuova evangelizzazione, un compito che «risponde ad un orientamento programmatico per la vita della Chiesa, di tutti i suoi membri, delle famiglie, delle comunità, delle sue istituzioni (…) La Chiesa esiste per evangelizzare»”. L’unità si riavrà solo in una comunione d’intenti.
La cooperazione non nega le differenze. Così, nel cuore di Monza, la basilica di S. Giovanni, luogo simbolo per tutte quelle parrocchie che nell’arcidiocesi di Milano pregano con il Rito romano, il card. Scola torna a rimproverare la pigrizia di tanti cattolici (“non siamo diventati anche noi, cristiani di oggi, un po’ quelli che guardano da lontano Gesù, Lui che pure è il senso pieno della nostra vita? Ecco allora la nuova evangelizzazione come proposta quotidiana”) e, come Benedetto XVI a Londra, non esita a mostrare ai cristiani di altre Chiese gesti ed ottiche specifiche del Cattolicesimo: “chiediamo un aiuto speciale a Maria. (…) Venereremo poi coi nostri fratelli le reliquie” della Passione (il S. Chiodo infisso nella Corona Ferrea), conservate nella basilica dal VI secolo. Perché l’ecumenismo funziona solo se ognuno si dichiara per quello che è, nella verità.