Dopo la parola, la corporeità del Cristianesimo. Perché l’uomo non è solo pensiero, ma anche carne. E mai come di questi tempi il corpo è abusato, vilipeso, disconosciuto, come si vede nell’ideologia di genere.
La Federazione Oratori Milanesi (FOM) lancia come proposta per gli oratori estivi di tutta l’arcidiocesi di Milano il tema Everybody, un corpo mi hai preparato. Un motto tratto dalla Lettera di S. Paolo agli Ebrei (10, 5-7) per insegnare ai ragazzi che il corpo non è accessorio della persona, ma sua parte indivisibile e costitutiva, da rispettare e da onorare come dono del Signore, così com’è.
Dal nostro rapporto con la corporeità passa una parte non indifferente della nostra stessa salvezza, secondo il celebre motto latino CARO CARDO SALUTIS (Il corpo è cardine della Salvezza). Cristo infatti ha voluto assumere la carne umana, ha realmente sofferto sulla croce come qualsiasi condannato a morte e, tre giorni dopo, è veramente risorto col suo corpo. Il corpo del credente è tempio dello Spirito Santo e riveste quindi una grande dignità, perché Cristo lo ha benedetto e redento nel suo sangue.
Agli animatori degli oratori è richiesto un compito molto “carnale”: accudire e soprattutto educare i ragazzi (anime e corpi nella loro specifica ed irripetibile individualità) che i genitori affidano alla comunità cristiana, affinché a loro volta comprendano la bellezza di donare mani e volontà alla ricostruzione del corpo sociale secondo il piano di Dio. I peccati contro il corpo danneggiano anche l’anima e contaminano il rapporto tra le persone, come ben si vede nelle derive etiche di questi tempi (aborto, eutanasia, disordine sessuale).
L’arcivescovo card. Angelo Scola, che ha già incontrato tutti gli animatori in piazza Duomo il 24 maggio, continua il discorso sulla corporeità del cristiano andando a visitare la casa-clinica della Nostra Famiglia a Bosisio Parini, fondata dal beato Luigi Monza (1898-1954), sacerdote ambrosiano che si prese cura dei portatori di handicap seguendo l’etica del “bene fatto bene”. Un modello per tutti di qualità nel servizio, perché chi è oggetto dell’atto caritativo va onorato come il padrone di casa, consapevoli che rappresenta Cristo sofferente. “Infatti qui l’amore è venuto, e viene, prima della cura”.
Il nome del beato Luigi Monza risuonerà, assieme a quello di tanti altri beati e santi di casa nostra, sotto le volte del Duomo sabato 8 giugno, quando i 19 candidati al sacerdozio si prostreranno a terra durante il canto delle litanie. In questi giorni, caratterizzati dal silenzio degli esercizi spirituali nella a noi ben nota cornice del santuario di Rho, tutta l’arcidiocesi sostiene nella preghiera i suoi nuovi presbiteri, il cui inno canta significativamente “Annuncerò il Tuo nome ai miei fratelli”.