Sabato 28 e domenica 29 settembre si aprono ufficialmente le attività invernali degli oratori ambrosiani. La festa degli oratori segna concretamente l’inizio dell’anno catechistico, perché di fatto gli oratori non smettono mai di spalancare le proprie porte a tutti i ragazzi che ci vogliono giocare.
Quella dell’oratorio è sempre stata una delle modalità educative privilegiate dell’arcidiocesi di Milano. Un metodo che coinvolge sempre di più i genitori nell’evangelizzazione della gioventù e del proprio vicinato. Come ogni anno, il card. Angelo Scola partecipa a questa festa anzitutto con un messaggio che dà un po’ le linee sulle quali gli oratori sono chiamati a lavorare. Corrispondentemente alla lettera pastorale dell’arcivescovo, il tema oratoriano 2013-14 s’intitola “A tutto campo”.
Rimanda sia al campo della parabola della zizzania, analizzata in Il campo è il mondo, sia al gergo radiofonico. Tutti all’opera, quindi, affinché i ragazzi e gli adulti riescano a “captare” con la radio del cuore Gesù e diano frutti di Fede, Speranza e Carità. “I cristiani, come tutti gli uomini, sono immersi nell’umano, sia a livello personale, sia a livello sociale”, constata il card. Scola. “A partire dall’umanità di Gesù, essi incontrano la Sua divinità”, come accadeva ai contemporanei di Cristo. “In Lui e attraverso Lui è possibile riconoscere che tanto più l’uomo si abbandona a Dio tanto più si scopre pienamente uomo”. La Chiesa rende presente Gesù qui ed ora e l’oratorio è la modalità speciale tramite la quale i ragazzi di oggi possono ancora incontrare la Parola di Dio ed accostarsi ai Sacramenti che salvano.
“Gesù Cristo è fondamento dell’umanesimo”. Dopo secoli di rivoluzione anticristiana, durante la quale si è cercato in tutti i modi di inculcare nella gente l’idea che l’uomo è tanto più libero quanto è svincolato dal suo Creatore, la lettera scritta per l’apertura dell’anno oratoriano ribadisce ancora una volta che non c’è vera umanità senza Cristo, liberatore dell’uomo dalla schiavitù del peccato. “L’oratorio, per la sua stessa natura, si propone come luogo privilegiato per apprendere” quella che il card. Scola chiama “la qualità fortemente umanizzante del Vangelo”, perché fa trovare Cristo tramite una relazione.
Pertanto l’arcivescovo invita a “valorizzare ogni aspetto della vita dei ragazzi come ambito di evangelizzazione”. Anche la festa con gli amici o una partita a pallone hanno un altro sapore, del tutto autentico, se non manca la Fede. Il secondo aspetto che richiama è la necessità che i credenti si scoprano “comunità educante” nel complesso, secondo quanto già indicato il 28 maggio nella revisione delle linee pastorali. Proprio perché nessun ambito sfugge al dovere di educare, il card. Scola chiama in causa “tutti coloro che vivono a diverso titolo nei nostri oratori”, dal gruppo di preghiera alla società sportiva riconosciuta dal CSI. A volte una parolina sussurrata a bordo campo fa più del rimbrotto della catechista dopo un’ora di lezione.
Ciò che bisogna risvegliare nei “lontani” è un senso di appartenenza. Il card. Scola si sofferma sul concetto di appartenenza nell’omelia per l’ordinazione dei diaconi transeunti (25 i diocesani) giusto sabato 28 settembre. “«Tu mi appartieni… Non temere, perché io sono con te» (Lettura, Is43,1.5). Tu mi appartieni. Molti, e forse talora anche noi, abbiamo paura di questa parola. Vorremmo appartenere solo a noi stessi, ma in tal modo non ci accorgiamo di appartenere ai poteri forti che dominano mentalità e cultura. Invece in forza del sacramento, Cristo amorevolmente vi stringe ancor più a Sé”. Appartenere a Cristo ed alla sua Chiesa non è schiavitù dell’intelletto, ma l’esperienza della vera libertà che abolisce ogni paura.
L’esperienza dei seminaristi ordinati diaconi insegna a non temere anche le appartenenze intra-ecclesiali, se vanno a vantaggio di tutta la Chiesa: tra i futuri preti ambrosiani spicca infatti don Pierluigi Banna, cresciuto nella parrocchia S. Ignazio di Loyola (quartiere Lambrate), famosa per la cospicua presenza di “ciellini”. Il giovane ha scoperto la sua strada proprio frequentando il movimento di Comunione e Liberazione. L’integrazione tra pastorale ordinaria e movimenti, fortemente auspicata dal nostro arcivescovo, viene da una storia personale che dimostra la fecondità spirituale di tale connubio e può essere favorita dalla riscoperta di quanta ambrosianità ci sia in CL.