“O Dio, che hai voluto l’edificazione del nostro massimo tempio a onore del tuo nome, accogli voti del tuo popolo radunato in questa casa di orazione e ricompensalo largamente coi tuoi doni. Per Gesù Cristo, tuo Figlio…” (Breviario Ambrosiano, orazione delle Lodi mattutine nella Dedicazione del Duomo di Milano). La terza di ottobre è la festa di tutto il popolo ambrosiano. Ricorre infatti in quella data la solennità della Dedicazione della chiesa cattedrale, “chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani” (Messale Ambrosiano), che nelle sue pietre incarna la Storia e la cultura dei fedeli che la abitano e che si riconoscono pietre vive della comunità diocesana.
Il Duomo di Milano è stato consacrato 4 volte: nel 452, dopo la devastazione attuata da Attila, nel 1418, ad opera di Papa Martino V (al soglio 1417-31), nel 1577 da S. Carlo Borromeo e nel 1985 dal card. Martini. Si è sempre rispettata la data più antica, il 20 ottobre: la festa della Dedicazione, solennità cardine del Rito ambrosiano, cade sempre la terza domenica di ottobre.
Il card. Angelo Scola, celebrando la Messa solenne del 20 ottobre 2013, constata come il Duomo rimanga tutt’ora un punto di riferimento imprescindibile per i milanesi. Tanti sono i fedeli che varcano quotidianamente i suoi portali per ricevere i Sacramenti o pregare per le loro varie necessità. Ogni giorno i canonici curano la liturgia delle Ore in pubblico e garantiscono un servizio ai confessionali che non ha paragoni in altre cattedrali europee. Un aspetto che colpisce molto è anche la venerazione con cui sono trattate le tombe degli arcivescovi, soprattutto quelli canonizzati. Testimonia un rapporto davvero affettivo verso il Duomo, inteso come domus Dei e casa di tutta la comunità, presso la quale l’arcivescovo celebra ed insegna. Nel Duomo percepiscono la permanenza della Chiesa locale nel flusso della Storia. Per questo invita la società civile ad aiutare la Veneranda Fabbrica nelle sue difficoltà finanziarie e rilancia la promozione culturale del Duomo: “Noi ci auguriamo che anche la Milano di oggi comprenda perché compiamo questi gesti”.
Tra le memorie care agli ambrosiani c’è quella del beato Carlo Gnocchi (1902-56), di cui il card. Scola benedice una statua che sarà posta sulle guglie del Duomo. L’arcivescovo ricorda anche il card. Giovanni Colombo (1902-92), “di cui proprio oggi ricordiamo il 50° anniversario di ingresso in Diocesi, il 20 ottobre 1963 (…) La consegna totale di se, alimentata in modo speciale dall’adorazione eucaristica, fu l’emblema della vita e del ministero episcopale del Cardinale Colombo”.
Offriamo al lettore la suggestiva testimonianza del neoconvertito John Henry Newman (1801-79), che il 20 settembre 1846 rimase affascinato dalla vita brulicante della cattedrale milanese. “Una cattedrale cattolica è una specie di mondo, ciascuno dei quali si muove introno alla propria attività, solo che questa è di tipo religioso; gruppi di fedeli o fedeli solitari, in ginocchio o in piedi, che ascoltano la messa o fanno la Comunione, flussi di fedeli che si intrecciano si oltrepassano a vicenda, altare dopo altare accesi per la celebrazione come stelle nel firmamento, o la campana che annuncia ciò che sta cominciando nei luoghi sottratti a tuo sguardo, mentre nel contempo i canonici recitano le loro ore (…) ed alla fine l’incenso sale a volute dall’altare maggiore, e tutto questo in uno degli edifici più belli del mondo” (cit. in Paolo Gulisano, John Henry Newman, Ancora, Milano 2010, p. 66).