Il Natale è la venuta nel mondo della “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv. 1, 9). Una luce che è Verità. Natale e verità della Fede sono strettamente connessi, pertanto l’Avvento è tempo propizio per un’azione missionaria su larga scala, come è la benedizione delle case, ma anche per significative visite pastorali. Così anche nel 2013 l’Avvento è stato costellato di visite importanti a comunità parrocchiali ed enti pubblici e privati, durante le quali il card. Angelo Scola ha più volte testimoniato il dovere della verità prendendo le difese di situazioni e persone massacrate dal furore mediatico.
Molto significative le visite pastorali a Sesto S. Giovanni (30 novembre), la “Stalingrado d’Italia”, e a Desio (14 dicembre), città natale sia di Papa Pio XI (1857-1939, al soglio 1922-39) che del servo di Dio don Luigi Giussani (1922-2005), fondatore di Comunione e Liberazione.
Sesto vive oggi un momento di smarrimento e crisi d’identità. La cittadinanza si sente schiacciata dall’incertezza lavorativa, dalla speculazione edilizia e dalla perdita degli antichi riferimenti ideologici. La Chiesa, però, si pone come luce nelle tenebre, in grado di illuminare sia il passato che il futuro. Porta anzitutto il Sole eucaristico, “che è un atto di portata unica, perché ci permette di partecipare direttamente a quell’opera che continua a generare, attraverso il sacrificio dell’Innocente per eccellenza, una speranza certa di salvezza nel mondo”. Sesto S. Giovanni è “una città il cui peso e importanza ho potuto percepire fin dai primi anni della mia vita, perché qui è avvenuto un leale e coraggioso confronto tra il movimento cattolico e operaio”. Il card. Scola indica con queste parole la sinergia grazie la quale gli italiani, al di là degli steccati ideologici, produssero negli anni ’50-’60 il boom economico. Gli italiani allora avevano un senso della comunità e della responsabilità estraneo all’individualismo post-moderno. Un senso di comunità, frutto di secoli di civiltà cristiana, che farebbe tanto bene all’Italia di oggi. La Chiesa si fa portavoce di questa istanza e non a caso, nella riqualificazione dell’area Falck, è prevista l’erezione di un convento: una ricostruzione senza anima, senza valori che uniscano le persone, si trasforma facilmente in nuove rovine.
La tappa a Desio è vissuta dall’arcivescovo con partecipazione emotiva ancora maggiore. E’ infatti la patria dell’uomo a cui deve tutto, dalla conversione al Cattolicesimo alla vocazione sacerdotale. CL e le opere correlate sono da tempo oggetto di indagini giudiziarie ed inchieste a mezzo stampa, che non risparmiano veleni e calunnie. Il card. Scola sente il bisogno, in quel luogo, di esternare la sua indignazione per il linciaggio continuo a cui è sottoposta l’eredità di don Giussani. “Con il vincolo di memoria di Pio XI sono in mezzo a voi, ma per me personalmente, e per voi tutti, e per decine e decine di migliaia di uomini e di donne, di giovani, è grande il vincolo nei confronti di un altro grande uomo nato a Desio, il servo di Dio mons. Luigi Giussani, a cui io devo molto, anche dal punto di vista del riconoscimento della mia vocazione. Egli è stato certamente un genio dell’educazione cattolica ed al di là dei problemi della realtà che da lui è nata, problemi che sono evidentemente legati all’umanità di ciascuno di noi, nulla può intaccare questo dono che lo Spirito ha fatto alla Chiesa ambrosiana ed alla Chiesa tutta”. Non nega che CL sia attraversata dal peccato, ma si ribella alla criminalizzazione sistematica di tutto quanto è ciellino. Don Giussani è e resta un faro di santità per la Chiesa universale: nulla può intaccare questa verità, i cui doni positivi sono sotto gli occhi di tutti, anche dei detrattori.
Un altro spunto di riflessione donato da questo Avvento è il potente accenno, nella II domenica di Avvento (24 novembre), alla rilevante questione del gender. All’interno del contesto di un’omelia, in cui si sottolinea come la fede personale sia frutto di precise testimonianze, analoghe alla pedagogia divina, che mandò i profeti e Giovanni il Battista per preparare Israele alla venuta del Messia, il card. Scola argomenta: “L’esperienza comune ad ogni uomo non dice forse qualcosa di analogo? Senza il tu della mamma e del papà che lo desta al sorriso, alla parola, alla relazione, l’io del bambino resterebbe bloccato. La nostra prima attività è ricevere”. La personalità del bambino non può quindi costruirsi senza quelle due figure fondamentali: le mancherebbe traumaticamente un contributo non meno importante del mangiare e del vestire. A queste parole aggiungiamo volentieri quelle proferite alla clinica Mangiagalli (19 dicembre), dove c’è il più antico Centro Aiuto alla Vita di Milano: “L’arcivescovo non può non richiamare in un luogo come questo l’assoluta necessità di ogni tentativo affinché la vita sia difesa sempre ed in ogni momento. (…) Non possiamo non dire che l’aborto è sempre una sconfitta. Altro che diritto! Diritto mai!”.
“Vogliamo educarci e rieducarci in continuazione alla verità del nostro io, per poter comunicare con tutti”. La missione parte dalla verità, innanzitutto quella Verità divina che si è incarnata. Sia nei cieli, che sulla terra, la menzogna non costruisce nulla. Dietro certi attacchi mediatico-giudiziari a figure cattoliche coerenti si intravede un odio atavico verso la Verità e la sua espressione pubblica.
Offriamo queste considerazioni dell’arcivescovo alla riflessione di tutti, in un Natale che il curatore di questa rubrica si augura sereno e carico di frutti spirituali per ogni lettore. Buon Natale del Signore!