Il 2014 si apre come il 2013 si è chiuso, ovvero con una evidente mancanza di progettualità nel mondo politico per quanto riguarda gli ambiti differenti dalla violazione sistematica dei valori non negoziabili. L’anno trascorso ha visto però sorgere anche diversi movimenti spontanei di opposizione a questa tendenza, come le manifestazioni delle Sentinelle in piedi, una delle quali si è svolta nei giorni scorsi proprio davanti alla chiesa in cui la sera di Capodanno il card. Angelo Scola ha cantato il Te Deum, S. Fedele.
Nell’omelia della grande Messa del 1 gennaio in Duomo, alla presenza dei rappresentanti delle altre comunità cristiane di Milano, convenute nella cattedrale in occasione della Giornata mondiale della pace, l’arcivescovo ha fatto propria un’esigenza largamente condivisa dalla società tutta e dal popolo cattolico, ovvero quella di un rinnovamento radicale della classe dirigente del nostro Paese.
“Dio si è incarnato per liberarci dalla malattia, divenuta quasi un’epidemia nel Nord-Ovest opulento del pianeta, dell’oblio della Sua presenza e della Sua azione nella storia umana. Questa nascita singolare non ha nulla di sentimentale perché è già in vista della Sua passione, della Sua croce, della Sua gloria. Nel procedere non privo di travaglio delle nostre esistenze Egli è sempre l’Emanuele, il Dio con noi. Lo sanno bene i nostri fratelli cristiani esposti a violenze spesso mortali (Siria, Centro Africa), così come gli uomini delle religioni e quanti promuovono, pagando di persona, libertà autentica e piena per ogni uomo. (…) Anche in Italia i partiti sono in grave difficoltà a causa delle formidabili mutazioni in atto all’inizio di questo terzo millennio, ma lo sono anche per uno squilibrato eccesso della cosiddetta politica del realismo (realpolitik) che spesso, magari proclamando a parole di perseguire il bene possibile, nasconde forme gravi di egoismo personale, di lobbies e di nazioni”. Molte mosse dei politici nostrani corrispondono infatti alle influenze di potentati ideologici stranieri, annidati specialmente nella UE.
Una soluzione sarebbero politici cattolici che facessero il loro mestiere con competenza ed orgoglio missionario nel testimoniare la propria Fede. Questo è l’auspicio dell’arcivescovo, che si traduce in un appello affinché lo svecchiamento dei partiti non sia solo anagrafico o di facciata, ma tocchi concretamente la sostanza dell’operare, in nome di una restaurazione dei valori autentici del vivere civile. “I cristiani e gli uomini delle religioni devono promuovere con decisione, anche pagando di persona, figure e forme politiche nuove. A garanzia di un rinnovato, necessario stile politico non basta il pur utile venire in primo piano di generazioni più giovani. È richiesta tensione all’ideale del bene comune che non è utopia, ma richiede di subordinare sempre gli interessi legittimi delle persone, dei corpi sociali e dei partiti al bene della famiglia universale”. Perora in particolare, fin dalla sera del 31 dicembre, la causa della famiglia: “Io reputo che la famiglia nel senso classico della parola, cioè fondata su un rapporto stabile, aperto alla vita, tra un uomo ed una donna, ha bisogno di essere sostenuta e difesa. Basta pensare al tragico gelo demografico”.
Sono parole forti, che all’inizio dell’anno hanno proprio l’obbiettivo di scuotere e di indurre ad una riflessione seria sul modo di stare in politica, nella regione e nella nazione. Il dovere della testimonianza spetta specialmente ai cristiani, i quali devono riscoprire tutta la novità di cui sono portatori, partendo dal fatto dirompente che Dio si è fatto uomo, ha sofferto ed è risorto proprio per restituire all’uomo la pienezza della vita.