Con un po’ di anticipo rispetto all’anniversario anagrafico (22 febbraio), il card. Angelo Scola celebra in Duomo la Messa in memoria del servo di Dio mons. Luigi Giussani (1922-2005). Per l’arcivescovo è sempre un tuffo negli affetti e quest’anno intende farlo coincidere con la festa della Madonna di Lourdes, rendendo così omaggio anche all’intensa pietà mariana del “Giuss”. Nel presbiterio del Duomo siede don Julian Carron, attuale responsabile della fraternità di Comunione e Liberazione, assieme a buona parte del consiglio episcopale milanese.
Quando varcò per la prima volta la soglia del liceo Berchet, nel lontano 1954, don Giussani non poteva certo immaginare la vastità dell’avventura educativa che stava per cominciare. “La potenza del carisma del servo di Dio mons. Luigi Giussani si vede molto di più adesso di quando cominciò sessant’anni fa.L’inizio fu una premonizione di ciò che avrebbe avuto bisogno la Santa Chiesa, nelle sue mille forme di doni carismatici ed istituzionali, in questo tempo presente di passaggio travagliato al nuovo millennio. La passione educativa: come si può rispondere all’ansia affascinata e confusa dell’’uomo post-moderno se non educando uomini e donne fin dalla più tenera infanzia, ad accogliere il Mistero che ci abbraccia”. L’uomo contemporaneo ha smarrito “i fondamentali del vivere, che sia l’amore, cosa sia la differenza sessuale, cosa voglia dire procreare ed educare, perché si debba lavorare, perché una società plurale possa essere più ricca, come poterci incontrare reciprocamente per cominciare una comunione effettiva in tutte le comunità cristiane e nella società civile”. Egli “cerca anche quando si ribella a Dio, cerca anche quando non ama gli uomini di Chiesa”.
E’ un inno alla pluriformità nell’unità. Ancora una volta i movimenti sono presentati non come fattore di disunione, ma come linfa di rinnovamento della pastorale. I carismi nell’arcidiocesi di Milano esistono “a beneficio della comunità ambrosiana” e convivono con quanto di buono ed utile viene dai percorsi più legati alle strutture tradizionali.
A poche settimane di distanza dall’omelia di Desio, nella quale difese con veemenza l’eredità di don Giussani, il card. Scola torna a criticare la denigrazione mediatica di CL. “Ringrazio don Julian ed in lui tutti voi per la vita di fede che, nonostante i limiti umani, cercate di condurre a beneficio della Chiesa ambrosiana, di tutta la Chiesa e di tutta la realtà umana e civile in cui siete capillarmente immersi”. Questa diffusione dei ciellini in ogni ambiente non è considerata un abuso, un fare lobby, ma una testimonianza cristianamente offerta a tutti. I sopracitati “limiti umani”, affidati comunque alla “misericordia di Dio”, potrebbero anche corrispondere a quanto sta venendo fuori nelle inchieste, ma non offuscano le luci, soprattutto quella di una presenza cattolica combattiva nella società civile nei suoi vari ambiti, in grado di coagulare attorno a sé anche chi non appartiene strettamente al movimento e di alimentare una vera cultura cattolica nel popolo.
Tramite l’esempio di CL, l’arcivescovo diffonde un modello di apostolato che vorrebbe esteso a tutte le realtà diocesane e sprona le comunità a superare steccati vetusti: è il tempo dell’unità d’azione per la nuova evangelizzazione della metropoli! Ostacolarsi a vicenda rallenta la marcia dei nuovi missionari ed offre al mondo una triste contro-testimonianza.
Michele Brambilla