Proprio la settimana dopo la commemorazione di don Luigi Giussani si riunisce nell’aula magna dell’Università Cattolica l’assemblea della più antica aggregazione laicale cattolica del territorio, l’Azione Cattolica Ambrosiana. Oltre 600 delegati sono chiamati a votare per il consiglio che formerà la terna dalla quale sarà tratto il nome del successore dell’attuale responsabile, Valentina Soncini, in carica da 6 anni. E’ presente in sala il rettore dell’ateneo, Franco Anelli, e l’assistente ecclesiastico uscente dell’ACA, mons. Giovanni Zappa, che lascia il posto a don Massimo Trizio.
Soncini, donna dai toni e dai modi sempre molto garbati, ha attraversato anni importantissimi, che hanno visto il cambio di arcivescovo, il VII Incontro mondiale delle famiglie (2012), l’Anno Costantiniano (2013) e la preparazione di EXPO 2015.
Il card. Angelo Scola avvia però il suo intervento richiamando addirittura la Gioventù Cattolica di Giovanni Acquaderni (1839-1922), approvata da Pio IX il 2 maggio 1868, ai tempi in cui bisognava difendere attivamente clero e templi dai Savoia, dalla Massoneria e dai fanatici anticlericali.
Acquaderni, nobile romagnolo laureatosi in filosofia nelle Marche ancora pontificie, accolse in quell’anno a Bologna Mario Fani (1845-69), animatore delle resistenza di Viterbo alle milizie garibaldine durante la sortita del 1867. I due “papalini” stesero il progetto di un’associazione giovanile cattolica avente come motto le parole preghiera, azione, sacrificio, tratte dal gesuita padre Luigi Pincelli (1822-85). Dall’attivismo della GU sorse il congresso cattolico di Venezia (1874), iniziatore dell’Opera dei Congressi, un comitato coordinatore delle iniziative cattoliche a livello nazionale. La GU sopravvisse allo scioglimento dell’Opera nel 1904 e nel 1915 prese l’attuale denominazione di Azione Cattolica Italiana. A Milano circoli cattolici giovanili sul modello bolognese erano presenti fin dal 1872, ma divennero qualcosa di organico nel 1906, sotto l’impulso del beato card. Andrea Carlo Ferrari (arcivescovo 1894-1921).
La grande intuizione del XIX secolo fu che la Chiesa ha bisogno nei tempi moderni dell’attiva collaborazione dei suoi laici. “L’Azione Cattolica viva in profondità il dono da cui è nata 150 anni fa per l’intuizione di due giovani che hanno compreso che la proposta cristiana è per tutti e che i laici non sono dei “clienti” della Chiesa, ma soggetti pieni di vita ecclesiale. Laici che, essendo immersi nella realtà del mondo, hanno il compito decisivo di comunicare la bellezza della fede in ogni aspetto dell’esistenza”. Cento anni dopo Acquaderni, cioè nel 1968, questa identità solida fu smarrita: l’arcivescovo condanna nuovamente quella rivoluzione ed il suo influsso nefasto sul mondo cattolico.
Il riferimento primo del militante dell’ACA deve essere la persona di Gesù Cristo: “Non si dà Azione Cattolica al di fuori di questo “in Cristo”, e questo perché non si dà esistenza cristiana ed ecclesiale che non sia in forza di questo radicamento nel Signore” . Da Cristo promana continuamente la Chiesa, corpo mistico, perpetuamente chiamata alla missione nel fluire della Storia. L’uomo sempre nuovo è quello rinnovato dai Sacramenti: “l’origine si vede dal frutto, infatti, la fecondità del dono di Sé che Cristo fa eucaristicamente alla Chiesa, in ogni istante della storia, è documentata dal fiorire dell’uomo nuovo che è il cristiano”.
Il card. Scola nota come la nuova evangelizzazione spinga ogni associazione cattolica a ritrovare l’essenziale del suo carisma e a rimetterlo in gioco nell’agone del mondo, “perché essa dice il nostro essenziale essere insieme e l’esserlo nella risposta al Signore che ci precede e ci chiama. Missione che è, nello stesso tempo, comunitaria e personale, perché viene assunta da ogni singolo fedele secondo la fisionomia propria dei rapporti, delle circostanze e delle situazioni che intessono la trama della sua esistenza”. E’ contento di una certa ripresa numerica dell’ACA, perché desidera giovani cattolici autentici, appassionati alla missione tra i coetanei. Il carisma proprio dell’ACA è la formazione di laici al servizio della comunità locale, aderendo docilmente alle direttive del Papa e dell’arcivescovo.
Additare le radici più antiche di un gruppo organizzato ha lo stesso scopo di quando nelle chiese si leggono gli Atti degli Apostoli. La Chiesa, leggendo le peripezie di Pietro e Paolo, Tommaso o Filippo non intende idealizzare il suo passato, ma immergersi nell’entusiasmo che promana dalla testimonianza limpida e coraggiosa degli Apostoli, appena illuminati dalla gioia irrefrenabile della Pasqua. Il card. Scola vuole che la sezione ambrosiana dell’ACI riscopra la carica interiore e la fermezza di un Acquaderni o di un Piergiorgio Frassati, e le semini nella Lombardia del XXI secolo con il medesimo spirito militante del XIX.
Michele Brambilla