L’arcidiocesi di Milano s’incammina verso un grande appuntamento, che l’attende l’8 maggio. In quella data l’arcivescovo card. Angelo Scola presiederà un solenne atto di culto sulla piazza del Duomo, “con la venerazione pubblica della reliquia del Santo Chiodo” della croce di Cristo, una delle reliquie più preziose presenti a Milano. La processione toccherà alcuni luoghi simbolo e culminerà in una sacra rappresentazione della Passione del Signore sul sagrato della cattedrale. “La professione della nostra fede per le vie della città vuole dire a tutti la nostra decisione di percorrere le vie dell’umano fino nelle periferie più lontane, per seminare la gioia del Vangelo nel campo che è il mondo” (Il campo è il mondo. Vie incontro all’umano, Centro Ambrosiano 2013, p. 67).
Alleanza Cattolica parteciperà all’evento in forma ufficiale. Il sito di Alleanza Cattolica di Milano ritma fin da ora l’attesa con una serie di articoli, che immergeranno i lettori nella spiritualità e nell’affascinante storia del Sacro Chiodo, custodito da 1700 anni nel nostro Duomo.
Il Santo Chiodo del Duomo di Milano
Valicando il portale maggiore della cattedrale di Milano, sono due le luci che colpiscono subito lo sguardo: il faro che illumina il Tabernacolo dell’altare maggiore, un’alta custodia eucaristica in bronzo donata da Papa Pio IV (al soglio 1559-66), ed una lucina rossa dalla posizione assai elevata. Brilla infatti sulla volta del catino absidale e presidia una grande croce in bronzo, fissata alla parete, che custodisce una delle reliquie più preziose presenti in Lombardia: il Santo Chiodo.
Stando agli storici del Tardo impero romano, S. Elena portò dalla Terra Santa numerose reliquie della Passione di Cristo. La maggior parte prese la via di Costantinopoli, la nuova capitale. I chiodi con i quali Gesù fu crocefisso vennero adattati a decorare il diadema regale, le briglie ed il morso del cavallo dell’imperatore Costantino il Grande, che regnò dal 312 al 337 ed emise il famoso editto sulla libertà di culto dei cristiani.
Morto Costantino, dei Santi chiodi si persero le tracce. Capitò, però, che un giorno S. Ambrogio (374-97), camminando per le strade di Milano, fosse attratto da uno strano scintillio. Un fabbro stava tentando di fondere un pezzo di metallo che resisteva tenacemente alla fiamma. Il vescovo riconobbe subito uno dei Chiodi dispersi e lo collocò con tutti gli onori nella basilica di S. Tecla, la cattedrale estiva.
Tuttavia, nei secoli successivi la reliquia del Santo Chiodo milanese fu poco evidenziata nel culto pubblico. Sopravisse a tutti i voraci saccheggi dell’Alto Medioevo e quando nel 1164 l’imperatore Federico Barbarossa rase al suolo Milano, il suo cancelliere si premurò di depredare unicamente le reliquie dei Magi, collocate in S. Eustorgio, che finirono a Colonia ad attendere la Gmg 2005. Il Santo Chiodo era di importanza paragonabile alla Sindone, ma tra i beni confiscati ai milanesi non ve ne è traccia.
Del resto, nel XII secolo era un altro Chiodo a contare, quello conservato a Monza, all’interno della corona ferrea con la quale gli imperatori germanici ricevevano l’investitura del Regno d’Italia. La presenza delle insegne reali nella sua diocesi consentì a Milano di giocare un ruolo importante tra le città imperiali, benché la capitale del regno fosse formalmente Pavia. Carlo Magno aveva annesso i domini longobardi, la cui capitale era appunto Pavia, tuttavia l’incoronazione del re spettava all’arcivescovo di Milano in S. Ambrogio, con la Corona di Monza.
Il Santo Chiodo conservato nella cattedrale milanese acquistò nuova fama nel XVI secolo, quando S. Carlo Borromeo (1565-84), devotissimo al Crocifisso, lo valorizzò nella pietà popolare e lo portò in processione per tutta Milano, allo scopo di impetrare la cessazione della peste del 1576. Da allora in poi il Santo Chiodo assunse agli occhi dei fedeli una forza taumaturgica e divenne la reliquia a cui affidarsi, come collettività, nei momenti tragici della Storia.
Il card. Federico Borromeo (1595-1631) imitò il santo cugino in occasione della pestilenza del 1630. Processioni simili, con vari tipi di reliquie, si videro alla vigilia dell’invasione napoleonica (1796). Un’altra processione particolarmente drammatica avvenne il 14 settembre 1938, in una Milano pavesata di svastiche perché vi si stava trattando l’alleanza tra Adolf Hitler e Benito Mussolini. L’arcivescovo beato Alfredo Ildefonso Schuster (1929-54) alzò la sua voce contro i venti di guerra fratricida imminente: “Siamo redenti nel medesimo Sangue, stretti in un patto d’amore e non d’acciaio”. Sarebbe tornato sull’argomento razzismo il 13 novembre, I domenica di Avvento ambrosiano.
In seguito, il Santo Chiodo è rimasto un segno identitario del Cattolicesimo milanese, principalmente legato al ricordo di S. Carlo Borromeo. Entrambi i più recenti anniversari borromaici (1984 e 2010) hanno permesso una peregrinatio della reliquia anche nelle zone pastorali e nei decanati.
Il culto del Santo Chiodo nel Duomo ha come appuntamento tradizionale il triduo dell’Esaltazione della S. Croce. Nei giorni che precedono il 14 settembre l’arcivescovo di Milano sale sulla Nivola, un marchingegno barocco che lo issa fino alla volta, dove preleva la reliquia, la incastona in una croce dorata e la conduce con sé nel presbiterio, presso il quale rimane esposta alla venerazione dei fedeli. Il 2 maggio 1739 fu concesso di prelevarla, in via straordinaria, a Maria Teresa d’Austria (1717-80), che l’anno seguente sarebbe diventata imperatrice.
L’ufficio ambrosiano dell’Esaltazione della S. Croce, riportato anche nel salterio più semplice, la Diurna laus (1981), può essere eseguito anche in forma votiva. L’inno dei Vesperi, il Vexilla Regis romano, nella seconda strofa fissa specificamente i Chiodi: “Straziato nelle carni, atrocemente inchiodato, si immola il Figlio di Dio, vittima pura del nostro riscatto”. Il cero che arde accanto al Santo Chiodo, essendo una fiamma perenne, rimane acceso anche quando il Venerdì Santo, proclamata la Passione secondo Matteo, gli altari del Duomo vengono spogliati e tutte le luci spente. Del resto, il Santo Chiodo è parte integrante del mistero celebrato.