L’arcidiocesi di Milano si unisce con entusiasmo al tripudio universale che in queste ore attraversa la Chiesa per la canonizzazione di due tra i più grandi Pontefici del Novecento: Giovanni XXIII (1881-1963. Papa 1958-63) e Giovanni Paolo II (1920-2005. Papa 1978-2005). Tantissimi ambrosiani sono scesi a Roma, in primis l’arcivescovo card. Angelo Scola, concelebrante della stupenda cerimonia assieme ad altre decine di vescovi provenienti da ogni continente. Alle 17.30 del pomeriggio di domenica 27 aprile, il vicario generale mons. Mario Delpini ha presieduto in Duomo una grande Messa di ringraziamento, offrendo un momento di giubilo diocesano anche a coloro che non sono potuti partire. Diversi quattordicenni milanesi hanno, inoltre, vissuto il tradizionale pellegrinaggio ad limina Petri nei giorni preparatori del grande evento, respirandone comunque l’aria frizzante.
La Lombardia è certamente orgogliosa soprattutto del Papa bergamasco, incarnazione della spiritualità borromaica. Angelo Giuseppe Roncalli nacque a Sotto il Monte, nel territorio della diocesi di Bergamo. Pochi, però, sanno che aveva un debole per il Rito ambrosiano. Egli, infatti, già da bambino compiva pellegrinaggi presso il santuario della Madonna del Bosco di Imbersago, ultimo comune dell’arcidiocesi di Milano prima dell’Adda, e lì amava ascoltare la Messa secondo la liturgia stabilizzata da uno dei suoi modelli sacerdotali, S. Carlo Borromeo. Il futuro Giovanni XXIII tornò ancora ad Imbersago nell’agosto del 1954 per l’incoronazione della Madonna: l’intervento del patriarca di Venezia si rivelò necessario, dal momento che il beato card. Schuster stava agonizzando a Venegono. Mons. Roncalli fece la spola da Bergamo a Milano particolarmente negli anni di composizione del suo capolavoro storiografico, ovvero i grandi volumi che documentano le visite apostoliche del Borromeo nella diocesi orobica. Da Papa, durante la prima sessione del Concilio Vaticano II (1962), pretese che l’allora arcivescovo di Milano, card. Giovanni Battista Montini, celebrasse un pontificale ambrosiano sull’altare centrale della Basilica Vaticana, al quale Giovanni XXIII assistette con visibile trasporto. Volle poi omaggiare nel testamento l’amore d’infanzia, la Madonna del Bosco, presso il cui santuario istituì un legato di Messa da 50 funzioni annuali in sua memoria.
Esistono, però, legami altrettanto profondi tra Milano e Giovanni Paolo II. Karol Wojtyla portava fin dal battistero il nome di Carlo Borromeo (di nuovo lui!). Giovanni Paolo II venne a Milano ben due volte nel giro di un anno (1983-84), per il congresso eucaristico nazionale e per l’anniversario della morte proprio di S. Carlo. La fotografia più intensa di quelle giornate vede il Papa, inginocchiato, toccare con la mano il vetro protettivo dell’urna del santo.
Ad entrare nella Storia è stata però la veglia coi giovani all’autodromo di Monza, il 21 maggio 1983. Davanti ad una folla oceanica, Giovanni Paolo II gridò: “A voi giovani di Monza, di Milano, della Lombardia, dell’Italia tutta, dico: voi siete la mia speranza, la speranza della Chiesa, la speranza della società! Nella forza della vostra fede giovanile voi sostenete la speranza di un mondo rinnovato in Cristo! Sono certo che il prossimo futuro dimostrerà che non avrete deluso le aspettative che vengono oggi riposte in voi! Coraggio! Il Papa è con voi! La Chiesa è con voi! Cristo è con voi!”. Fu un vero anticipo di Gmg, che nel 1984 non erano ancora state inventate!
I milanesi sono certi che, con questi precedenti, i due Santi in cielo avranno quattro occhi di riguardo nei confronti del capoluogo lombardo.
Michele Brambilla