La chiesa parrocchiale di Rancio, frazione di Lecco, indossa le sue vesti migliori nel caldo pomeriggio del 18 maggio, V domenica di Pasqua: 55 ragazzi delle medie hanno avuto l’onore di ricevere la Cresima direttamente dalle mani del card. Angelo Scola.
La comunità pastorale di cui Rancio fa parte è intitolata al beato Giovanni Mazzucconi ed al beato Luigi Monza, e già da questo si dovrebbe capire come si tratti di una terra con un numeroso e qualificato stuolo di protettori celesti. Don Luigi Monza (1898-1954), prete ambrosiano, è il fondatore di quelle Piccole Apostole della Carità che hanno una vicina casa di cura per bambini disabili. La parte del “leone” rimane però, senza dubbio, del beato Mazzucconi (1826-55), nativo proprio del borgo di Rancio. Egli, che non volle prendere le armi durante i moti antiaustriaci del 1848, divenne il protomartire del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) tra gli aborigeni dell’Oceania.
Il card. Scola puntualizza subito che la Cresima non è un atto burocratico che sancisce automaticamente l’appartenenza anagrafica ad un gruppo, ma “è Lui (Gesù) che ci accompagna, che ci insegna l’amore, nel riposo, nel lavoro, nella prova, nella malattia e nel dolore morale che viene dagli errori che compiamo. Gesù ci è vicino nel momento dell’educazione dei figli, nel quale occorre mostrare in concreto la direzione del cammino di vita. E ci è, ancora, vicino nella nostra dignità, come donne e uomini capaci di costruire buona società che riduca la forza del male”.
L’invito ad una testimonianza gioiosa del Cattolicesimo nella società contemporanea è rivolto sia ai ragazzi che ai genitori ed ai padrini: “Il Signore, che è morto per noi, innocente sulla croce, è risorto, è vivo in mezzo a noi e ci cammina accanto”, sempre ci consiglia con la voce dello Spirito Santo. La migliore testimonianza la si dà, però, quando si agisce non come singoli, ma all’interno di una comunità coesa. E’ lo stesso arcivescovo a suggerire la via dell’associazionismo cattolico e dei movimenti, letti in perfetta continuità con l’impegno oratoriano e parrocchiale, perché “senza il senso di una comunità orientato a Cristo il ragazzo, per quanto bravo, rischia e può perdersi”.
Bisogna che “circondiamo con il bene il male”. I Santi, “uomini veramente riusciti” sono stati grandi costruttori di comunità. Il card. Scola benedice nella vicina parrocchia di Chiuso il museo dedicato al beato Serafino Morazzone (1747-1822), per 49 anni parroco della piccola località lecchese. Mentre attorno il mondo mutava secondo i dettami della Rivoluzione francese, egli continuò ad alimentare nella sua parrocchia la civiltà di sempre e fu segno del permanere della presenza di Cristo in mezzo al suo popolo, tanto da affascinare convertiti del calibro di Alessandro Manzoni, che lo inserì nella trama del Fermo e Lucia, l’abbozzo dei Promessi sposi.
Michele Brambilla