Il card. Angelo Scola non incontra i giornalisti il 24 gennaio, giorno di S. Francesco di Sales, perché deve fare gli onori di casa alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, presso la quale riceve la laurea honoris causa il vescovo ortodosso di Pergamo (Turchia), Ioannis Zizioulas.
Il nostro arcivescovo sottolinea l’importanza del momento: un metropolita bizantino che riceve una laurea da teologici in comunione con Roma per aver sviluppato il nesso tra Eucaristia e comunione ecclesiale.
“Tra le diverse occasioni in cui ho avuto modo di incontrare Sua Eminenza, conservo memoria particolarmente grata della mattina di lavoro che ci vide impegnati all’Heythrop College di Londra, prestigiosa istituzione dei gesuiti britannici, l’11 dicembre del 2004, per riflettere sul primato petrino. Fu un momento pubblico di intenso dialogo, teso al riconoscimento della verità del Vangelo vivente nella Chiesa e senza sconti per quanto riguarda le affermazioni teologiche che entrambi consideravamo imprescindibili. In secondo luogo, mi preme sottolineare l’insistenza nei molti scritti di Sua Eminenza sulla radice eucaristica della Chiesa, che trova assonanze con quanto Benedetto XVI ha affermato in Sacramentum charitatis n. 14 a proposito della causalità eucaristica della Chiesa. Nell’Eucaristia si concentra il nesso inscindibile tra passato dell’evento storico della redenzione, presente della confessione ecclesiale di fede e futuro del compimento escatologico. Senza questo nesso intrinseco e senza riconoscere il peso oggettivo che l’escatologico possiede già nel presente della Chiesa, si rende più faticoso il cammino ecumenico”.
Il conferimento della laurea non si riduce quindi ad un banale riconoscimento accademico. Costituisce un ulteriore passo di avvicinamento tra ortodossi e cattolici, che parte da un confronto sul Sacramento più caro ai credenti di ogni latitudine.
Zizioulas indica nella mensa eucaristica il motore dell’unità tra i cristiani che vi riconoscono Cristo “allo spezzare del Pane”, come ricorda un’intercessione della liturgia ambrosiana delle Ore (Primi Vesperi della III domenica del Salterio). Al metropolita spetta una lectio magistralis, dalla quale il card. Scola sa trarre un ammonimento sulla persistenza del principio di autorità, contestato alla radice dalla Modernità rivoluzionaria.
“Il gesto che stiamo compiendo, e lo dico soprattutto pensando agli studenti, documenta chiaramente l’impossibilità di studiare teologia senza la presenza di maestri e, in derivazione da essi, di una “scuola”. Ogni scienza, ma la teologia in modo del tutto particolare e specifico, esige comunità di vita e di intenti tra maestri e discepoli. Conferire un Dottorato honoris causa diventa in tal modo una precisa indicazione di metodo per tutti noi”, perché palesa l’esistenza di qualcuno che i “gradi” se li è meritati sul campo ed ora ha il diritto di insegnare ad altri. Troppi teologi contemporanei si vantano di non aver avuto maestri!
Un altro elemento importante è sollevato da Zizioulas stesso: si tratta di quello che definisce “Ecumenismo Esistenziale”.
“Con ciò intendo lo sforzo di relazionare la ricerca dell’unita cristiana alle più profonde preoccupazioni esistenziali dell’essere umano, quali le questioni della vita, dell’amore, della liberta, ecc., che preoccupano ogni uomo in ogni tempo ed in ogni luogo. Questo tipo di ecumenismo, che abbiamo tentato di ignorare o bypassare in passato, sembra essere di cruciale importanza, soprattutto nel nostro tempo. Se guardiamo la situazione in cui i cristiani vivono oggi in luoghi quali il Medio Oriente, noi ci renderemo conto che tutte le differenze dogmatiche, ed altre che li hanno divisi per secoli, sono sostituite da problemi esistenziali fondamentali comuni a tutti loro in quanto esseri umani, quali la liberta e la dignità personale, o addirittura la vita e la morte. Coloro che perseguitano e uccidono i Cristiani in queste aree non chiedono loro a quale chiesa o confessione appartengono. Un ecumenismo del martirio sta avendo luogo lì”.
Milano si era confrontata con il dramma dei cristiani mediorientali già in autunno, ospitando mons. Louis R. Sako. Ora prosegue la sua denuncia tramite il vescovo di Pergamo.
Ancora più esplicito sull’argomento un incontro, il 28 gennaio sera, nella casa madre del PIME in via Mosè Bianchi. Durante la Giornata per la Memoria tutti si concentrano sui fatti dolorosi dell’Olocausto. Il convegno connette la Shoah con il suo precedente storico, il genocidio degli armeni, decretato nel 1915 da quella Turchia che ancora oggi ha un atteggiamento a dir poco diffidente nei confronti del Cristianesimo nelle sue varie espressioni. La memoria del passato viene così collegata al presente dell’ISIS e dell’integralismo islamico globale, sui quali il card. Scola ha invitato a riflettere i vescovi lombardi nell’assemblea di Caravaggio del 22 gennaio con ancora negli occhi gli orrori di Parigi, in suffragio delle cui vittime si è pregato in tutte le chiese ambrosiane la II domenica dopo l’Epifania.
Sono tutti segni, come constata l’arcivescovo il 29 gennaio a Seveso, di un “ecumenismo che diventa sempre più di base”
perché fa interagire le persone nella loro esistenza quotidiana, prima ancora che nei convegni, con un occhio di riguardo ai fratelli nella fede in difficoltà, accresciuto dal fatto che stanno crollando i diaframmi regionali a causa dell’immigrazione. I cristiani “di rito diverso” non sono più una curiosità esotica, ma il vicino di casa, spesso in fuga da realtà persecutorie che ci richiamano alla nostra personale coerenza di credenti.
Michele Brambilla